Disponibile sulle maggiori piattaforme videoludiche e creato da Sam Barlow, “Telling Lies” si dimostra un prodotto dalla duplice natura che rende estremamente labile il confine tra cinema e videogioco. Un thriller interattivo che mette in gioco attori in carne ed ossa, in una storia cruda e profonda che risulta accattivante tanto per gli appassionati del mondo videoludico che per i cinefili. Uscito ormai nel 2019 ma molto poco conosciuto, vi spieghiamo perché è un’opera assolutamente da recuperare.
Negli ultimi anni la crescita esponenziale del mondo videoludico, sia per livello tecnico che per qualità narrativa, ha avvicinato sempre più i videogiochi alle storie narrate in pellicola. Grazie all’evoluzione del comparto grafico è ormai possibile realizzare volti umani estremamente credibili, dinamiche fisiche pressoché reali nonché (parallelamente) narrazioni curate come vere e proprie sceneggiature. Allo stesso tempo un certo tipo di cinema sembra andare incontro alle meccaniche dei videogiochi, partendo dai cosiddetti “puzzle-game film” (che implementano narrazioni a bivio, spesso dal finale aperto) fino agli esperimenti interattivi sul modello di “Black Mirror: Bandersnatch“.
È in questo spazio che si colloca “Telling Lies“, un’opera ibrida che potremmo indifferentemente definire videogioco in live-action o film interattivo. Creato da Sam Barlow e sviluppato insieme a Furious Bee, è stato pubblicato nel 2019 da Annapurna Interactive per Microsoft Windows e iOS, per poi essere convertito per PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch nel 2020. Come il precedente “Her Story“, figlio dello stesso autore, “Telling Lies” si presenta come una storia composta da tanti frammenti audiovisivi: sarà il giocatore (o lo spettatore che dir si voglia) a dover riordinare i pezzi della trama fino alla risoluzione dell’intreccio. Un’indagine audiovisiva che richiederà all’utente tra le 4 e le 10 ore (per chi non vuole perdersi alcun dettaglio).
La storia di “Telling Lies” è degna di un thriller da Oscar. David Smith (Logan Marshall-Green) è un agente dell’FBI che nell’arco di due anni ha svolto una missione sotto copertura con l’obiettivo di infiltrarsi in una organizzazione pseudoterroristica. Collegati a lui si muovono tre personaggi femminili: la moglie Emma (Kerry Bishé), rimasta sola con una figlia; Ava (Alexandra Shipp), una ragazza che David sfrutta ai fini della missione; infine Maxine (Angela Sarafyan), misteriosa donna trovata su una videochat erotica. Ricostruire le relazioni tra questi personaggi e la storia che li lega sarà l’obiettivo del gioco, in una trama ricca di rivelazioni e sorprese ad ogni svolta narrativa.
La particolarità della narrazione sta proprio nella sua natura interattiva e frammentaria. Durante l’esperienza dell’opera, infatti, ci ritroveremo ad interagire con l’interfaccia desktop di un computer e del suo archivio, all’interno del quale sono presenti centinaia di piccoli video (per lo più registrazioni di videochiamate) che corrispondono ai pezzi del nostro puzzle. Immettendo una parola chiave nel motore di ricerca dell’archivio appariranno dunque i video nei cui dialoghi è presente quella parola, ordinati per data e ora in cui sono stati realizzati. Cliccandoci sopra, il video selezionato si aprirà nell’esatto momento in cui è stata pronunciata la parola cercata, con la possibilità di andare avanti o indietro nello scorrimento delle immagini. In questo modo l’utente si ritroverà a dover compiere un vero e proprio lavoro di indagine con l’obiettivo di scoprire le sorti dei quattro personaggi.
Di conseguenza, l’importante in un sistema informativo del genere non è tanto cosa succede, ma come ci si arriva. La scoperta di determinate informazioni dipenderà esclusivamente dalle parole che l’utente cerca, con relativa alterazione dei tempi. Una svolta narrativa, infatti, potrà sopraggiungere in modo inaspettato, oppure rivelarsi solo dopo aver scoperto le azioni che l’hanno portata. Se in quest’ultimo caso la progressione narrativa sarà più lineare, nel primo sarà necessario procedere a ritroso.
Al di là degli aspetti ludici e interattivi, “Telling Lies” è un’opera estremamente matura e con un messaggio profondo sul mondo, sull’amore, sull’odio e sulla stessa natura umana. I personaggi che compongono la storia appaiono tutti ben caratterizzati, portando l’utente ad empatizzare con ciascuno di loro. Ognuno è indagato nella sua intimità e cela buone motivazioni dietro alle proprie azioni. Eppure la storia di “Telling Lies” è la storia di buoni propositi che portano a cattive conseguenze. Lo sa bene il protagonista David, un uomo della legge che agisce in nome di ideali superiori. Un uomo comune portato all’estremo, così come i frammenti stessi che compongono la sua vita. E che finirà, nonostante i buoni propositi, per incarnare un ambiguo esempio di mascolinità tossica per le tre protagoniste femminili.
Allo stesso tempo “Telling Lies” è la storia delle menzogne che raccontiamo per costruire la nostra identità sociale. In un mondo in cui la virtualità in rete e l’esperienza reale si confondono, ognuno oggi crea dei propri Io fittizi. Identità e menzogne che presto o tardi si scontrano con amare conseguenze per noi e per le persone che amiamo. Un amore che appare oggi più che mai difficile da afferrare e da indirizzare, perso tra le facce di una verità che non ha più un senso univoco. Proprio come i volti del nostro agente sotto copertura.
“Telling Lies” è in definitiva un’opera straordinaria, capace di scardinare i confini tra film e videogioco. Passato in sordina alla sua uscita, dimostra di meritare sicuramente un pubblico ben più ampio, una seconda chance. Con una interfaccia pulita e intuitiva, si presenta come un’esperienza facilmente accessibile anche per i neofiti del mondo videoludico. Allo stesso tempo, grazie ad una scrittura profonda e delle prove attoriali di livello, non ha nulla da invidiare ai migliori prodotti cinematografici o seriali. L’unica pecca, a volerne trovare una, è forse la frammentaria dinamica di gioco. Richiede infatti un livello di attenzione e di pazienza elevato per districare tutti i fili della trama. Nonostante questo “Telling Lies” si dimostra un’opera assolutamente riuscita, un’esperienza narrativa unica e capace di regalare una storia matura, intensa e innovativa. Una piccola perla nascosta che vi consigliamo caldamente di raccogliere.
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