di Redazione NCI

Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico): le previsioni più recenti dicono che in Italia le pensioni saranno nelle mani dei cittadini solamente dopo i 70 anni. È tra le età più alte al mondo. A farci compagnia ci sono anche Paesi Bassi e l’Estonia, la Danimarca ci supera, anche se di poco, portando la soglia a 74 anni.

Coloro che hanno iniziato a lavorare da poco nel nostro paese vedranno la pensione molto tardi rispetto a qualche decennio fa. Ad oggi, rispetto agli altri paesi del mondo, è in Italia che gli assegni provvidenziali pesano di più nelle casse gestite dallo Stato. In media negli altri stati i cittadini che iniziano a lavorare in questo periodo riceveranno la pensione intorno ai 66 anni.

Ma attendere i 70 anni non è l’unica opzione

L’Ocse, nonostante queste ultime notizie, ha ricordato anche che lo stato italiano ha messo a disposizione dei cittadini ulteriori opzioni per accedere alle pensioni prima dell’età prestabilita per legge. Queste alternative porterebbero l’età di pensionamento a 61,8 anni.

Tra le opzioni che riguardano il pensionamento anticipato troviamo anche la Quota 100 e la Quota 102. Negli ultimi anni, tra il 2019 e il 2021, sono potuti andare in pensione dei cittadini 62enni che avevano già versato 38 anni di contributi lavorando, in anticipo quindi rispetto alla soglia fissata per legge. La Quota 102 dovrebbe essere estesa anche al 2022, spostando però l’età da 62 a 64 anni. Oltre all’Italia, solamente la Spagna permette di accedere al pensionamento anticipato nonostante non siano stati raggiunti i 40 anni di contributi.

L’Ocse ci ha anche riportato le analisi che riguardano i lavoratori e le lavoratrici autonomi. Pare che, secondo questi dati, le loro aliquote contributive sono inferiori di un terzo se confrontate con quelle dei dipendenti. Di conseguenza, le loro pensioni saranno inferiori di circa il 30% rispetto ai dipendenti nonostante possano avere lo stesso reddito.

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di Elena Barbieri

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