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NCS consiglia: I sette samurai

di Gabriele Di Nuovo

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Ben ritrovati su NCS consiglia. Oggi vi parleremo di uno dei capolavori della storia del cinema. Stiamo parlando de “I sette samurai”, film del 1954 diretto dal leggendario Akira Kurosawa.

Vincitore del Leone d’Argento a Venezia nel 1954, “I sette samurai” montato, co-scritto e diretto da Akira Kurosawa, è una di quelle pellicole che hanno lasciato subito un segno nella storia del cinema. Non solo dal punto di vista tecnico, il film del cineasta giapponese è stato fonte di ispirazione per tante produzioni future. Infatti la struttura narrativa de “I sette samurai” è usata ancora oggi. In questo NCS consiglia, vi spiegheremo questo e non solo.

La trama de “I sette samurai”

Ambientato nel Giappone del XVI secolo, la pellicola racconta di un gruppo di contadini che cercano in modo disperato di difendere il loro villaggio da un gruppo di predoni affamati. L’anziano del villaggio propone ai contadini di cercare dei Ronin, cioè dei samurai senza padrone. Il problema più grande dei poveri abitanti del villaggio è il non avere la possibilità di pagare i possibili protettori. Ma nonostante questo, i contadini riescono a formare un insolita squadra composta “solo” da 7 samurai.

Come è molto evidente, la pellicola di Akira Kurosawa presenta una trama molto semplice. Ma da questa semplicità, il regista giapponese ha rappresentato un contesto storico reale (infatti la pellicola fa parte del genere jidai-geki, dramma storico), ha raccontato dei personaggi o eroi e infine ha dedicato spazio anche all’azione. Infatti “I sette samurai” è universalmente riconosciuto dagli amanti del genere action, come uno dei migliori titoli del genere. Ma nonostante questo, la genesi della pellicola e la sua distribuzione non ebbero vita facile.

Le origini e la produzione

La prima stesura della sceneggiatura raccontava di un singolo giorno nella vita di un samurai, ma questa idea venne accantonata subito da Kurosawa. Lo stesso regista indirizzò gli sceneggiatori Hashimoto e Oguni, a ideare un racconto con un “realismo storico”. Questo portò i due a fare delle ricerche e scoprire dei documenti provenienti dall’epoca Sengoku (dal 1467, per concludersi nel 1603) e di come i samurai senza padrone venissero reclutati dai contadini in cerca di protezione. E fu proprio questo ad intrigare il regista e a realizzare la pellicola così come la conosciamo.

La produzione non ebbe vita facile. Il carattere deciso di Kurosawa era noto a tutti e infatti questo non lo ha fermato in due situazioni importanti sul suo set. La prima riguarda lo scontro finale. Inizialmente prevista per l’estate, a causa di alcuni ritardi, le riprese di questa sequenza si tennero nel mese di febbraio con una temperatura bassissima. Successivamente Toshiro Mifune, membro del cast e attore feticcio del regista, dichiarò di non aver mai avuto così freddo in vita sua come quel giorno sul set de “I sette samurai”.

Infine il regista chiese alla produzione di non girare in uno studio e di costruire un villaggio del XVI secolo da zero nella penisola di Izu. Lo studio protestò davanti a questa richiesta per via della quantità esosa di denaro che avrebbe portato un’operazione del genere. Per motivare la sua scelta, il regista dichiarò questo alla produzione:

 

“La qualità del set influenza la qualità della recitazione degli attori”

 

Ed è proprio per questo motivo che il buon Kurosawa, ricostruì da zero un intero villaggio del Giappone feudale.

Le varie versioni

La travagliata lavorazione e l’aver sforato spesso il budget, portò molte volte “I sette samurai” vicino la cancellazione. Ma il primo sforamento avvenne dopo tre mesi di pre-produzione, comunque di gran lunga inferiore rispetto ai prodotti USA dell’epoca. Kurosawa girava e montava il giorno stesso per poter mostrare il suo lavoro alla produzione ed evitare tagli.

Ma nonostante questo a fine riprese, la Toho imporrà al regista di tagliare ben 1 ora di scene, per rendere fruibile la pellicola in occidente. Quando il film arrivò in Occidente e portò “I sette samurai” a vincere a Venezia, Akira Kurosawa senza mezzi termini dichiarò:

 

“… invece dei Sette Samurai, a Venezia, hanno visto i Tre samurai e mezzo”.

 

Bisogna aspettare gli anni ’80 perché l’Occidente si goda la versione senza tagli della pellicola. In Italia venne trasmessa su Rai 1 appositamente ridoppiata. Con i suoi 207 minuti di durata, “I sette samurai” è il film più lungo della carriera di Kurosawa (se si esclude la versione integrale de “L’idiota”). Il film venne distribuito più volte con un minutaggio differente, fino a quando la Criterion Collection realizzò una versione restaurata senza tagli della pellicola nel 2010.

Ma dopo aver parlato della lavorazione e dei vari imprevisti produttivi, passiamo a trattare gli elementi che rendono questo film un capostipite in vari ambiti.

Il primo team di eroi

Un primato detenuto da “I sette samurai” è il suo espediente narrativo. Infatti per la prima volta nella storia del cinema, viene utilizzato l’espediente del reclutamento di eroi per contrastare una determinata minaccia. Caratteristica utilizzata da altri titoli tempo dopo, come ad esempio “Quella sporca dozzina” e il remake della stessa pellicola di Kurosawa “I magnifici sette”.

 

i sette samurai

 

La cosa più interessante di questo stilema narrativo, è la presenza di più personaggi con dei tratti caratteriali differenti tra loro. Questo oltre ad offrire un lato psicologico interessante, grazie alle storie e ai caratteri dei protagonisti, mostra gli unici elementi in comune tra loro: l’eroismo e la lealtà. Nonostante il loro passato e il modo di essere, i samurai divenuti Ronin non hanno perso i loro valori. Si mostrano eroi e leali nei confronti dei contadini, nonostante questi potessero pagare solo con il cibo al posto del denaro.

Raccontare un periodo storico intrattenendo

Oltre a mostrare il valore dei samurai, Akira Kurosawa offre allo spettatore una pellicola di intrattenimento puro senza dimenticare il contesto storico. Questo aspetto è evidente non solo attraverso la caratterizzazione dei suoi eroi, ma anche dalle sue ambientazioni. Siamo in un Giappone martoriato dalla guerra tra gli shogunati e infatti proprio questo ha portato i samurai diventare Ronin e i briganti attaccare i poveri contadini.

Oltre ad utilizzare i vari personaggi per raccontare un periodo storico del Giappone, Kurosawa sfrutta anche i costumi e la ricostruzione storica del villaggio. Potrà aver creato problemi alla produzione, ma la presenza di un villaggio vero permette allo spettatore di immedesimarsi al meglio. Ma la ciliegina sulla torta è come il regista rende il tutto più appetibile allo spettatore.

 

i sette samurai

 

“I sette samurai” oltre ad essere un dramma storico, è anche un film action. Il secondo genere di riferimento rende la pellicola un titolo di intrattenimento. Nonostante le 3 ore di durata, il film riesce a raccontare un periodo storico sconosciuto a molti in Occidente e lo fa attraverso una storia di eroi. La regia di Kurosawa riesce a rendere al meglio ogni sequenza, che sia un dialogo o un combattimento con le katana. Ed è proprio quest’ultimo elemento che rende la pellicola uno degli action più amati dai fan e esperti del genere.

I sette samurai: adattamenti e remake

Il successo che ha portato la pellicola sull’olimpo del cinema, ha fatto si che il capolavoro di Kurosawa venisse omaggiato attraverso adattamenti in vari media e soprattutto remake. Il primo ad arrivare è “I magnifici sette” del 1960 di e con John Sturges. Il film del 1960 è letteralmente la versione ambientata nel vecchio e selvaggio West della pellicola di Kurosawa.

Secondo remake è “I magnifici sette nello spazio” del 1980. Questa versione sci-fi fa il verso sia alla pellicola di Sturges e ovviamente al film protagonista della nostra rubrica settimanale. Ovviamente questo adattamento si è rivelato un fallimento. Infine non possiamo citare il remake del 2016 diretto da Antoine Fuqua de I magnifici sette”. Nonostante un super cast con Denzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt, la pellicola si è rivelata un flop su tutti i fronti.

 

 

Adattamento interessante proviene dal Giappone. Nel 2004, per celebrare i 50 anni della pellicola, è stata realizzata una versione anime intitolata “Samurai 7”. Ad occuparsi della serie è lo studio Gonzo. La differenza principale con la pellicola di Kurosawa è la sua ambientazione. Infatti “Samurai 7” è ambientato in un medioevo futuristico fatto da mecha, castelli volanti e vari elementi futuristici.

 

Perché NCS vi consiglia “I sette samurai”

Consigliare “I sette samurai” è un obbligo. Una pellicola che riesce a combinare alla perfezione storia, azione e dramma grazie a una regia e una scrittura consapevole, rivoluzionare il cinema era un passaggio abbastanza scontato. Dai remake fino ad arrivare a essere fonte di ispirazione per vari registi, questa è una delle tante forze del capolavoro del regista giapponese.

L’idea di formare una squadra che si oppone ad una minaccia, è entrata anch’essa come il film nella storia del cinema. Questo espediente narrativo ha cambiato il modo di creare storie di intrattenimento (per esempio la struttura di “Avengers” del 2012 deve moltissimo a “I sette samurai”) e non solo. L’intrattenere con l’azione ha portato non solo a rendere la pellicola fruibile a tutti, ma anche un’influenza per il genere action. Se le 3 ore di durata vi spaventano, non preoccupatevi. Fatevi un favore e recuperate uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.

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