di Giorgio Stanga
Gennaio è da molti considerato come un mese “complicato da affrontare“: ciò è dato soprattutto dalle giornate corte, con poca luce diurna, e le temperature rigide. Ecco che quindi, ogni terzo lunedì di gennaio, si parla di “Blue Monday” o “lunedì triste”, considerato il giorno più triste dell’anno. A conferma di questo troviamo anche il fatto per cui gennaio è anche il mese dove si torna a lavoro, o a scuola per i più piccoli, a seguito delle vacanze natalizie, e si è lontani dalle prossime vacanze.
Ma perché proprio il 15 gennaio?
A definire il terzo lunedì di gennaio come “giorno più triste dell’anno” fu, nel lontano 2005, fu il Dottor. Cliff Arnall. Come riportato anche da “Il Tempo“, l’uomo sarebbe giunto al giorno indicato attraverso una formula matematica, ideata quando era insegnante serale presso l’Università di Cardiff, in Galles. Non ha quindi una base scientifica, anche se continua a essere un punto di riferimento nel mondo.
Infatti, secondo un’analisi di ProntoPro (marketplace per servizi professionali in Italia) l’inizio dell’anno è un momento particolarmente sensibile per i consulti psicologici e a gennaio ci si dedica maggiormente al benessere mentale con un picco della domanda di psicologi nella settimana del Blue Monday. Nel gennaio 2023, per esempio, le richieste sono aumentate del 28% in concomitanza con questo periodo, rispetto al 17% della prima settimana e una media mensile del 20%. Andamenti molto simili sono avvenuti per gli anni precedenti: 2021, 2020 e 2019.
Perché proprio il colore blu?
Essendo il nome “Blue Monday“, ci si può chiedere come mai proprio il colore blu. Secondo diversi studi, il colore “blu” sarebbe il colore che più ispira tristezza.
Non solo, in alcune lingue, come inglese o francese, troviamo vere e proprie frasi, con oggetto il colore blu, il cui significato riporta alla tristezza. Per esempio, nell’idioma francese, si dice “avoir les blues“, che tradotto significa “sentirsi giù di morale”; oppure, nella lingua inglese, si dice “feel blue“, che tradotto letteralmente significa “sentirsi blu”, ossia “sentirsi tristi, giù di morale”.
Blue Monday (@Shutterstock)
Classificazione delle età: la Generazione Z è quella che si affida di più agli psicologi
Gli studiosi, per comprendere i numeri relativi alle richieste di psicologi, hanno diviso la popolazione in età. Da ciò emerge come il 44% della Generazione Z, ossia i giovani tra i 19 ed i 25 anni, ricerchino, o abbiano cercato, uno psicologo. Ciò, secondo gli studiosi, dimostra come sia una generazione che mostra un costante e crescente interesse per il benessere mentale.
Al secondo posto della classifica, troviamo la categoria dei Millenial, ossia quelle persone con un’età compresa tra i 26 e i 35 anni. Tra di essi, il 26% fa richiesta per uno psicologo.
A chiudere il podio troviamo la categoria che comprende tutte quelle persone con un’età tra i 36 e i 50 anni. La percentuale che si registra qui è del 14%.
Gli ultimi due posti, con rispettivamente punti percentuali di 8 e 7, sono coperti da persone nella fascia di età tra 10 e 18 anni (8 punti percentuali) e coloro che hanno più di 51 anni (7 punti percentuali).
Tutti i dati citati sono, ovviamente, riferiti al 2023. E quindi, secondo te, sono numeri destinati a variare in questo 2024? E soprattutto, consideri il 15 gennaio, o comunque il mese di gennaio in generale, un periodo triste? Faccelo sapere con un commento!
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