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Netflix: nuovo calo di abbonati nel secondo trimestre del 2022, ma…

di Gabriele Di Nuovo

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Netflix, nella sezione finanziaria del proprio sito, ha rilasciato i dati del secondo trimestre di questo 2022. Nonostante il calo di abbonati, l’azienda guarda comunque con fiducia al futuro e si lascia andare a dichiarazioni forti, inerenti il proprio status quo nel settore dello streaming…

Il calo di abbonati del secondo trimestre

Negli ultimi tre mesi, Netflix ha registrato un calo di “soli” 970 mila abbonati, nonostante le stime prevedessero un calo di circa 2 milioni di abbonati, complice anche l’aumento del prezzo dell’abbonamento negli USA. Ma pare che quest’ultimo elemento non abbia influito sui dati, perché l’azienda si è ritrovata con un aumento del valore delle proprie azioni e una crescita dei ricavi del 9%.

Il calo di abbonati viene attribuito all’inflazione e alla concorrenza spietata di Amazon e Disney. Ma a permettere di andare contro le stime degli esperti, è stato l’arrivo della nuova stagione di “Stranger Things” (trovate qui la nostra recensione), che ha permesso alla piattaforma di mantenere un solido numero di abbonati. Ma per coprire le perdite subite, Netflix ha dovuto fare dei tagli al personale e al budget…

Dei tagli necessari per affrontare il calo di abbonati

Date le stime di 2 milioni di abbonati in meno, Netflix si è mobilitata tagliando 70 milioni di dollari in personale, licenziando così all’incirca 500 dipendenti su 11 mila dislocati in tutto mondo; inoltre, le stesse stime hanno portato l’azienda a crollare in borsa. Nonostante questo però, Netflix si è mobilitata con un nuovo piano di abbonamento, che prevede l’introduzione di pubblicità.

Netflix e la pubblicità: un abbonamento per tutti

Grazie alla partnership con Microsoft, Netflix nel 2023 introdurrà un abbonamento più economico. Questo livello base dell’offerta della piattaforma offrirà tutti i contenuti disponibili, ma con la presenza di banner pubblicitari. Nella lettera agli shareholders, la piattaforma ha ribadito di voler adottare questa strategia per poter monetizzare anche grazie a tutti gli utenti che utilizzano un account condiviso. Il primo test svolto in America Latina ha offerto risultati soddisfacenti, confermati dalla stessa azienda con le seguenti parole:

“Questo esperimento ha offerto importanti segnali sulla nostra abilità di convertire i consumatori passivi in consumatori a pagamento”.

La versione di Netflix con pubblicità gestita da Microsoft, non arriverà inizialmente in tutto il mondo, ma solo nei Paesi in cui secondo l’azienda, è necessario adottare questa strategia. E con un calo inferiore rispetto al previsto e un futuro tutto da scrivere, Netflix è fiduciosa riguardo il suo terzo trimestre? La risposta è sì.

Un terzo trimestre in crescita e il futuro dello streaming

La piattaforma guarda con fiducia al prossimo trimestre. Grazie al finale della quarta stagione di “Stranger Things”, Netflix si aspetta una cauta crescita dei propri abbonati e questa volta, la piattaforma streaming spera di “sbagliare” le stime in positivo, fiduciosa di guadagnare ancor più abbonati. Infatti, nella lettera agli azionisti, Netflix ha dichiarato:

“Abbiamo costruito questa compagnia perché sia flessibile e si riesca adattare, questo sarà un grande test per noi e per la nostra cultura del lavoro basata sulla performance. Rimaniamo in una posizione di forza come leader nel settore dell’intrattenimento streaming in tutti i campi: ricavi, engagement, abbonati, profitti e cash flow. Siamo ottimisti sul futuro”.

Ad essere ancora più ottimista sul futuro e sulla fruizione dello streaming è il co-CEO di Netflix Reed Hastings. Durante lo streaming inerente i dati del secondo trimestre, Hastings ha spiegato come il loro modello di distribuzione rappresenti il futuro. Per quanto il binge watching possa infatti essere frenetico e abbia tolto il fascino dell’episodio settimanale (tattica adottata dalla concorrenza), i dati Nielsen danno ragione alla piattaforma.

Netflix (@Shutterstock)

Hastings ha mostrato come i dati delle loro serie siano superiori ai prodotti rilasciati settimanalmente. Per comprendere al meglio questo, basta pensare ai risultati ottenuti dalla già citata “Stranger Things” rispetto alle serie di Disney+ e “The Boys” su Prime Video. Questo ha portato il co-CEO a prevedere la fine della distribuzione televisiva lineare tra 5-10 anni; ma sarà davvero così? Lo scopriremo solo nei prossimi anni…

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