Come gettare benzina sul fuoco di una situazione mondiale tutt’altro che stabile. I comuni a maggioranza serba non accettano le nuove misure, a partire da oggi, sul divieto di documenti e targhe serbi in Kosovo. In seguito agli scontri il governo kosovaro ha fatto dietrofront, spostando l’entrata in vigore della legge al primo settembre. La situazione resta però molto tesa, con anche NATO e Russia sul piede di guerra proprio a causa delle schermaglie tra Serbia e Kosovo.
I serbi, come ribadito dal presidente Aleksandr Vucic, non avrebbero preso di buon occhio le misure varate dal parlamento di Pristina sul divieto di documenti d’identità e targhe serbi in Kosovo. Aumentano, dunque, le tensioni tra Serbia e Kosovo in seguito al provvedimento attuato da quest’ultimo, che lederebbe la libertà dei cittadini kosovari di etnia serba; la paura più grande è quella di uno scontro armato che potrebbe alimentare anche le tensioni tra Russia, Usa e Ue.
La popolazione serba del Kosovo ha quindi deciso di protestare sulle principali autostrade della regione, costruendo delle barricate e bloccando la strada principale che collega Pristina e Raska. La situazione è allarmante e ha visto la ritirata delle unità speciali della polizia del Kosovo che erano presenti per le strade, fino a quando, con la tensione alle stelle, il governo ha deciso di rinviare di un mese il divieto, posticipandolo al primo settembre.
La disputa sui documenti ha riacceso le vecchie tensioni tra Kosovo e Serbia, che non ha mai riconosciuto l’indipendenza del primo. Il Kosovo, infatti, autoproclamò la sua indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio del 2008 e quest’ultima dichiarò immediatamente di non riconoscerne l’autorità; indipendenza che fu accolta, invece, da numerosi Stati tra cui l’Italia. Al giorno d’oggi l’indipendenza del Kosovo è riconosciuta da circa la metà degli Stati membri dell’ONU, ovvero 98 Stati membri su 193. Non abbastanza perché l’organizzazione lo riconosca ufficialmente.
In ogni caso, la NATO si è detta pronta a intervenire nel caso in cui la situazione dovesse sfuggire di mano e la stabilità fosse messa a repentaglio. Quello che sicuramente contribuisce a gettare benzina sul fuoco è l’entrata in scena della Russia, che ha accusato Ue e Usa di aver fomentato gli animi. “Facciamo appello a Pristina, e agli Usa e alla Ue che la sostengono, perché mettano fine alle provocazioni e osservino i diritti dei Serbi del Kosovo” è l’appello lanciato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Quest’ultima ha infatti denunciato come discriminatorie le nuove regole imposte dal governo kosovaro.
Il Governo russo è da sempre vicino a quello serbo e la tensione crescente di certo non aiuta i rapporti già deteriorati dalla situazione in Ucraina. Specie se, in caso di escalation militare, la NATO dovesse intervenire nonostante gli avvertimenti russi.
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