di lorenzo.viberti
In seguito all’analisi di circa 450000 referti medici, sarebbe emersa una possibile correlazione tra il contrarre virus comuni e la probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative. Questo utilizzo di Big Data, ovvero incrociare molti dati, in questo caso referti medici, è una delle ultime frontiere dell’ingegneria biomedica. Grazie ai software per uso medico sarebbe infatti molto più semplice incrociare quadri clinici molto simili per prevedere condizioni mediche su base statistica, al fine di prevenire rischi o iniziare tempestivamente con le cure. Intuitivamente, sarebbe impossibile correlare altrimenti ambiti apparentemente scollegati.
Il parere degli esperti e la reale presenza del fenomeno
Al fine di non dare luogo ad allarmismi, è giusto specificare che per ora la correlazione non è sostenuta per ora da solide evidenze scientifiche; l’unica cosa che emerge dai dati è un’apparente maggiore presenza statistica di determinate infezioni virali in maniera direttamente proporzionale al presentarsi di determinate malattie neurodegenerative. Non è perciò chiara né se questa correlazione sia una semplice casualità (in realtà non molto probabile) né in che modo sia possibile che il virus abbia ripercussioni neurali.
Come riportato nell’articolo di Nature, si sono già ricercati collegamenti tra virus e problemi neurali tramite studi a livello del sistema nervoso; l’attenzione è finora stata rivolta a singoli virus in relazioni a singole malattie. In generale sembrerebbe che pur non trattandosi di una conseguenza diretta, contrarre alcuni virus aumenterebbe le probabilità di sviluppare alcune gravi malattie neurodegenerative.
Gli studi precedenti e gli ultimi aggiornamenti sulle malattie neurodegenerative
Il caso più evidente sembrerebbe essere il collegamento tra il virus di Epstein-Barr e la sclerosi multipla. Tuttavia dall’analisi dei nuovi dati, incrociando i parametri “presenza di malattia virale Y” e “sviluppo della malattia X”, unendo il database US per le malattie correlate all’Alzheimer del centro nazionale nel Maryland e la UK Biobank, sembrano particolarmente rilevanti i binomi tra 22 virus e certe malattie neurodegenerative. Ad esempio l’encefalite moltiplicherebbe di oltre 30 volte la possibilità di sviluppare il morbo di Alzheimer.
La riflessione finale riguarda la possibilità che non siano universali queste considerazioni. Sempre su Nature si riporta la dichiarazione di un’importante studioso che evidenzia come i dati provengano principalmente dall’etnia europea (si noti come sia rilevante il dato in quanto non tutti i virus hanno la stessa incidenza e conseguenze nelle varie etnie, dunque probabilmente esistono differenze anche nelle conseguenze), e di come non è detto che sia il virus il minimo comune denominatore che riporta all’insorgenza di problemi neuronali; potrebbe esistere altri parametri che indebolirebbero la base statistica, dunque al momento è presto per trarre tesi. L’unica cosa che appare ovvia è tentare di limitare la diffusione dei virus e curarli nel miglior modo. Questo per evitare la pur non elevata incidenza di effetti secondari gravi a lungo termine.
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