Dopo quasi 32 anni chiude la storica ong Memorial. La Corte Suprema della Russia ha deciso di sciogliere l’unica associazione per la difesa dei diritti umani presente nella nazione con l’accusa di ricevere finanziamenti dall’Occidente. L’Unione Europea, l’Onu e gran parte della comunità internazionale si sono schierati con Memorial. L’ong, intanto, tramite un comunicato ha annunciato l’intenzione di fare ricorso contro la decisione della Corte Suprema.
La decisione del giudice Alla Nazarova di sciogliere l’ong Memorial si basa sulla legge sugli “agenti stranieri”. Questa spiega che “tutte le organizzazioni che ricevono finanziamenti internazionali sono contrarie agli interessi della Russia”. Memorial, inoltre, è colpevole di non aver contrassegnato i suoi post sui social media con l’etichetta “agente straniero”. Ma le accuse non si fermano qua. Il pubblico ministero ha imputato all’ong di “creare una falsa immagine dell’Urss come stato terrorista” e di “denigrare la memoria della Seconda guerra mondiale”.
Il presidente della storica ong, Yan Rachinsky, ha deciso di fare ricorso in appello contro la decisione. Memorial venne fondata nel 1989 dal premio Nobel per la Pace Andrei Sakharov, con lo scopo di recuperare la memoria di milioni di persone innocenti giustiziate. L’organizzazione è stata la prima a portare alla luce gli abusi e le atrocità commesse in epoca sovietica. In seguito ha iniziato a occuparsi anche della difesa dei diritti civili in Russia.
In molti si sono schierati al fianco dell’associazione. Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale ha elogiato il lavoro dell’ong. “Memorial International è un’organizzazione per i diritti umani altamente rispettata che ha lavorato senza sosta per documentare le atrocità e la repressione politica a partire dall’era di Stalin. Chiudendo Memorial, le autorità russe hanno tradito la memoria di milioni di vittime dei gulag. La sentenza della Corte Suprema rappresenta un assalto ai diritti, alla libertà di espressione e di associazione“. Ancora una volta quindi i diritti umani passano in secondo piano di fronte agli interessi politici.
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di Davide Gerace
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