Ludovica Di Donato è una nota attrice professionista e insegante di recitazione romana, attiva in ambito teatrale e televisivo, che vanta più di 1oo mila follower su Instagram e più di 600mila su TikTok. Probabilmente la conoscerete per le sue “pillole” di recitazione divulgate sui social, per gli sketch comici proposti sui suoi profili, per le collaborazioni con il duo comico “Le coliche” e tanto altro. Noi di Nasce, Cresce, Stremma abbiamo deciso di intervistarla per discutere del mondo della recitazione, della vita dell’attore al giorno d’oggi e di alcune curiosità sul suo percorso attoriale.
“Dunque, io sono diplomata all’accademia internazionale d’arte drammatica del teatro Quirino di Roma. Sono capitata quasi per caso in accademia poiché, come dico sempre, in realtà fin da piccina non ho un ricordo in cui ho detto “da grande voglio fare l’attrice”. Era una cosa che fin da bambina facevo sempre. Ricordo di me che facevo finta di girare film, rifacendo le scene che più mi piacevano, cantavo su dei palchi immaginari con dei microfoni fatti di lego. Però non era un qualcosa che qualcuno mi aveva fatto vedere, la facevo! Non era un qualcosa che mi faceva dire “da grande voglio fare questo“, era solo una cosa che sapevo fare. Poi negli anni ho seguito corsi di recitazione anche amatoriali, mi sono iscritta all’università, mi sono laureata in legge pensando di diventare matrimonialista, cosa che per fortuna non è accaduta”.
“Sono ricaduta nel percorso attoriale durante il periodo universitario, dopo la classica delusione d’amore che mi ha fatto ritrovare la voglia di fare qualcosa per me stessa. Una cosa tira l’altra e mi sono ritrovata in accademia. È stato un percorso lungo e difficile, ma che mi ha forgiato molto come donna, la famosa “gavetta” che ti forgia e ti fa diventare quello che dovresti essere. Come tutti i percorsi artistici, anche il mio è stato difficile ma anche divertente. Spesso dico ai miei allievi che questa è una strada difficile e che devono crearsi il “piano B”. Col senno di poi ringrazio la mia famiglia che mi ha indirizzato verso la laurea, perché è un esperienza che ti dà un approccio alla vita diverso, concreto, realistico. L’università mi ha dato la possibilità di studiare comunicazione, di fare un master, di approcciare a livelli di studio differenti permettendomi di adeguarmi all’evoluzione stessa delle cose. Mi ha aiutato anche in pandemia, il destrutturalizzarmi per poi ricostruirmi ed adattarmi , è un qualcosa che mi ha permesso di arrivare fino a qui”.
“Ne ho due! Il primo nel teatro Sistina di Roma, è stato un fulmine a ciel sereno la telefonata di Michele La Ginestra, con il quale io ho debuttato al teatro Sistina in “M’accompagno da me”. Quello è stato un ricordo meraviglioso. Per un’attrice saper di dover debuttare in uno dei teatri più famosi di Roma davanti 1500 persone non è cosa da poco. Ricordo di quando si aprì il sipario, noi eravamo già in scena, e pian piano cominciai a vedere il pubblico in platea”.
“Il secondo ricordo invece è al teatro antico di Segesta, in Sicilia, con la “Medea”. Io ed Alessandra Fallucchi interpretavamo le corifee, Cristina Borgogni interpretava la Medea. Era spettacolare perché nei teatri antichi d’estate si va in scena con il sole che pian piano cala. Ricordo la scena stupenda nella quale Cristina disse come da copione un qualcosa del tipo “il sole sta calando”, rivolgendosi al sole mentre stava effettivamente tramontando. Io ero in scena con lei e mi sentii rabbrividire, sono quei miracoli che soltanto la scena può regalare”.
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