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Motion capture: la tecnologia di Avatar 2 al servizio della medicina?

Avatar 2” è un film che da più di un mese continua a far parlare di sé, avendo persino raggiunto il record di quarto incasso migliore della storia del cinema. Uno degli aspetti su cui il pubblico e la critica sono concordi concerne l’incredibile lato tecnico del film, sia dal punto di vista degli effetti visivi, che del motion capture. Proprio quest’ultima tecnologia, tuttavia, potrebbe trovare degli impieghi totalmente slegati dal mondo cinematografico o videoludico, rivelandosi utile per la diagnosi e cura di malattie genetiche. Vediamo i dettagli, riportati da Focus.

Cos’è il motion capture e su quali malattie può intervenire

Il motion capture è una tecnologia per cui degli attori vestono delle particolari tute, dotate di sensori situati in quei punti del corpo fondamentali per il movimento (gambe, spalle e così via). I sensori, quindi, uniti a delle fotocamere, catturano con estrema precisione i movimenti degli attori, trasferendoli sul software; in questo modo si conferisce un’estrema naturalità a personaggi videoludici o del cinema.

Sulla base di questa tecnologia, dei ricercatori della Imperial College e dell’University College London hanno condotto uno studio decennale per adattare il motion capture all’analisi di malattie genetiche che coinvolgono il movimento, quali ad esempio la distrofia di Duchenne e l’atassia di Freidreich. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista “Nature medicine“. Vediamo nel prossimo paragrafo in che modo questa tecnologia va a sostegno dei medici.

 

Ricercatori (@Shutterstock)

L’unione tra motion capture e intelligenza artificiale

Il primo passo è quello di rilevare la capacità di movimento dei pazienti mediante i sensori, affinché un sistema di intelligenza artificiale possa tracciare i peggioramenti dei sintomi nel corso del tempo. Il connubio motion capture e IA, quindi, permetterebbe di predire con largo anticipo l’evoluzione clinica di queste malattie, intervenendo così tempestivamente con i trattamenti medici; oltre a questo, si renderebbero più rapidi i test di nuove cure. Il lavoro dell’intelligenza artificiale, ad esempio, sarebbe in grado di rilevare persino delle variazioni di movimento così piccole (aiutando quindi per la diagnosi di malattie) tali da risultare impercettibili all’occhio del medico più esperto.

Dal punto di vista pratico, questa tecnologia ha permesso di predire il peggioramento sintomatologico dei pazienti che soffrono di atassia di Friedreich nel corso di 12 mesi; si tratta di un valore dimezzato rispetto al tempo richiesto dai medici più navigati. I ricercatori non escludono di poter impiegare questa tecnologia anche per altre malattie, quali Alzheimer e Parkinson.

Per approfondire la ricerca, qui si può leggere lo studio sui pazienti con atassia, qui su quelli con la distrofia di Duchenne.

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Lorenzo Peratoner

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