Maxi-recuperi ai Mondiali 2022: cause e obbiettivi dei minuti “supplementari”

Fra le tante novità portate da questa edizione dei Mondiali, abbiamo assistito all’insolita severità degli arbitri per quanto riguarda le perdite di tempo nelle partite. Fin dall’inizio della competizione, infatti, le gare terminano mediamente molto tempo dopo rispetto al novantesimo minuto, grazie a generosi recuperi assegnati dai direttori di gara. Vediamo insieme da cosa nasce l’esigenza di introdurre maxi-recuperi al termine dei match…

Maxi-recuperi e tempo effettivo

Chi per primo beneficia del recupero extra è sicuramente il pubblico. Secondo la filosofia intrapresa dal corpo arbitrale nell’edizione qatariota del Mondiale, gli spettatori pagano per godersi novanta minuti di gioco, e hanno diritto a vederli senza perdite di tempo. I maxi-recuperi sono quindi un passo volto all’introduzione del concetto di tempo effettivo nel calcio, ovvero limitare lo scorrere dei 90 minuti soltanto a quelli effettivamente giocati. Nonostante le varie sperimentazioni svolte, la fattibilità di quest’utopia è ancora oggetto di dibattito.

Anche il presidente della commissione arbitrale FIFA Pierluigi Collina si è espresso in maniera decisa a riguardo:

“Abbiamo già raccomandato ai nostri arbitri di essere più accurati nel calcolare i minuti da recuperare alla fine di ogni tempo, per compensare il tempo che si è perso per specifici tipi di avvenimenti” [Eurosport].

Ma cosa è escluso dal tempo effettivo? Semplicemente qualunque tipo di perdita di tempo, ad esempio esultanze, cambi, controlli VAR. Nel 2018, sulla piattaforma di analisi americana FiveThirtyEight è stato rilasciato uno studio che mira a calcolare i minuti persi in episodi e quello recuperato al termine dei tempi regolamentari. Il risultato ha fornito dati a dir poco stupefacenti, in quanto i minuti assegnati dopo il 45′ e il 90′ al Mondiale di Russia 2018 sono spesso largamente insufficienti per recuperare il tempo perduto. Ma come vengono “sprecati” maggiormente i secondi in campo?

 

Arbitro Bart Vertenten (@Shutterstock)

 

Cosa riduce il tempo effettivo?

Secondo lo studio, il tempo effettivo di gioco di una partita del Mondiale 2018 varia dai 44 minuti e 36 secondi di Marocco-Iran, ai 63 minuti e 2 secondi di Egitto-Uruguay; in ogni caso, molto meno rispetto ai 90 minuti previsti. Ma la piattaforma americana non si è limitata soltanto a calcolare i minuti effettivamente giocati, bensì ha cronometrato la durata delle pause causate da vari avvenimenti comuni nelle partite. Facendo la somma del tempo perso in tutti gli episodi di un certo tipo (ad esempio di tutti i calci di punizione), e calcolando la media fra i dati delle varie partite, FiveThirtyEight ha ottenuto una classifica di episodi che causano dispendio di minuti. Qui lasciamo una top 10 basata sui loro dati:

  1. Calci di punizione: 10 minuti e 29 secondi;
  2. Rimesse laterali: 7 minuti e 50 secondi;
  3. Rimesse dal fondo: 6 minuti e 03 secondi;
  4. Calci d’angolo: 4 minuti e 14 secondi;
  5. Infortuni: 4 minuti e 10 secondi;
  6. Cambi: 3 minuti e 3 secondi;
  7. Esultanze ai gol: 2 minuti e 55 secondi;
  8. Ammonizioni: 55 secondi;
  9. Proteste: 36 secondi;
  10. Calci di rigore: 33 secondi.

La quantità di tempo persa durante questi episodi è sicuramente considerevole, e questo studio avvalora quindi la teoria di chi vuole misure più stringenti per evitare partite di durata molto inferiore ai 90′.

I maxi-recuperi sono una soluzione?

Sicuramente aumentare i minuti di recupero può migliorare la situazione, ma stando allo studio citato prima, i maxi-recuperi non risolveranno mai del tutto l'”emorragia” di tempo perduto negli episodi. L’introduzione del tempo effettivo è infatti ostacolata dalla convinzione di molti, che porterebbe a stravolgere troppo i ritmi del calcio; d’altro canto, per altri si tratterebbe della soluzione perfetta al problema. Il dibattito però, è ancora aperto; voi che ne pensate?

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Cristian Castellini

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