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Milinkovic-Savic e gli altri: il denaro vale più della passione?

di Gianluca Scognamiglio

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Il calciomercato estivo di quest’anno è stato segnato fin ora dalla prepotente entrata in scena del calcio arabo. Tantissimi calciatori hanno scelto di proseguire le proprie carriere lontano dai grandi palcoscenici europei, prediligendo la via del denaro saudita. Il caso di Milinkovic-Savic fa però scattare un campanello d’allarme: il serbo, negli anni migliori della sua carriera, preferisce i soldi al calcio europeo? Ecco cosa sta succedendo…

Milinkovic-Savic e non solo: una scelta discutibile

All’inizio sembrava la solita ondata di trasferimenti in un paese ricco, con giocatori che preferiscono finire la carriera sommersi dal denaro saudita, cinese o americano, piuttosto che continuare a competere ad alti livelli. L’emigrazione verso il campionato arabo però non pare intenzionata a limitarsi a quei calciatori ormai agli ultimi scampoli di calcio giocato o comunque destinati al ritiro da qui a poco tempo.

In realtà il trend intrapreso non lascia ben sperare. Il trasferimento di Brozovic dall’Inter all’Al-Nassr vedeva protagonista un calciatore di 30 anni, già finalista in un Mondiale e in Champions League e vincitore di diversi titoli con i nerazzurri. Il croato è stato il primo top del nostro campionato a scegliere l’Arabia, avendo però probabilmente già raggiunto il picco della sua carriera. Il passaggio di Milinkovic-Savic all’Al-Hilal coinvolge, invece, un calciatore nel momento migliore della sua carriera: a 28 anni il serbo avrebbe potuto disputare la Champions League per la seconda volta nella sua avventura alla Lazio.

Sergej Milinković-Savić (@Shutterstock)

Il suo desiderio (“mi ha pregato di andare in Arabia” ha detto Lotito) mostra ancora una volta come oggi nel mondo del calcio sia il denaro a comandare. Lo stesso discorso vale anche per il portoghese Ruben Neves, ex Wolverhampton e ora proprio all’Al-Hilal: 26 anni, protagonista in Premier League e in Nazionale, con una carriera ad alti livelli in Europa ancora possibile per diversi anni. Ancor più estremo se vogliamo il caso di Jota: 24enne ex Benfica e Celtic, potenzialmente protagonista del mercato europeo, destinato a giocare nell’Al-Ittihad di Benzema.

Il calcio come fonte di guadagno e non come passione

Il potere di spesa dei club arabi può essere un’ottima risorsa, anche per il calcio italiano. I 40 milioni di euro ottenuti dalla Lazio con la cessione di Milinkovic, infatti, non sarebbero arrivati da nessun’altra squadra, se non dall’Arabia Saudita. Il pericolo è che questi club però si trasformino sempre più in un pericolo per i club europei, soprattutto se, come stiamo vedendo, inizieranno a puntare non più soltanto su calciatori a fine carriera.

Quello che incide però in tutte le trattative è la volontà del calciatore. Se anche un fenomeno (perché di quello stiamo parlando) come Milinkovic-Savic a 28 anni preferisce 20 milioni netti a stagione alla Champions League, c’è poco da fare. Dovremmo forse rassegnarci all’idea di un calcio visto come una passione anche ad alti livelli. Il “football“, quello inventato dagli inglesi, non esiste più. I ragazzi oggi iniziano a giocare per arrivare in alto perché ciò comporta un enorme guadagno di denaro. Non c’è bisogno di diventare “bandiere” di un club per preferirlo al campionato dell’Arabia Saudita: basterebbe la passione per il gioco. Quella passione che noi, inguaribili romantici, continuiamo a cercare dove forse non c’è più…

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