di Nicolò Bacchi
Per molte persone, quello di Oliwia Dabrowska non è che un nome come altri. Per Steven Spielberg, regista e premio Oscar, è quello della bambina che a soli tre anni divenne simbolo di uno dei suoi film più celebri, Schindler’s List. Oliwia ha infatti interpretato il famoso personaggio con il cappotto rosso della pellicola, simbolo di speranza e umanità. La piccola attrice, diventata ormai una donna, ha ora dismesso i panni della vittima, aiutando in prima linea i profughi provenienti dall’Ucraina.
Oliwia Dabrowska, dal cappotto rosso alla crisi ucraina
Mentre il mondo dello spettacolo manda aiuti e fondi per l’emergenza in Ucraina, Oliwia Dabrowska non ha perso tempo e si è subito messa a disposizione dei più deboli. La giovane attrice, a 32 anni, ha deciso di fornire aiuto ai profughi in arrivo dai territori invasi; dismesso il cappotto rosso che la rese celebre e indossato quello catarifrangente, ora si trova sul confine polacco insieme alla madre per partecipare allo sforzo umanitario.
Queste le parole che Oliwia Dabrowska affida ad uno dei suoi ultimi post su Instagram, risalente ormai al 13 marzo, accompagnate da una foto in cui la vediamo felice ma provata, con addosso un giubbino catarifrangente. Meno famoso di quel celebre cappotto rosso sicuramente, ma persino più carico di significati.
“Brutte notizie dell’ultima ora: oggi la Russia ha bombardato Yavoriv. Allora lasciate che vi racconti una storia…
Sono io, vicino al confine polacco/ucraino di Korczowa – qualche giorno fa, forse 3? Ero lì con la mia coraggiosa mamma, il posto alle mie spalle è il punto di accoglienza. Lì abbiamo trovato una famiglia ucraina (una madre con 2 bambini) che aveva bisogno di un trasporto in una città molto lontana, vicino al confine tedesco.
Fatto ‘divertente’: Korczowa è il punto di frontiera più vicino al Jaworów (Yavoriv). E oggi la Russia ha bombardato Yavoriv. A soli 20 chilometri dalla Polonia. Così vicino! Ho paura, ma questo mi motiva solo ad aiutare di più i rifugiati.
Cosa dire di questa famiglia? Beh, di solito trasportiamo profughi nella nostra zona, ma questa volta non potevamo semplicemente dire ‘no’. Volevano disperatamente raggiungere la loro sorella. Quei ragazzi… mio Dio, riesco a malapena a trattenere le lacrime.
Non posso raccontarvi tutto quello che ho visto lì, perché non riesco a trovare le parole giuste… Nessuno, che non l’abbia mai visto, può immaginare l’incubo negli occhi di quella gente.
Questo è il motivo per cui vi chiedo aiuto. Tutto l’aiuto che potete dare, ma sarò onesta (se sono scortese, mi dispiace) – l’aiuto più importante sono i soldi. Abbiamo bisogno di pagare il carburante, il cibo, le case per i rifugiati, i cosmetici, roba per i bambini, ecc. Ho appena iniziato la collaborazione con la fondazione polacca e tra pochi giorni vi dirò tutto ciò che dovete sapere su come supportare legalmente me e il mio gruppo di volontari dagli Stati Uniti o da altri paesi.
Siete con me?
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