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“Mufasa – Il Re Leone”: recensione della storia che ha forgiato il Re

Diretto dal premio Oscar Barry Jenkins (Moonlight), il film racconta la storia delle origini di Mufasa, uno dei personaggi più iconici dell’universo Disney, narrando il suo viaggio da cucciolo “randagio” fino ad arrivare a essere il celebre Re Leone.

Visivamente meraviglioso, “Mufasa” non si limita a espandere l’universo narrativo originale, ma va ad approfondire i temi di famiglia e destino che hanno reso “Il Re Leone” l’opera leggendaria con cui siamo cresciuti e che portiamo nel cuore con quel velo di nostalgia e affetto, provando a toccare il cuore di “vecchi” fan e nuove generazioni.

 

Il viaggio del futuro sovrano

La storia si apre con un Simba adulto che, dopo un annuncio alla “rupe dei Re”, affida sua figlia Kiara a Timon e Pumba. Tra gag e battute irriverenti, i due improvvisati baby-sitter provano a calmarla raccontandole un’impresa improbabile.

Fortunatamente, l’intervento di Rafiki riporta la serietà, dando inizio alla vera storia: quella di Mufasa. Rafiki ci trasporta nel passato con un intreccio di flashback e presente, narrando a Kiara il viaggio di suo nonno. Mufasa, nato in una terra desolata, cresce con il sogno di raggiungere Milele, un luogo mitico di speranza e vita.

La tragedia però lo segna presto: un’inondazione lo separa dalla famiglia e lo porta a incontrare Taka, giovane principe destinato a diventare re. Mufasa viene accolto con diffidenza dal re Obasi ma trova affetto in Eshe, madre di Taka.

I due crescono come fratelli, ma l’ombra della gelosia inizia a emergere: Mufasa, ammirato da tutti, oscura Taka, che lentamente matura invidia e rancore.

La situazione esplode quando i due ragazzi, con Sarabi, Zazu e Rafiki (incontrati sul loro cammino) affrontano un viaggio verso Milele, mentre i leoni “randagi” guidati dal feroce Kiros li inseguono. Qui, Taka cede alle proprie debolezze, tradendo il gruppo e segnando il proprio destino.

La battaglia finale contro Kiros è spettacolare, e Mufasa dimostra perché è il sovrano predestinato, mentre Taka, nel pentimento e nella sconfitta, diventa Scar, uno dei più iconici antagonisti Disney.

 

“Gli occhi non dimenticano ciò che il cuore ha visto”

Visivamente, Mufasa è un trionfo: ogni scena è curata nei minimi dettagli, con un realismo grafico impressionante che rende la savana viva e vibrante. La regia di Barry Jenkins è solida e attenta ai temi classici di famiglia, destino e redenzione, pur non aggiungendo moltissima originalità.

La scelta di alternare presente e passato funziona, soprattutto grazie al tocco leggero e comico di Timon e Pumba, che regalano momenti di pausa e ironia in un racconto altrimenti non troppo divertente.

Dove il film vacilla è nella colonna sonora: le nuove canzoni non riescono a eguagliare l’impatto emotivo delle musiche originali, mancando di memorabilità. Inoltre, la trama, seppur avvincente, risulta prevedibile e fin troppo carica di citazioni ai film precedenti, talvolta forzate.

“Mufasa – Il Re Leone” è un omaggio rispettoso all’universo del Re Leone, espandendone il mito con una storia avvincente e visivamente straordinaria.

Pur con qualche difetto nelle musiche e nella prevedibilità, il film riesce a emozionare, offrendo un viaggio che parla di crescita, sacrificio e del peso di essere “predestinati”.

 

Pro:

-Comparto visivo straordinario;

-Approfondimento del personaggio di Scar;

-Timon e Pumba perfetti nei loro momenti comici.

Contro:

-Colonna sonora sottotono;

-Trama prevedibile;

-Eccesso di citazioni.

Voto: 7,5/10

 

articolo di Flavio Santini

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