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Milan campione d’Italia: ecco come è nata una squadra vincente

di Mattia Trincas

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Un organico ricco di professionisti

Prima di cominciare a parlare di quello che si è visto in campo, è doverosa una parentesi circa l’organico del club. Il direttore tecnico Paolo Maldini è il primo tassello che ha contribuito a costruire e tenere in piedi questa squadra. Grazie alle sue competenze, messe a disposizione con grande umiltà e onestà, non solo ha portato il Milan a vincere il primo trofeo dalla Supercoppa Italiana, conquistata nel 2016, ma ha anche riconsegnato un’immagine solida alla dirigenza rossonera.

È stato lui, insieme con Frederic Massara, direttore sportivo del club, ad aver costruito e seguito l’evoluzione della rosa a disposizione di Pioli. Il primo grande acquisto orchestrato dall’ex difensore è stato quello di Theo Hernandez, fondamentale dal 2019 ad oggi, per la crescita della squadra. Difatti, è proprio grazie alle qualità del francese che il Milan è riuscito a riconquistare la gloria che, con il tempo, era andata perduta.

Oltre all’ex Real Madrid, non sono da scordare gli arrivi di Rafael Leao, Zlatan Ibrahimovic, Simon Kjaer, Fikayo Tomori e, infine, Mike Maignan. Tutti, dal primo all’ultimo, fondamentali nella straordinaria corsa al titolo; chi con le prestazioni in campo, chi con il carisma del leader da fuori campo.

Fanno compagnia a Maldini e Massara il presidente Paolo Scaroni, il vicepresidente Franco Baresi e l’amministratore delegato Ivan Gazidis, che hanno contribuito anche loro alla costruzione del progetto solido che si è affermato negli ultimi anni. In maniera particolare, Scaroni ha contribuito a salvaguardare la visione di Pioli, dato che, come ha affermato lui stesso a Radio Anch’io Sport:

“Quella di ieri [22 maggio, ndr] è stata una giornata clamorosa, un’emozione incredibile che mi ha ripagato di tutta l’ansia che provo ogni domenica fin da 24 ore prima. Come uomo copertina [del traguardo] metto senza dubbio Pioli. Ricordo ancora il 5-0 di Bergamo, c’ero ed è stato un giorno amarissimo. Si immaginava l’esonero dell’allenatore, ma per fortuna abbiamo deciso il contrario ed è partito il periodo virtuoso che ci ha portato allo Scudetto e ad avere i conti sempre più a posto”.

Insomma, difficile immaginare come sarebbe andata se alla guida di questo Milan non ci fosse stato proprio Pioli

Un’idea di gioco chiara – Il mitico 4-2-3-1 di Pioli

Se c’è una cosa certa su cui il gioco di Pioli si è basato, quella è senza alcun dubbio il modulo. Il 4-2-3-1, simbolo del tecnico parmigiano, fa combaciare non solo un gioco ben definito, aggressivo e interessante, ma anche quello che si può definire l’avvio del “piolismo”. Uno stile rivoluzionario, che non si affida solo a certezze, ma punta anche ad “arrischiare la giocata”; si vedano Giroud inserito in un rarissimo modulo con due punte in campo, e Messias sballottato dal ruolo di ala a quello di trequartista, passando per quello di centrocampista.

Ma non solo: la scorsa stagione, aveva sperimentato parecchio con Leao, alla ricerca della sua posizione preferita. Alla fine, dopo 40 partite in tutte le competizioni e dopo ben cinque ruoli tentati, Pioli ha trovato quello che più si addiceva al portoghese: l’ala sinistra. Nel corso di questa stagione infatti, il 22enne si è reso più che protagonista di questa straordinaria cavalcata; sono 14 le reti segnate e 12 gli assist serviti in 42 presenze, ottenute in tutte le competizioni.

L’idea di calcio del tecnico ex Lazio, oltre ad essere rivoluzionaria, punta inoltre a non arrendersi mai, e a non lasciare mai morire la partita, anche se il punteggio è a favore. Per concludere, l’ultimo fattore che ha reso questa squadra così promettente è anche l’età media dei giocatori. Infatti, il Milan è diventato la squadra con l’età media più bassa a vincere uno Scudetto nell’era dei tre punti a vittoria; 26 anni e 93 giorni, tenendo conto dei soli giocatori impiegati nel corso della stagione.

 

Milan

Pioli (@Shutterstock)

Una squadra che nonostante tutto, ha avuto delle difficoltà

È innegabile che il Milan, nonostante la vittoria del campionato, abbia avuto dei problemi nel corso della stagione. Quello più grande, inizialmente, sembravano gli infortuni. Prima Ibrahimovic, poi Maignan, e infine Kjaer; tre tegole che, sebbene il portiere sia riuscito a tornare in campo rapidamente, hanno preoccupato parecchio i tifosi, anche per l’assenza di reali alternative.

Poi, è subentrata la sterilità dell’attacco: alla banda di Pioli manca un attaccante che possa regalare reti su reti e trascinare la squadra quando ce n’è più bisogno. Un po’ quello che ha fatto Ibra nelle stagioni 2019/20 e 2020/21. Adesso però anche lo svedese è avanti con l’età e non può più garantire alcuna certezza. Al suo posto, a trascinare la squadra nei momenti di più grande difficoltà, quest’anno ci ha pensato Giroud.

L’uomo delle reti pesanti, per davvero. Le reti alla Roma, al Napoli, alla Lazio e la straordinaria doppietta con l’Inter nel Derby di ritorno di Serie A, erano solo l’inizio di quello che il francese era destinato a fare. Con un’altra doppietta, ha infatti portato il Milan in paradiso contro il Sassuolo, sbloccando il match e mettendolo in cassaforte. Si tratta, comunque sia, di un giocatore che di avventure ne ha vissute tante, e ha vinto altrettanti trofei; l’esperienza, insomma, non gli manca. E la reputazione che con il tempo si è costruito, lo precede: Giroud è l’uomo delle grandi occasioni. Non segna tanto (anche se in questa stagione ha smentito questa peculiarità che gli veniva accostata), ma quando lo fa, nascono dei capolavori…

Infine, nonostante da metà ottobre a fine novembre Maignan fosse costretto a vedersela con un infortunio al polso, Pioli ha potuto ovviare a questo problema grazie non solo all’esperienza, anche se a volte un po’ beffarda di Tatarusanu, ma anche grazie alle sue tanto brillanti quanto azzardate intuizioni per comporre la difesa davanti al portiere rumeno…

Le reazioni a caldo del Milan

Per concludere questa analisi, riportiamo il discorso fatto alla squadra da Ibrahimovic, dopo il match vinto per 3-0 contro il Sassuolo, e ripreso dai canali social del club:

“Quando abbiamo iniziato il primo giorno, quando sono arrivato io, non tanti hanno creduto in noi. Quando abbiamo capito di fare sacrificio, soffrire, credere e lavorare… quando questo momento è entrato siamo diventati un gruppo. E così è possibile fare queste cose che abbiamo fatto. Oggi siamo campioni d’Italia, voglio ringraziare i giocatori e, parlando a nome di tutta la squadra, vogliamo ringraziare anche Paolo [Maldini], Ricky [Massara] e Ivan [Gazidis].

Non è stato facile, ma abbiamo lottato come un gruppo. All’inizio nessuno credeva in noi e con queste parole siamo diventati più forti. Sono molto orgoglioso di tutti voi. Ora, però, fatemi un favore: festeggiate come campioni perché Milano non è Milan, Italia è Milan”.

Parole forti e allo stesso tempo commoventi, che sottolineano ancora una volta quanto sia stata importante la presenza dell’ex PSG all’interno dello spogliatoio, se non in qualità di capocannoniere, nelle vesti di leader.

Anche i rivali dell’Inter si sono complimentati con i ragazzi di Pioli per la vittoria del campionato, attraverso questo tweet:

E non si è fatta attendere anche la risposta dei rossoneri, che sempre attraverso un tweet, hanno risposto così:

Adesso il Milan può godersi il meritato riposo e preparare la nuova stagione con calma. Certo è che bissare questo traguardo non sarà facile; i nerazzurri vogliono tornare a vincere, e per farlo si stanno guardando intorno per rafforzarsi, così come la Juventus. Insidioso anche il Napoli, che attualmente non ha ancora avviato ufficialmente la sua sessione di mercato estiva.

Da tenere d’occhio anche Lazio e Roma, che se dovessero riuscire a piazzare dei colpi importanti, potrebbero essere seriamente considerate come delle concorrenti per il titolo. La Serie A 2022/23 si preannuncia quindi piuttosto combattuta… Alla prossima stagione!

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