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NCS racconta: tutto su Audrey Hepburn

di Alice Casati

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Icona di stile, classe, grazia ed eleganza, caratterizzata da una bellezza e una naturalezza senza tempo, Audrey Hepburn è stata uno dei volti del cinema statunitense negli anni cinquanta e sessanta. Nata ad Ixelles, in Belgio, nel 1929, oggi la stella avrebbe compiuto 93 anni.

La difficile infanzia di Audrey Hepburn

Audrey Hepburn apparteneva ad una famiglia di origini nobili e, a causa del lavoro del padre, crebbe spostandosi frequentemente tra Belgio, Regno Unito e Paesi Bassi finché, nel 1935, i genitori divorziarono. Nel 1939 la madre portò così la famiglia ad Arnhem, in Olanda, dove sperava di trovare riparo dai nazisti. Nel 1940, però, i tedeschi invasero la città. Audrey qui studiò danza al Conservatorio per i successivi sei anni e, nel 1944, era già una professionista.

Spesso ballava per spettacoli che raccoglievano fondi per il movimento di opposizione al nazismo. In questo stesso anno, però, la situazione sotto l’occupazione nazista si fece critica e la malnutrizione e il freddo per l’assenza di riscaldamenti dilagarono tra la popolazione. L’anno seguente i Paesi Bassi furono liberati e, dopo tre anni ad Amsterdam, la Hepburn si trasferì a Londra. Qui proseguì gli studi di danza ma in seguito, a causa della sua altezza e della malnutrizione sofferta gli anni precedenti, decise di abbandonarla.

 

Audrey Hepburn (@Shutterstock)

Dalle stalle alle… stelle

Fu questo il momento in cui decise di tentare la carriera di attrice, esordendo con un documentario educativo sulla lingua olandese. Dopo aver partecipato ad alcuni musical, nel 1951 ottenne il primo ruolo in un film con “One Wild Oat“. Nello stesso anno partecipò a “Vacanze a Montecarlo“, per il quale iniziò ad essere apprezzata. Nel 1952, in “The Secret People“, interpretò un personaggio che le permise di sfoggiare la propria esperienza come ballerina.

Con il film “Vacanze romane” il suo grande talento fu riconosciuto e vinse un Oscar per la miglior attrice protagonista. Ne conseguirono numerose proposte lavorative, come per “Sabrina” di Billy Wilder, che a sua volta le valse una candidatura all’Oscar. Il film vinse inoltre l’Oscar per i migliori costumi grazie allo stilista a cui erano stati affidati, Hubert de Givenchy. Con lui l’attrice strinse una forte amicizia, che durò fino alla sua morte. Nel 1954 tornò a teatro con il dramma “Ondine“, grazie al quale vinse un Golden Globe ed un Tony Award. Già tra le più grandi attrici di Hollywood, l’anno dopo vinse l’Henrietta Award alla miglior attrice del cinema mondiale.

“Colazione da Tiffany”

Nel 1957 tornò a recitare e ballare nel film “Cenerentola a Parigi“, dove fu nuovamente vestita da Givenchy. Allo stesso anno risale “Arianna“, mentre in seguito prese parte a “La storia di una monaca“, con cui ottenne una candidatura all’Oscar, “Verdi dimore” e “Gli inesorabili“. Ebbe inoltre la possibilità di recitare in una pellicola di Hitchcock, che però rifiutò a causa del ruolo “troppo scabroso”. Ma è al 1961 che risale il suo trionfo, la pellicola che la rese l’icona che è oggi: “Colazione da Tiffany“. Per l’interpretazione ottenne un’altra candidatura all’Oscar e il personaggio di Holly Golightly rimase nella storia del cinema. In quegli anni recitò anche in “Quelle due“, “Sciarada“, “Insieme a Parigi” e “My Fair Lady“. Quest’ultimo, controverso ruolo sarebbe dovuto essere assegnato a Julie Andrews e la Hepburn tentò di rifiutarlo in favore della collega. In seguito lo accettò, dal momento che la sua alternativa sarebbe stata Elizabeth Taylor. Per il film ottenne una candidatura al Golden Globe e un David di Donatello.

L’allontanamento dalla cinepresa

Dopo “Come rubare un milione di dollari e vivere felici“, nel 1966, Audrey Hepburn modificò la propria immagine pubblica, spostandosi da pellicole leggere a generi più impegnativi. Alcuni esempi di questa scelta sono “Due per la strada” e “Gli occhi della notte“, entrambi del 1967, anno in cui stava divorziando dal marito Mel Ferrer. La difficoltà nel primo film fu il tema, consistente proprio nel divorzio, mentre nel secondo il produttore del film, ovvero lo stesso Ferrer. Dopo il divorzio, il lavoro della Hepburn si fece più rado, anche a causa del secondo matrimonio e della nascita del secondo figlio, in seguito ad una gravidanza complicata. Perse diverse proposte di lavoro a causa della sua richiesta di spostare le riprese in Italia, dove viveva, al fine di stare vicino alla propria famiglia.

Il ritiro e la morte

Nel 1976 recitò in “Robin e Marian“, mentre nel 1979 fu protagonista di “Linea di sangue“. Lo scarso successo delle due pellicole non ebbe nulla a che vedere con i ruoli del passato. Il film “…e tutti risero“, del 1981, fu l’ultimo ruolo importante della sua carriera cinematografica, ma fu “Always – Per sempre” di Steven Spielberg, nel 1988, a mettervi un punto. Negli ultimi mesi della sua vita presentò il programma televisivo “Gardens of the World with Audrey Hepburn“, che le valse un Emmy postumo. Morì nel 1993, in Svizzera, a causa di un cancro al colon.

Statua di Audrey Hepburn al Madame Tussaud (@Shutterstock)

Curiosità sulla vita di Audrey Hepburn

  • Nel 1988 fu nominata ambasciatrice UNICEF e trascorse gli ultimi anni della sua vita ad aiutare i bambini nei paesi poveri del mondo. Visitò paesi come l’Etiopia, la Turchia, il Sudan, il Bangladesh, il Vietnam e la Somalia.
  • È sempre stata un modello di eleganza, classe e portamento per milioni di ragazze. Oggi, con la diffusione dei social, è stata riscoperta dalle ultime generazioni.
  • Grazie ai suoi numerosi trasferimenti imparò a parlare fluentemente diverse lingue, come il francese, il tedesco, l’italiano, lo spagnolo e l’olandese.

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