fbpx One Life, la recensione: una storia di umanità intrinsecamente attuale
Cinema & Serie TV

One Life, la recensione: una storia di umanità intrinsecamente attuale

di Alice Casati

Condividi con chi vuoi

Natale è senza dubbio tempo di festa e gioia, ma quest’anno ci ricorda che può essere anche un momento per riflettere e ricordare. Esce infatti proprio in periodo natalizio “One Life“, ultimo film di James Hawes con protagonista Anthony Hopkins, affiancato nel cast da Helena Bonham Carter, Jonathan Pryce, Lena Olin, Johnny Flynn e Samantha Spiro. La pellicola racconta la storia di Nicholas Winton, importante figura realmente esistita all’interno dello scenario della Seconda Guerra Mondiale, in quanto tra i fautori dell’operazione Kindertransport. Grazie a quest’ultima, migliaia di bambini ebrei furono salvati prima della Guerra, trasportandoli dai territori occupati dal Regno Unito.

Gli orrori della guerra dagli occhi degli innocenti

Nel 1938 il giovane Nicholas Winton (Anthony Hopkins) è un agente di borsa londinese. Recatosi a Praga a dicembre, Winton si trova davanti alla realtà dei rifugiati dall’Austria e dalla Germania, i quali vivono in condizioni estreme, senza cibo né acqua, al freddo ed esposti al rischio di un’occupazione nazista. Spinto soprattutto dalla vista di bambini anche molto piccoli sottoposti a tali condizioni di vita, Winton organizza senza esitazioni un piano di fuga. L’obiettivo è salvare più bambini possibile nei pochi mesi che li separano dall’inizio della guerra e dalla chiusura delle frontiere.

La storia è raccontata attraverso i ricordi di un più vecchio Nicholas, che, dopo cinquant’anni, si ritrova faccia a faccia con un tormentato passato da cui, del resto, non aveva mai distolto il pensiero. Nonostante tutto ciò che è riuscito a fare, Nicholas si logora al pensiero di quanto altro avrebbe potuto fare, e solo un incontro quasi impossibile sarà in grado di permettergli di perdonare sé stesso e di andare finalmente avanti.

La tematica di estrema attualità di “One Life”

La storia vera di Nicholas Winton, pur collocandosi nel contesto prebellico del 1938, risulta di estrema attualità ed importanza. Sebbene non più nel periodo del regime nazista, le guerre continuano ad essere una delle più grandi piaghe dell’umanità a livello globale. Il film non si limita a trattare in senso generico questo tema, già di per sé fondamentale, ma lo fa evidenziandone le conseguenze sui più innocenti, i bambini.

Sono coloro che più risentono degli effetti dei conflitti proprio in quanto esterni a qualsiasi causa, motivazione o ideologia. Emblematici degli orrori della guerra, rappresentano di fatto l’intera umanità, vittima di dolore e paura mascherate da false promesse e ideali di cui, nel concreto, nessuno giova. La tematica proposta dal film, dall’estremo spessore e dalla forte attualità, induce alla riflessione e riesce ad emozionare, portando inevitabilmente l’attenzione su quanto nocivi siano conflitti di questo tipo anche al giorno d’oggi.

 

one life

 

La dispersione dello spessore del tema

Nonostante l’importanza del tema affrontato, “One Life” presenta evidenti problemi di gestione del ritmo, con conseguenti ricadute sulla profondità degli argomenti trattati. In poco meno di due ore, il film propone una storia estremamente affrettata, con molti tagli temporali e scene in rapida successione. L’effetto di eccessiva superficialità e di smarrimento è inevitabile, oltretutto in una storia a cui la superficialità dovrebbe essere totalmente estranea. Lo spazio per la riflessione e l’emozione di cui sopra risulta così drasticamente ridotto, confinato a radi momenti di respiro principalmente quando è in scena Anthony Hopkins, dunque Nicholas da vecchio. Purtroppo la scelta della durata e della gestione del ritmo sacrifica lo spessore di cui il film e la storia trattata avrebbero necessitato, rendendolo fin troppo superficiale e sbrigativo.

Un’ottima prova da parte del cast

Il pilastro su cui si regge la narrazione di “One life” è senza dubbio la formidabile interpretazione di Anthony Hopkins, che ci offre un Nicholas Winton ormai anziano, stanco e segnato dalla storia che non è ancora riuscito a lasciarsi alle spalle. Il personaggio trasmette tutta la sofferenza interiore legata al suo passato, che continua a perseguitarlo con il rimpianto di quanto avrebbe potuto fare. Toccante e carica di emozione, la performance di Hopkins riesce a reggere il dramma e la profondità della pellicola interamente sulle sue spalle. Non mancano eccellenti interpretazioni da parte del resto del cast, in particolare Helena Bonham Carter, nel ruolo della madre del protagonista, e Johnny Flynn, nel ruolo di Nicholas da giovane. Entrambi riescono, anche grazie ad un’ottima scrittura, a mostrarsi in tutte le loro sfaccettature, dalla paura alla determinazione, rendendo giustizia alle loro controparti storiche.

 

One Life

 

Considerazioni finali

One life” si presenta come un dramma ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, che ne affronta tuttavia un aspetto nuovo, omaggiando un uomo il cui impegno per l’umanità è stato encomiabile. La tematica principale ha una valenza estremamente importante, ma viene penalizzata da un ritmo troppo rapido che lascia poco spazio alla riflessione e all’emozione. L’effetto è di eccessiva superficialità, oltre che di smarrimento, particolarmente grave per una storia di questo tipo. A compensare in parte questo aspetto del film troviamo la brillante interpretazione di Anthony Hopkins, che rende perfettamente il dramma interiore, il rimpianto e l’introspezione del personaggio. Il resto del cast, su tutti Helena Bonham Carter e Johnny Flynn, si dimostra altrettanto all’altezza della storia e dei personaggi trattati, componendo un dramma ma anche una storia di umanità, compassione, solidarietà e amore per il prossimo, da cui, soprattutto nel contesto attuale, sarebbe necessario trarre ispirazione.

Pro

  • Il tema principale della vicenda, di grande importanza ed attualità;
  • Il personaggio protagonista e la sua resa introspettiva, interpretato da Anthony Hopkins;
  • Le interpretazioni dei personaggi secondari, in particolare Helena Bonham Carter e Johnny Flynn.

Contro

  • La gestione del ritmo, eccessivamente affrettato e compresso nella durata di due ore;
  • La mancanza di spazio per le emozioni e la riflessione, se non in rari momenti con il protagonista.

 

 

Per rimanere sempre aggiornati con news e recensioni su film e serie tv, continuate a seguire Nasce, Cresce, Streamma!

Potrebbero interessarvi anche:

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi con chi vuoi