Una storia lunga 33 anni. Tanto è passato da quel 22 giugno del 1989, giorno che ha segnato e cambiato inevitabilmente il destino di due neonate, nate ad appena 11 minuti di distanza.
Come racconta “La Repubblica“, la storia è venuta a galla circa 10 anni fa. Le protagoniste della vicenda sono due donne di Canosa, nate il 22 giugno del 1989 nello stesso ospedale. Per un errore del personale della struttura e la mancanza di un braccialetto di riconoscimento, le due bambine vennero per scambiate e affidate alle madri sbagliate.
A Caterina venne data Lorena, ma in realtà era la madre biologica di un’altra neonata, Antonella. Ma il destino continuò ad essere avverso ad entrambe anche con il passare degli anni; sia Antonella che Lorena, hanno vissuto un’infanzia piuttosto difficile. Antonella venne abbandonata dalla “madre” da piccola, mentre il padre la maltrattò per diverso tempo, fino ad affidarla ad un orfanotrofio. Lorena invece, ha sempre avuto un rapporto difficile con i “genitori”.
La scoperta della verità è però avvenuta casualmente circa 10 anni fa. Su Facebook, notarono delle somiglianze osservando delle foto di donne senza legame di parentela e nel 2013 il test del DNA ha confermato tutti i sospetti: Antonella è quindi la vera figlia di Caterina, mentre Lorena è la figlia di Loreta.
Dall’incredibile e scioccante richiesta si è passato all’azione. Alcuni mesi dopo, le donne hanno presentato delle cause, con annessa richiesta di risarcimento milionario, ai Tribunali di Bari e Trani, rivolte alla Regione Puglia. La seconda richiesta è stata intentata da Antonella e dai suoi veri genitori contro la Regione e le ASL di Bari e Barletta.
Oggi, a distanza di 10 anni dalla scoperta dell’errore e a 33 dalla nascita delle bambine, il Tribunale civile di Trani ha dato la sentenza definitiva; l’unico colpevole della vicenda è la Regione Puglia, a cui faceva capo l’ospedale di Canosa. La Regione dovrà quindi risarcire Antonella con mezzo milione di euro (a fronte di una richiesta di tre milioni). La vera madre, Caterina, insieme a suo marito riceveranno 215mila euro a testa, e il fratello riceverà 81mila euro per “non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale”.
La Regione ha provato a giocare l’ultimo asso a sua disposizione, la prescrizione, spiegando come il danno dovrebbe essere calcolato a partire dal momento della nascita delle neonate. Ma tutto ciò si è rivelato inutile, dal momento che il Tribunale ha stabilito che il danno è partito da quando le due donne hanno scoperto la verità.
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