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“Napoleon”, la recensione: la caduta di un gigante

Dopo “The Last Duel”, Ridley Scott torna alla regia con “Napoleon”. Il dramma storico con protagonisti Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby che narra le vicende personali e politiche di Napoleone Bonaparte. Il regista sarà riuscito nell’intento? Scopriamolo insieme.

Cosa avrà fatto Ridley Scott con Napoleon?

Ricordate il 2021? L’anno in cui Ridley Scott diresse ben due film usciti l’uno a distanza di un mese dall’altro, “House of Gucci” e “The Last Duel”, due film diametralmente opposti che deliziarono e delusero il pubblico in un breve lasso di tempo. Questo perché attendere un film di Ridley Scott è come tirare una moneta, scommettere sulla possibile riuscita di un film, sperando che sia lo stesso regista di “Blade Runner”, “Alien”, “The Martian” a dirigere, e non quello di “A good year” e “Soldato Jane”. Questo era ciò che tutti speravano per “Napoleon”, un film che prometteva epicità e sfarzo ma che tradisce continuamente le aspettative.

 

 

“Ho trovato la corona di Francia nel fango e ora la pongo sulla mia testa”. Queste le parole di Napoleone nel fatidico momento della sua incoronazione. Una frase ed una voce che echeggiano in un enorme sala dove la sua figura irrompe e domina rispetto agli altri, incutendo timore, rispetto e, per alcuni, ammirazione. Questo e pochi altri momenti regalano al film un’intensa e rara epicità che svanisce quasi subito. Ebbene sì, perché “Napoleon” non rispetta le aspettative create dai trailer e dalle dichiarazioni. La pellicola narra l’intera carriera politica e militare dell’imperatore, dall’ascesa durante i primi tumulti della rivoluzione francese fino all’esilio sull’isola di Sant’Elena, non dimenticando di presentare la turbolenta relazione con la moglie, vero focus del film nonché suo più grande problema.

Un lato tecnico sfarzoso ed una scrittura grottesca

A livello meramente tecnico il film è straordinario, con un gran numero di comparse in scena. Regala quelle atmosfere tipiche del classico kolossal storico Hollywoodiano ad alto budget, con un’ottima fotografia e delle scenografie che tolgono il fiato. Il vero problema risiede nella scrittura. L’intento di Ridley Scott era probabilmente quello di dissacrare un’importante figura storica, esaltandone le abilità militari ma demolendo la persona di Napoleone, facendolo apparire come ridicolo e grottesco. Il grande condottiero, colpevole di eccidi e crimini indicibili a causa della sua megalomania, è rappresentato come infantile, buffo ed insicuro. Questi atteggiamenti sono ricollegati alla figura della moglie, nei confronti della quale l’imperatore è succube.

Un Napoleone (poco) convincente

La relazione di Napoleone con Giuseppina non è di certo conosciuta per essere idilliaca, tuttavia, la maniera in cui è raccontata è frettolosa e senza un vero rapporto causa effetto che regoli i sentimenti che l’uno prova per l’altra. La pellicola non ha scelte di dialogo particolarmente brillanti, poiché questa si concentra sulla relazione tra i due protagonisti, rilegando i momenti storici (quelli che dovevano essere fulcro del film) a mero intermezzo, specialmente nella prima parte. Nel momento in cui la figura del protagonista si distacca dalla sua controparte femminile, si può notare un miglioramento nella scrittura poiché, semplicemente, questa lascia spazio alle esperienze belliche dell’imperatore, anche queste raccontante in maniera eccessivamente frettolosa.

 

 

“Napoleon” è un film colossale e, come ogni gigante, il rumore della sua caduta è assordante. Il manierismo del film è un pregio dal punto di vista visivo, ma un’enorme difetto per la narrazione. La storia di decenni interi viene condensata in pochi secondi, solo per il gusto di inglobare un’incredibile sequela di fatti storici in un lasso di tempo limitato. L’opera avrebbe giovato dell’assenza di uno dei due lati della vita del protagonista, il Napoleone condottiero e quello amante sono due versioni del personaggio che non si sposano come dovrebbero, anzi l’una contraddice l’altra.

Le mancanze nella sceneggiatura si riversano sulle interpretazioni di un grande ma poco convincente cast.  Joaquin Phoenix è caricaturale e a Vanessa Kirby non viene dato il giusto respiro. In conclusione, “Napoleon” è un’enorme castello di carte, magnifico ma dalle fondamenta incredibilmente fragili. Un’opera che crolla rovinosamente ad ogni dialogo, ad ogni momento di umanità di un imperatore che gioca ad essere Dio.

Pro

  • Comparto tecnico di alto livello, con una regia notevole ed una fotografia molto ispirata;
  • Epicità delle battaglie nonostante le tante inesattezze storiche;
  • Seconda metà del film più convincente rispetto alla prima;

Contro

  • Interpretazioni non sempre convincenti;
  • Dialoghi a tratti ridicoli, che conferiscono al film una natura grottesca;
  • Cattiva gestione dei ritmi narrativi e troppi salti temporali;
  • Protagonista narrativamente poco incisivo;

E voi andrete a vedere “Napoleon”? Anche voi come Ridley Scott eravate presenti durante il cannoneggiamento delle piramidi ad opera di Napoleone? Sperando che questa recensione vi sia piaciuta, vi invitiamo a tener d’occhio Nasce, Cresce, Streamma per altre news sul mondo del cinema e non solo.

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Alessandro Marasco

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