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Nuova Zelanda, tribù Maori condanna no-vax per utilizzo dell’Haka

di Redazione NCI

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Le manifestazioni no-vax imperversano in tutto il mondo, dando vita a proteste che spesso finiscono per sfociare nel paradossale. In Nuova Zelanda nelle manifestazioni no-vax si è scelto di utilizzare la danza tipica di origine Maori haka “Ka Mate”. La cosa ha scatenato prontamente l’ira della tribù Maori che ha chiesto di smettere di utilizzarla.

La haka “ka Mate”

L’haka Maori si presenta in molte forme, ma la “Ka Mate” è la più conosciuta, perché è eseguita dagli All Blacks, leggendaria squadra di rugby dei “kiwi” prima dei match da più di un secolo.  Il rituale di battere i piedi e far roteare gli occhi è saldamente radicato nella cultura neozelandese e si utilizza in occasione di eventi sociali significativi come matrimoni o funerali.

Nel 2014 è stata approvata una legge che riconosce la rilevanza culturale di tale danza. Poiché la provenienza è Maori, si è attribuita alle tribù Ngati Toa la custodia dell’haka; la legge però non prevede sanzioni per chi la utilizza impropriamente.

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Il veto posto dai maori

“Ngati Toa condanna l’uso della haka Ka Mate per promuovere messaggi contrari alla vaccinazione anti-Covid-19. Smettano immediatamente di usare il nostro taonga (tesoro culturale)”queste le parole della tribù maori, che rappresentano un’aperta condanna all’uso improprio della danza.

I Maori sono stati una delle comunità maggiormente colpite dall’epidemia in Nuova Zelanda ma nonostante ciò i tassi di vaccinazione tra questa etnia sono relativamente bassi: i dati del Ministero della Salute mostrano che il 77% dei Maori idonei (di età pari o superiore a 12 anni) ha ricevuto almeno una dose del vaccino e solo il 61% è completamente vaccinato mentre, a livello nazionale, il 90% della cittadinanza neozelandese ha ricevuto una dose e l’81% entrambe.

È quindi evidente come la preoccupazione della tribù sia quella che i no-vax possano convincere una parte della comunità ad abbracciare la loro teoria, spingendoli a pensare alla vaccinazione come ad una “colonizzazione moderna”.

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Di Denise Michela Pengue

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