Dopo la vittoria dell’Europeo, l’Italia sembrava essere tornata ai vertici del calcio mondiale. Otto mesi dopo invece siamo eliminati dal Mondiale. Di nuovo. In questo periodo siamo passati dal paradiso all’inferno. Questo dimostra che la vittoria di Euro 2020, è stato solo un exploit, e il movimento del calcio italiano va rifondato da capo. Quali sono gli aspetti che bisogna cambiare per tornare ai livelli del Mondiale vinto nel 2006? Andiamo a vedere nel dettaglio le possibili soluzioni.
Nelle partite giocate all’Europeo si vedeva un’Italia che aveva gioco, identità, spirito di squadra, fame di vittoria. Quella compattezza è iniziata a sparire dopo essere tornati sul tetto d’Europa. Da quel momento in poi, la Nazionale si è seduta “sugli allori”. La partita emblematica dell’inizio di questo declino: il pareggio in casa contro la Bulgaria per 1 a 1. L’Italia era in testa al girone di qualificazione, il destino sembrava essere nelle nostre mani, visto che in quel girone, la squadra più temibile era la Svizzera, compagine umiliata nei gironi dell’Europeo. Tre giorni dopo, la Nazionale gioca una grande partita a Basilea, ma Jorginho si fa parare un rigore da Sommer, e la partita finisce pari. Un mese dopo veniamo giustamente eliminati dalla Spagna nella Nations League. La Spagna con i suoi giovani talenti, Pedri (19 anni), Gavi (17 anni), Puig (22 anni), ci insegna cosa significhi veramente giocare a calcio. L’Italia poi riuscirà a vincere la finalina per il terzo posto con il Belgio. I primi segnali della tragedia sportiva in arrivo.
Il 12 novembre arriva la Svizzera all’Olimpico. Per essere certi di andare al Mondiale da Campioni d’Europa bisogna vincere. Il pareggio rimanderebbe il discorso all’ultima giornata. Sulla carta dovrebbe essere una partita alla nostra portata. Quella serata inizia a diventare un incubo poiché la Svizzera dopo 10 minuti va in vantaggio con Widmer. La nazionale sembra spenta, ma non molla e trova il pareggio al 36esimo minuto con Di Lorenzo. Nel secondo tempo, l’Italia gioca bene ma, non segna. L’attacco è inceppato. Poi al 90esimo arriva una “fortuna dal cielo”: calcio di rigore. Lo specialista Jorginho ha una responsabilità tremenda: se segna, l’Italia va ai Mondiali, se sbaglia dobbiamo giocarci tutto all’ultima giornata. Il giocatore del Chelsea sbaglia, ancora, come all’andata, mandando alto il pallone e con esso e il sogno di andare direttamente ai Mondiali. La Svizzera batte la Lituania in casa, l’Italia pareggia con l’Irlanda del Nord ed è costretta a giocare il play-off.
Il sorteggio per gli azzurri non è stato fortunato. Per andare ai Mondiali bisognava prima battere la Macedonia del Nord, squadra oltre il 60esmo posto nel ranking mondiale, una “passeggiata” per i Campioni d’Europa, e poi eventualmente il Portogallo dei vari Bruno Fernandes, Cristiano Ronaldo, Joao Felix. Da questo momento in poi sono iniziate le diatribe all’interno dell’Italia.
Il presidente della FIGC Gravina chiese alla lega di Serie A di rinviare la 30° giornata di campionato per far preparare al meglio la Nazionale di Mancini. Scelta assolutamente sbagliata visto che per esempio in Portogallo, una richiesta del genere non è stata fatta. Il campionato non poteva essere spostato di una settimana, visto che il calendario è fitto di impegni e il prossimo campionato inizierà prima per poi fermarsi a Novembre per lasciare spazio ai Mondiali in Qatar. La partita con la Macedonia è stata sbagliata non solo dal punto di vista dell’atteggiamento, ma sul gioco. L’aspetto più importante è la mancanza di identità di squadra come se ci fosse già la consapevolezza che saremmo stati esclusi dal prossimo Mondiale. O peggio, come se si pensasse di essere già al turno successivo. Da oggi in poi bisogna cambiare registro; prima cosa: inizia la stagione della responsabilità.
A Wembley parlammo di miracolo e oggi ci rendiamo conto che lo fu realmente: le nostre squadre di club riempite di stranieri sono fuori dalla Champions, solo l’Atalanta sopravvive in Europa League, mentre la Roma prova a tener botta in Conference League. Mancini non ha avuto il tempo per ricreare lo spirito dell’Europeo, per disperazione è ricorso agli oriundi e durante la partita di Palermo ha dato continui segnali di insofferenza. Purtroppo ci sono dei rimpianti: mancavano giocatori come Scamacca, Zaccagni, Zaniolo, per non parlare di Di Lorenzo e Bonucci. Ma la loro presenza avrebbe davvero portato qualcosa in più? Il gruppo dell’europeo sembra evaporato e con esso le convinzioni di tutto lo staff.
Il problema del calcio italiano è molto semplice: non investiamo sui nostri giovani talenti. Le nazionali minori sono piene di talenti che potrebbero far bene in Nazionale: dai vari Lovato, Carnesecchi, Pobega, Fagioli, Rovella, tutti giocatori che meriterebbero una chance in Nazionale. Nei club italiani, si preferisce invece investire all’estero, comprando giocatori già pronti, ma spendendo spesso tantissimi soldi anche per calciatori mediocri.
I giocatori giovani italiani vengono mandati in prestito in categorie inferiori per “farsi i muscoli”, mentre giocatori come Pedri, Puig, Gavi, giocano al Bernabeu il “clasico” e vengono portati in Nazionale spagnola, suonando “musica”, con le loro giocate. Bisogna buttare giù l’intero movimento calcistico italiano, da generazioni vecchio, marcio e stantio. Ricostruire direttamente dalle fondamenta, puntando sul futuro, non restando ancorati al passato. Serve ripartire dal basso, a partire dai pulcini, scovare talenti e avere il dovere, l’obbligo, di “buttarli nella mischia”. Un esempio chiaro sono due giocatori del Chelsea: Chalobah e James (inglesi e presi dal vivaio del Chelsea). Tuchel, li ha mandati in campo nel match di Champions contro la Juventus, e tutte e due, in particolare James, hanno umiliato il centrocampo bianconero e hanno permesso al Chelsea di vincere per 4 a 0. I debiti di gratitudine verso le vecchie glorie portano solo al fallimento: è così da sempre. Bisogna avere il coraggio di aprire sempre un nuovo ciclo, sia dopo le vittorie sia, soprattutto, dopo umiliazioni e fallimenti simili.
Mancini è stato l’autore del trionfo continentale, ma Mancini è anche il primo responsabile di questo fallimento? Dipende dai punti di vista. Processarlo del tutto è sbagliato. In questi tre anni, ha avuto il merito di ricompattare la Nazionale e dargli di nuovo una valenza importante. In Italia, dopo l’eliminazione dai Mondiali ai gironi nel 201o, l’idea della Nazionale è sparita. I tifosi italiani si sono concentrati sui club, e le partite della nazionale venivano viste da pochi tifosi, poiché non creavano entusiasmo. Erano diventate praticamente un fastidio perché toglievano spazio alla Serie A. Situazione peggiorata dopo non essere andati al Mondiale contro la Svezia: la Nazionale per molti non esisteva più.
E ora la storia si ripete. La delusione di tutti gli italiani è atroce, figuriamoci quella del mister Mancini. Il nostro allenatore ha un contratto che lo lega con la Nazionale fino al 2026, anno dei Mondiali in Messico, Stati Uniti e Canada. Il tecnico marchigiano ha deciso di prendersi del tempo per decidere e riprendersi dalla “peggior delusione della sua carriera”, parole espresse dopo la fine della partita. Il mister dovrà capire in questi giorni a Coverciano se c’è ancora del margine per costruire un nuovo progetto, soprattutto a livello morale.
Una sfida per Mancini potrebbe essere quella di mettersi alle spalle questa catastrofe portando gli Azzurri alla rassegna iridata dopo 12 anni dall’ultima volta. Cinque anni per poter ricostruire, per fare tabula rasa. Il problema vero però non è la qualità del tecnico, ma la pochezza tecnica della rosa. Guardiamo in faccia la realtà: da quanto l’Italia non ha un centravanti degno di questo nome? Da quanto non c’è un fenomeno degno di questo nome, in grado di svoltare una partita? Sono almeno due generazioni che la squadra vive di ripieghi e rincalzi. Non c’è nessun campione e anche all’orizzonte non si intravede nessuno in grado di dare una svolta. Nessuno. Il castello di carte è caduto e le macerie da cui ricostruire non sono promettenti.
La FIGC, come riporta Sky Sport asseconderà ogni scelta fatta da Mancini. Se il mister dovesse dimettersi, la federazione cercherà un nuovo allenatore. Sempre come riporta Sky Sport, l’ipotesi più accreditata al momento è quella di Fabio Cannavaro CT affiancato da Marcello Lippi come direttore tecnico. Una strada che potrebbe mettere la pietra tombale sulla nazionale, oltre a dimostrare ancora una volta la pochezza delle organizzazioni nostrane.
Come si può pensare di rifondare con un pensionato, certo glorioso ma pur sempre pensionato, che ha già malamente fallito un ritorno da CT? Affiancato poi da un grandissimo ex calciatore, ma che non ha mai praticamente allenato se non in Cina, non certo il top del calcio mondiale. Il loro arrivo sarebbe l’ennesima riprova di un movimento calcio italiano allo sbando, alla deriva, senza idee e senza nerbo. Senza coraggio e voglia di rinascere.
L’Italia sarà comunque impegnata martedì in Turchia per giocare un’amichevole e speriamo che possa essere per Mancini e per l’Italia intera un nuovo inizio per ritornare nel Gotha del mondo calcistico. Da ora in poi bisogna stare zitti, non fare i fenomeni e solo lavorare.
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di Andrew Pompili e Pietro Magnani
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