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“Megan”, dal cinema alle nostre case: vedremo mai delle tate robot?

di Emanuel Branca

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Megan, il film horror diretto da Gerard Johnstone con protagonista l’omonima bambola assassina ha debuttato lo scorso 4 gennaio 2023 nelle sale cinematografiche italiane. Il lungometraggio però ha sollevato svariati interrogativi piuttosto seri tra i fan e non; cerchiamo quindi di dare qualche risposta a riguardo questi dubbi tanto importanti quanto potenzialmente inquietanti…

Megan, “l’amica dei bambini”

Megan, la protagonista del film, è una bambola demoniaca con le stesse capacità di un essere umano come camminare, parlare e persino uccidere. Questo robot viene creato da Gemma, robotica ossessionata dal lavoro che improvvisamente deve iniziare a prendersi cura della nipote orfana Candy. La sua invenzione inoltre, diventa subito un successo nel campo dei giocattoli, al punto che addirittura viene soprannominata “Tesla della robotica“. In seguito, la bambola e la piccola creano un bel legame d’amicizia diventando inseparabili; fin qui è tutto rose e fiori, ma più il tempo passa e più Megan diventa intelligente…

La bambola Megan può diventare realtà? L’opinione degli esperti

Ormai gli horror che riportano bambole assassine come serial killer sono diversi, partendo da Chucky, la famosa bambola dell’omonimo film, fino ad arrivare appunto a Megan, l’attuale star del cinema. E una domanda che ormai è sempre più frequente è: “Queste bambole potranno diventare reali?“.

A darci una prima risposta è Kate Darling, tra le ricercatrici più esperte di etica di robot presso il MIT Media Lab, e che sostiene che Megan sia un qualcosa lontano decenni dalla nostra realtà. Le sue idee sono ben chiare:

“Non credo che avremo qualcosa che sia a quel livello di intelligenza artificiale sofisticata nel prossimo decennio o due. Le persone hanno aspettative completamente distorte su ciò che la robotica può fare in questo momento, grazie a film come questo” [The Guardian].

Sarebbe giusto affidare i propri figli ad una tata robot?

La ricercatrice ha esposto i suoi dubbi riguardo l’eventuale nascita di “tate robot”, affermando che le macchine debbano essere usate soltanto come supplemento e non come “unica risorsa”; difatti, nella crescita dei fanciulli è fondamentale l’aspetto emotivo, ed è proprio quest’ultimo che differenzia gli umani dalle macchine. Una seconda risposta ci viene data da Ronny Bogani, esperto di etica dell’intelligenza artificiale e avvocato per i diritti dei bambini, che afferma che i custodi robot cambierebbero la dinamica familiare; la principale causa sarebbe la mancanza di severità della macchina, che farebbe di tutto pur di accontentare il bambino, anche andare contro le decisioni genitoriali. Per questo Bogani chiede:

“Se un robot fornisce prove empiriche che dimostrano che le regole del genitore sono sbagliate, per quanto tempo deve succedere a un adulto prima che sia stanco di essere messo in imbarazzo da un tostapane?” [The Guardian].

 

Megan

Famiglia con figlio (@Shutterstock)

 

Quindi, vedremo mai una tata robot?

Le conclusioni fornite dagli esperti sono quindi piuttosto chiare, e pare che entrambi vedano il futuro della robotica con un occhio preoccupato. La ricercatrice del MIT esprime la sua idea riguardo l’estetica di un robot, affermando che non dovrebbero essere uguale agli umani in quanto noi stessi siamo un pessimo design di un prodotto; Bogani chiude infine ribadendo che l’obbiettivo della robotica attuale è di creare un villaggio digitale adeguato ai bambini per poter crescere divertendosi e con le giuste protezioni. A conti fatti e tenendo in considerazione questi punti di vista, molto probabilmente questa creazione potrebbe quindi non arrivare mai…

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