di Filippo D'Agostino
Nato a West Allis, nella Contea di Milwaukee, nello Stato del Wisconsin, il 21 maggio 1960 Jeffrey Lionel Dahmer, conosciuto semplicemente come Jeffrey Dahmer, è stato un serial killer, necrofilo, cannibale e violentatore statunitense. Durante il corso degli anni uccise 17 persone. Riuscì a “guadagnarsi” diversi soprannomi come “Il cannibale di Milwaukee” o “Il mostro di Milwaukee“.
ATTENZIONE: PER QUANTO SI TRATTI DI UNA STORIA DI CRONACA REALMENTE ACCADUTA, L’ARTICOLO POTREBBERE ESSERE”SPOILER” SULLA SERIE TV IN USCITA, SE NON CONOSCETE LA STORIA ORIGINALE.
L’infanzia di Dahmer
Jeffrey nacque a West Allis il 21 maggio del 1960, dal chimico Lionel Herbert Dahmer (1936-) e, dalla probabile infermiera, Joyce Dahmer (1936-2000). Jeffrey fu il primogenito e la sua infanzia fu piuttosto travagliata. Dahmer, per i suoi primi quattro anni d’età, venne descritto come un bambino molto energico, ma tranquillo. Le cose iniziarono a cambiare con un intervento per rimuovere due ernie inguinali. Oltre a questo, l’infanzia per lui non fu delle migliori; a causa di diversi traslochi, continui litigi dei genitori, la mancanza di amici, l’assenza del padre per i suoi studi universitari e della madre a causa di una grave depressione, il giovane iniziò a sviluppare i suoi primi disturbi.
All’età di otto anni, Dahmer iniziò a collezionare resti di animali morti, che poi, successivamente, seppelliva in un bosco vicino casa sua. Secondo diverse voci, circa due anni dopo, Jeffrey venne, inconsciamente, istruito dal padre su come sbiancare e conservare i resti degli animali, come semplice curiosità scientifica. Da lì in poi, poco prima dell’inizio della sua adolescenza, la situazione iniziò a peggiorare. Passò dall’impalare il cadavere di un cane o provare fantasie sessuali nel vedere corpi deceduti.
L’adolescenza e gli studi di Dahmer
Durante la sua adolescenza Dahmer frequentò la scuola, probabilmente il periodo in cui la sua psiche si deteriorò definitivamente. Jeffrey iniziò a consumare ingenti quantità di alcolici e i genitori del ragazzo si separarono, con il padre che andò a vivere insieme alla sua nuova compagna. Sempre durante la sua adolescenza Dahmer scoprì di essere omosessuale.
Jeffrey non concluse gli studi universitari, mollandoli dopo soli tre mesi. Il padre, nel gennaio del 1979, decise di far arruolare il figlio presso l’esercito degli Stati Uniti d’America come medico curante in Germania. Dahmer servì la patria solo per poco più di due anni; nel marzo del 1981, a causa dei sopracitati problemi d’alcolismo, i suoi superiori decisero di congedarlo.
Le prime accuse
Già nella sua permanenza in Europa iniziarono a circolare le prime voci e sospetti per alcuni casi di omicidio, a cui però non fu mai collegato in maniera esaustiva. In Germania infatti non venne mai effettivamente accusato di nulla.
Dopo il ritorno negli Stati Uniti, per Dahmer iniziarono dei piccoli problemi legali. Durante il soggiorno in Ohio fu accusato di condotta disordinata e questo spinse il padre a mandare il figlio nel Wisconsin a casa della nonna. Dopo un periodo tranquillo, in cui trovò anche lavoro, le cose precipitarono di nuovo. La sua vita ritornò alla vecchie abitudini, utilizzando i soldi della nonna per ubriacarsi e fumare. In Wisconsin fu arrestato due volte: una volta per esposizione indecente e una volta per essersi masturbato di fronte a degli uomini; per quest’ultima azione venne condannato ad un anno di reclusione.
Come abbiamo detto in precedenza, sappiamo che Dahmer era interessato alla pratica di sezionamento degli animali, “passione” che proseguì anche dalla nonna. Qui infatti pare iniziò a sciogliere degli scoiattoli nell’acido. In quel periodo iniziò anche a frequentare locali omosessuali, dove poi avrebbe pian piano iniziato ad avvicinare le sue vittime.
La uccisioni di Dahmer
Il primissimo omicidio attribuitogli ufficialmente, risale però addirittura al periodo precedente alla partenza per la Germania. Avvenne infatti il 18 giugno 1978. La vittima fu il diciannovenne autostoppista Steve Hicks. Quest’ultimo fu invitato da Dahmer nella casa dei genitori mentre questi erano via. Il killer lo mise a proprio agio, facendogli ascoltare musica e offrendogli una birra. L’omicidio venne consumato, dopo che i due ebbero un rapporto sessuale, con un oggetto di pesistica. Dahmer, per sbarazzarsi del cadavere, mise le parti sezionate in un sacchetto, poi, successivamente, le nascose nel bosco e le sciolse nell’acido.
Il killer uccise complessivamente 17 uomini, tutti di età compresa tra i 19 e i 31 anni di età, tranne una sola eccezione, un 14 enne. Le vittime venivano scelte e uccise in un modo quasi sempre simile. Quasi tutti erano omosessuali, di etnia asiatica o afroamericana e con dei precedenti alle spalle. Questi uomini venivano adescati da Dahmer in dei locali con la scusa di sceglierli come fotomodelli, o, semplicemente, di avere un rapporto. Successivamente, le vittime venivano narcotizzate e poi, strangolate. Seguiva poi un atto di necrofilia e infine le vittime venivano sezionate tramite una sega. Alcune parti del corpo furono usate anche come cibo, visto che, non contento, Dahmer si era scoperto anche cannibale. Tutti questi passaggi venivano sempre registrati.
La cattura e il processo di Dahmer
La cattura avvenne nel luglio del 1991, quando Tracy Edwards, dopo aver scoperto le macabri uccisioni, riuscì a scappare e avvisare la polizia. Successivamente, dopo l’arresto di Dahmer, la polizia trovò diversi resti di corpi umani in casa sua.
Circa sei mesi dopo la cattura ci fu il processo. Quest’ultimo fu studiato fino all’ultimo dettaglio per evitare che Dahmer venisse ucciso o ferito dalle famiglie delle vittime. Il killer si giudicò fin dal primo momento colpevole, nonostante il suo avvocato provò più volte a dichiarare l’infermità mentale. Venne condannato nel luglio del 1992 a 957 anni di prigione.
Successivamente venne pubblicata online la lettere che Dahmer inviò al giudice del processo:
“Ora è finita. Qui non si è mai trattato di cercare di essere liberato. Non ho voluto mai la libertà. Sinceramente, volevo la pena capitale per me stesso. Qui si è trattato di dire al mondo che ho fatto quello che ho fatto, ma non per ragioni di odio. Non ho odiato nessuno. Sapevo di essere malato, o malvagio o entrambe le cose. Ora credo di essere stato malato. I dottori mi hanno parlato della mia malattia e ora mi sento in pace. So quanto male ho causato… Grazie a Dio non potrò più fare del male. Credo che solo il Signore Gesù Cristo possa salvarmi dai miei peccati… Non chiedo attenuanti”.
La morte di Dahmer
Dahmer fu incarcerato nel Columbia Correctional Institute di Portage, dove un detenuto provò a ucciderlo con una lametta. Il killer non morì, ma allo stesso tempo decise di rifiutare qualsiasi cella d’isolamento, poiché, secondo lui, era giusto accettare una possibile giustizia per i suoi delitti. Caso del destino vuole che Dahmer fu ucciso in carcere con la stessa arma con cui uccise la sua prima vittima, un manubrio. La colluttazione gli provoco un trauma cranico. Jeffrey Lionel Dahmer morì il 28 novembre 1994 nell’ambulanza.
Che fine ha fatto la famiglia Dahmer?
Joyce Dahmer, la madre nata nel 1936, morì nel 2000, all’età di 64 anni, a causa di un cancro al seno. La donna tentò invano il suicidio una volta, aprendo le valvole del gas di casa sua. Lasciò anche una lettera dove rimpiangeva la sua vita solitaria, esprimeva la volontà di essere cremata e un messaggio ai figli:
“È stata una vita solitaria, soprattutto oggi. Per favore, cremami… Amo i miei figli, Jeff e David”
Del fratello David non si sa molto, secondo People sembrerebbe che l’uomo abbia cambiato nome e si sia allontanato da tutti, per provare a sfuggire alla non voluta “fama”. Il padre è ancora vivo, ed è riuscito ad avere attenzione mediatica attraverso un libro che parla di suo figlio. Il libro intitolato “A Father Story“, fu scritto e pubblicato prima che il figlio venisse ucciso in prigione. Il padre si presenta in un modo onesto in questo libro, cercando anche di capire i suoi difetti e il perché delle scelte del figlio. Presenta di tutto: dall’infanzia del figlio, all’appartamento dove venivano consumati gli omicidi, fino alle lettere inviate dalla prigione.
L’influenza cinematografica di Dahmer
Sono state sviluppate diverse pellicole sulla vita di Dahmer. La prima, uscita nel 2002, “Dahmer – Il cannibale di Milwaukee” vedeva Jeremy Renner come protagonista. Appare anche in due puntate di American Horror Story: Hotel, e fu interpretato da Seth Gabel. Viene citato anche in “How I Met Your Mother“, “Rick and Morty” ed è stato protagonista di un episodio di South Park. Fu interpretato da Ross Lynch nel più recente film, My Friend Dahmer del 2017.
Adesso tocca a Evan Peters con la serie tv targata Netflix in uscita questo mercoledì.
DAHMER – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, trailer e cast:
La serie tv creata da Ryan Murphy e Ian Brennan vede nel cast: Evan Peters, Niecy Nash, Andrew Shaver, Molly Ringwald e Michael Learned.
https://www.youtube.com/watch?v=K_IPqneCpRU&ab_channel=NetflixItalia
Cosa ne pensate? Fatecelo sapere sul nostro profilo Instagram. Per essere sempre aggiornati sulle news provenienti da tutto il mondo, continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Streamma.
Potrebbe interessarvi anche:
- Karate Kid: Sony conferma l’arrivo di un nuovo film del franchise
- Costantine 2: ufficiale, il sequel del film con Keanu Reeves si farà!
- Orlando Bloom farà parte del cast del film di Gran Turismo!
© RIPRODUZIONE RISERVATA