di Enrico Tiberio Romano
Con il Paese invaso in questi giorni da un’ondata di caldo senza precedenti da Nord a Sud, l’INPS introduce una misura a favore dei diritti dei lavoratori più soggetti alle complicazioni dovute alle elevate temperature. Non è difficile immaginare infatti come affrontare diverse ore di lavoro con un caldo torrido possa essere particolarmente faticoso, se non addirittura pericoloso, per alcuni soggetti.
Cassa integrazione con temperature di lavoro superiori a 35 gradi
Il caldo può dare diritto alla cassa integrazione ordinaria, secondo l’INPS infatti, “le temperature eccezionalmente elevate, e superiori a 35°, che impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore”, possono portare al trattamento di integrazione salariale. Questo è quanto previsto dal decalogo dell’INAIl sul lavoro ad alte temperature.
Importante precisazione inoltre riguarda le temperature percepite. Come spesso accade infatti queste sono di gran lunga superiori, a determinate condizioni, rispetto a quelle presenti sui bollettini metereologici. Ciò è dovuto alla differenza sostanziale della temperatura al suolo e di quella misurata a 2 metri d’altezza dove tipicamente viene considerata dal meteo. L’Ispettorato nazionale del lavoro, con la nota n.5056 del 13 luglio 2023, ricorda che “l’esposizione eccessiva allo stress termico comporta l’aumento del rischio infortunistico atteso che la prestazione lavorativa si espone a situazioni particolari di vulnerabilità”. E poi ricorda quali sono i lavori considerati più a rischio in caso di ondate di caldo.
Tra questi ci sono quelli che comportano “attività non occasionale all’aperto, nei settori più esposti al rischio”. Si parla ad esempio di edilizia civile e stradale (con particolare rilevanza per i cantieri e i siti industriali), comparto estrattivo, settore agricolo e della manutenzione del verde e comparto marittimo e balneare.
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