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Outer Banks Stagione 3: la nostra recensione in anteprima

“Pogues” contro “Kooks”, umili poveri contro ricchi superbi, questa metafora del mondo in cui viviamo ci viene raccontata attraverso la serie TV “Outer Banks”; questo teen drama diretto da Josh Pate, Jonas Pate e Shannon Burke ci mostra la convivenza in una sola isola di due tribù appartenenti a classi sociali diverse. Con due stagioni precedenti di alto livello e aspettative molto elevate, la terza stagione dello show televisivo è assolutamente da non perdere.

Nel cast tornano i veterani della serie TV, e non solo: Chase Stokes (John B), Madelyn Cline (Sarah Cameron), Madison Bailey (Kiara), Rudy Pankow (JJ), Jonathan Daviss (Pope), Austin North (Topper), Charles Esten (Ward Cameron), Caroline Arapoglou (Rose Cameron), Drew Starkey (Rafe), Carlacia Grant (Cleo); insieme alle varie new entry troviamo Charles Halford nei panni di Big John, padre di John B che tutti credevamo morto.

Outer Banks: la sinossi della terza stagione

Tra problemi di coppia, nuove relazioni e incontri inaspettati Outer Banks ci offre numerose avventure pericolose e scene d’azione mozzafiato. Dopo essere naufragati in un’isola deserta per più di un mese, i nostri amici Pogues riescono a salvarsi. Giunti in un’isola abitata, purtroppo la vita non sarà tutta rose e fiori per loro; tra chi viene rapito e chi quasi ucciso non si sa chi è il più sfortunato.

Le cose si mettono male velocemente per John B, Sarah, Kiara, Pope, JJ e Cleo quando si ritrovano ancora una volta coinvolti in una caccia al tesoro che vede protagonista il finora presunto disperso Big John, come già visto nel trailer rilasciato da Netflix tre settimane fa. Tornati alle “Outer Banks” le cose non saranno facili e dovranno lottare letteralmente per la propria vita.

 

Outer Banks: un’isola e due tribù

Da sempre esistono i Kooks e i Pogues, anche nel nostro mondo. Da una parte vediamo i ricchi che pagano per mangiare nei ristoranti altolocati e dall’altra parte i più poveri che lavorano in quei ristoranti. Nonostante la differenza sociale sia leggermente forzata in Outer Banks, questo dislivello lo possiamo considerare una metafora della situazione in cui molti Paesi vivono. La serie TV dimostra come deve essere la convivenza tra persone appartenenti a un élite proprietaria di terreni e club, e persone che in questi terreni e club ci lavorano. Protagonisti dell’intero show televisivo sono i Pogues e le loro vicende.

Al centro della trama anche per questa nuova stagione di “Outer Banks” è la frase “Pogues for Life”, con l’acronimo P4L. Ripetute diverse volte nel corso dei vari episodi, queste tre lettere aiutano i protagonisti a uscire fuori da situazioni più che spiacevoli; attraverso messaggi in codice e scritte sui muri questo motto farà compagnia ai nostri amici per tutta la durata della stagione.

Purtroppo per alcuni le vicende ai limiti della legalità hanno instillato vari dubbi. “Kooks o Pogues?” Questo è il dilemma che tormenterà Sarah Cameron per gran parte dei nuovi episodi. L’adolescente appartenente alla parte ricca dell’isola è, attraverso le precedenti stagioni, diventata una Pogues in piena regola. Questo stesso problema pesa gravemente sul rapporto tra JJ e Kiara. Dopo John B e Sarah anche loro due sono una coppia molto complicata a causa della loro differenza sociale. A gravare sul tutto troviamo la famiglia: JJ è odiato dai genitori della sua amica che fanno di tutto per allontanarlo il più possibile da loro figlia.

Padre e figlio: un incontro inaspettato

Nonostante tutti pensassero che Big John fosse morto, John B si rifiuta per tutta la serie di credere che suo padre non ci sia più. Come ormai abbiamo capito “Outer Banks” ci insegna che un miracolo non può accadere se non ci credi veramente. Beh è proprio così, già nei primi episodi vediamo che il padre disperso del nostro protagonista è in realtà vivo e vegeto.

 

 

Tale padre tale figlio, il carattere dei due è fin troppo simile. Big John si presenta come un padre tutt’altro che protettivo, anzi più spericolato dello stesso figlio. Il leggendario ricercatore d’oro coinvolge John B in un’avventura ardua alla ricerca della fonte dell’oro recuperato sulla Royal Merchant, ovvero “El Dorado”. Ecco da chi ne ha preso il coraggioso protagonista.

El Dorado: una ricerca che dura da 500 anni

“El Dorado è una ricerca che dura da 500 anni”, questa è una frase che Big John ripete molte volte nel corso della terza stagione di “Outer Banks”. Ma che cosa si intende con El Dorado? El Hombre Dorado (“L’uomo d’oro”) o El Rey Dorado (“Il re d’oro”), questo era il termine usato dagli spagnoli nel XVI secolo per descrivere un mitico capo tribù o re del popolo Muisca, un popolo indigeno della Colombia, che, come rito di iniziazione, si coprì di polvere d’oro e si immerse nella laguna di Guatavita. Le leggende su El Dorado sono cambiate nel tempo, passando da un semplice uomo a un’intera città. Oggi è noto come un luogo leggendario in cui vi si troverebbero immense quantità di oro e pietre preziose. All’inizio del XIX secolo, l’esistenza della città purtroppo era ormai liquidata come un mito.

Una CGI discutibile, un’ottima recitazione e un’incredibile regia

Per quanto sia una serie TV molto naturale senza troppi effetti scenici incredibili, “Outer Banks” presenta una Computer Grafica piuttosto scadente. Nonostante superi qualitativamente quella di molti altri show televisivi, la CGI in questo caso manca di quel qualcosa che ti fa rimanere incantato dallo schermo; troppo “semplice” e banale, non riesce mai a convincere del tutto.

 

 

Per quanto riguarda la recitazione, “Outer Banks” si è superata anche in questa terza stagione. Sia i protagonisti che le comparse riescono a entrare nei panni dei rispettivi personaggi nel miglior modo possibile; riescono a coinvolgere al meglio lo spettatore, emozionando anche i più “duri”.

La serie TV gode anche di una regia che dirige accuratamente ogni dettaglio. Con 10 puntate di circa 50 minuti, tranne quella finale che presenta una durata di 1 ora e 19 minuti, i registi riescono a sfruttare al meglio ogni singolo secondo. La regia è riuscita inoltre a ottenere un perfetto equilibrio tra momenti di quiete e amore, e attimi di pura azione e litigi; lo spettatore si trova così davanti a un lavoro registico qualitativamente elevato.

Considerazioni finali

In conclusione la terza stagione di “Outer Banks” è un prodotto assolutamente da non perdere. Le precedenti due stagioni hanno instillato nei fan delle aspettative che non sono state disattese. Nonostante qualche problema riguardante la Computer Grafica, un’ottima recitazione e un grande lavoro registico riescono a coinvolgere a pieno lo spettatore senza annoiare; tutto ciò aiutato da introduzioni non troppo longeve e pesanti come capita spesso in varie serie televisive.

Pro

  • Un’ottima recitazione e interpretazione da parte del cast;
  • Un’incredibile regia che coinvolge da subito lo spettatore;
  • Durata azzeccata per ogni episodio;
  • Perfetto alternarsi di avvenimenti.

Contro

  • Computer Grafica nel complesso migliorabile.

 

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Emanuel Branca

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