di Cristian Castellini
Fra la pesante assenza del campione del momento Johann Cruijff, polemiche sull’arbitraggio e controversie politiche, si tenne il Mondiale in Argentina del 1978. E proseguendo il nostro cammino verso la finale dei Mondiali in Qatar di quest’anno, NCC vi propone le vicende di una delle Coppe del Mondo più discusse di sempre; un intreccio di problemi personali, fatti politici ed episodi di campo che ha fatto la storia del calcio…
Mondiali 1978: il contesto e la situazione Argentina
Siamo nel 1978, stadio Monumental, Buenos Aires. Dopo una partita intensa, a tratti violenta, l’Argentina allenata dal rosarino César Luis Menotti riuscì ad avere la meglio sugli sfiniti e infuriati Paesi Bassi. Il popolo albiceleste ha infatti potuto vedere il suo capitano Daniel Alberto Passarella alzare la coppa più ambita nel panorama calcistico, in patria, a casa propria.
Ma nel mentre che la storia dello sport veniva scritta, centinaia di madri e nonne si trovavano in Plaza de Mayo, nella stessa città che ospitava la finale. Per festeggiare la prima e storica vittoria mondiale della Nazionale argentina? No, ma cercavano di capire dove fossero i loro figli e nipoti, spariti da mesi o anni per mano del Governo, retto dal generale Jorge Rafael Videla. Con un colpo di Stato, avvenuto nel 1976, Videla e altri generali argentini presero il potere, istituendo una dittatura militare, poi passata alla storia per la brutale repressione nei confronti dei dissidenti, che venivano internati e spesso torturati. Molti non tornarono a casa, e sono ricordati con il nome di desaparecidos…
Sport e politica su piani distinti
La situazione politica ha però inciso poco nello svolgimento del Mondiale. Pianificato nel 1964, ben prima dell’ascesa al potere dei militari, non è mai stato messo in discussione dalla FIFA neanche dopo gli avvenimenti politici nel Paese ospitante. In Occidente, e soprattutto in Italia, si sapeva poco o nulla, e l’informazione giornalistica ha tralasciato gli avvenimenti interni argentini per soffermarsi sul contenuto calcistico.
Johan Cruijff, un grande mistero
La cosa che suscitò più clamore fra gli appassionati di calcio fu senz’altro l’assenza dell’olandese Johan Cruijff ai Mondiali. Nonostante avesse 31 anni all’epoca, la sua partecipazione era quasi scontata; quando però il suo nome non comparve nella lista dei convocati, le voci a riguardo furono molte. Si pensava avesse rinunciato per protesta nei confronti del Governo argentino, oppure addirittura che fosse stato influenzato dalla moglie.
In realtà, come ha raccontato a Catalunya Radio nel 2008, la situazione era ben diversa [The Guardian]. Infatti, il campione decise di allontanarsi gradualmente dal calcio dopo un tentato sequestro verso la sua persona e la sua famiglia a Barcellona. Il tutto venne fortunatamente impedito, anche se comunque degli agenti di Polizia iniziarono a scortare Cruijff, la moglie e i figli, portando il campione olandese a ragionare sul ritiro dal calcio giocato. Anche il non sentirsi fisicamente al massimo, probabilmente, ha influenzato la sua scelta.
L’Italia ai Mondiali 1978
Il percorso dell’Italia ai Mondiali fu sicuramente tutt’altro che semplice. Ai gironi di qualificazione riuscì ad eliminare l’Inghilterra, in virtù della peggiore differenza reti dei britannici. Gli Azzurri, sorteggiati tra le teste di serie, al primo girone affrontarono i padroni di casa sudamericani, la Francia di Michel Platini e una tutt’altro che semplice Ungheria. Riuscirono sorprendentemente a passare con punteggio pieno, affondando le tre formazioni e passando alla seconda fase insieme all’Argentina.
Nel girone successivo incontrarono i campioni in carica della Germania Ovest, i Paesi Bassi e l’Austria. Qui non riuscirono a passare come primi, mancando l’accesso alla finale per il primo posto; uscirono infatti sconfitti contro gli Orange per 2-1 in rimonta, pareggiarono con i tedeschi e vinsero di misura contro gli austriaci, grazie a un gol di Paolo Rossi. Gli Azzurri conquistarono comunque il pass per la finale per il terzo posto, contro il Brasile. Qui riuscirono ad avere la meglio i brasiliani, che vinsero per 2-1 contro un’Italia partita in vantaggio.
Nonostante la scarsa tenuta fisica ai ritmi delle partite e la difficoltà nel gestire tiri dalla lunga distanza, gli italiani si dimostrarono in netta crescita rispetto alla debacle del 1974, dove vennero eliminati nella prima fase a gironi. Il nuovo tecnico Enzo Bearzot iniziò a porre le fondamenta per la costruzione di una nuova squadra, aggressiva e dinamica, che vincerà la successiva edizione della Coppa del Mondo nel 1982, in Spagna…
La finale: Paesi Bassi e Argentina per la gloria
La finale dei Mondiali del ’78 vedeva lo scontro tra due grandi squadre e tifoserie. Allo stadio Monumental di Buenos Aires l’aria era caldissima, nonostante il freddo tipico dell’inverno sudamericano in giugno. E quel giorno si sarebbe decretata la vittoria del primo Mondiale per l’una o per l’altra. L’Argentina, padrona di casa contro i Paesi Bassi, per la seconda volta consecutiva in finale. Da una parte gli uomini in albiceleste di Daniel Passarella e Mario Kempes, schierati con il tridente offensivo Ortiz-Luque-Bertoni; dall’altra gli Orange, privi di Cruijff ma con un’ottima rosa, tatticamente pronta per combattere seguendo i dogmi del calcio olandese, ovvero pressing alto e aggressività. Si fronteggiavano quindi il calcio totale e la garra argentina…
La partita iniziò secondo le aspettative: il ritmo di gioco delle due squadre era indemoniato. Dopo una partita “sporca” si arrivò poi al gol del momentaneo vantaggio albiceleste, al 38′ minuto del primo tempo, grazie all’assist di Leopoldo Jacinto Luque per Kempes, che spaccò la porta e la partita. Gli olandesi, da lì in poi, bramarono il gol che arrivò all’83′, grazie ad un colpo di testa magistrale da parte di “Dick” Nanninga. Il gelo calò tra le fila argentine, soprattutto dopo il palo colpito al 90′ dal fiammingo Rob Rensenbrick; la difesa sudamericana, spaventata dalla foga Orange, lo lasciò “passare” su un calcio di punizione battuto da Ruud Krol.
Il fato sembrava sorridere alla formazione di Cesar Luis Menotti, e così fu. Ai tempi supplementari il solito Kempes e Ricardo Bertoni risolsero la faccenda, portando la coppa all’oppresso popolo argentino. Un 3-1 inconfutabile? Non troppo. Gli olandesi lasciarono il campo su tutte le furie, rifiutando di assistere alla premiazione. Il tutto per via di un arbitraggio coordinato dall’italiano Sergio Gonella e considerato troppo permissivo verso gli argentini…
Si chiuse così uno dei Mondiali più discussi e chiacchierati di sempre, che da una parte contribuì a costruire una buona (e falsa) immagine del regime; dall’altra, forse, fu un momento di gioia per molti argentini soffocati dalla situazione politica, oltre che per altre persone nel mondo. Voi che ne pensate?
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