Attualità

Nuova ricerca di Harvard: il sistema immunitario caricato su chip

Il mondo della medicina è in continua progressione e ha fatto passi da gigante per garantire lo sviluppo della scienza e il prolungamento della vita. In questo senso, una novità importante nel settore arriva da Harvard: un nuovo strumento per studiare l’attività del sistema immunitario con una precisione senza precedenti.

Il sistema immunitario in un chip

Banalmente, il sistema immunitario è stato ufficialmente caricato su un chip.

Un gruppo di ricerca di Harvard è riuscito a far crescere linfociti B e T umani all’interno di un supporto, un chip biologico, ottenendo un’organizzazione strutturale identica a quella dei follicoli linfatici del corpo umano. Il tutto in maniera spontanea da parte delle cellule.

Come spiega Quickmed, i follicoli linfatici sono degli aggregati di linfociti presenti negli organi linfonodi, fondamentali per la risposta immunitaria: in essi i linfociti B risiedono e maturano in cellule attive, sotto lo stimolo di altre cellule immunitarie (linfociti T compresi).

I ricercatori non hanno osservato alcuna proprietà, indagando separatamente i due tipi di linfociti; con l’impianto simultaneo dei linfociti B e T sullo stesso chip biologico (insieme ad altre cellule immunitarie) si osserva l’aggregazione spontanea con formazione di centri germinativi.

L’organizzazione spontanea non è l’unica caratteristica mostrata dai linfociti: le cellule hanno iniziato a produrre spontaneamente mediatori chimici legati alla crescita, alla maturazione e all’attivazione dei vari componenti del sistema immunitario, dando il via alla maturazione di linfociti B naive in plasmacellule attivate.

Sistema Immunitario (@Shutterstock)

Una scoperta casuale… ma rivoluzionaria

La scoperta è avvenuta in maniera casuale, poiché le ricerche erano avvenute per scopi differenti. Nonostante ciò, rappresenta una vera rivoluzione, che dà la possibilità di studiare in condizioni controllate ed affidabili la funzionalità del sistema immunitario umano. Quest’ultimo permetterà di sviluppare farmaci e vaccini con una velocità ed un’accuratezza non possibili in precedenza. Inoltre rappresenta l’occasione per espandere notevolmente le nostre conoscenze sull’attività del sistema umano.

di Denise Michela Pengue

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Denise Pengue

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