Il derby della Madonnina non è mai una partita banale. La rivalità tra Inter e Milan è nota in tutto il Mondo, oltre allo spessore tecnico che accomuna le due squadre. Tanti campioni hanno regalato stracittadine memorabili, capaci di finire negli annali del calcio italiano e non solo. Questa volta, però, vogliamo parlarvi di un derby passato alla storia non per giocate indimenticabili o gesti tecnici eccezionali. Per capire di cosa stiamo parlando, però, occorre fare un salto indietro nel tempo, fino al 6 ottobre 1957.
Nella data sopracitata. infatti, andò in scena il primo Inter-Milan della stagione 1957-1958. Le cronache dell’epoca raccontano di circa 90.000 spettatori a San Siro, nonostante le due compagini arrancassero a metà classifica. I nerazzurri passarono in vantaggio dopo 9 minuti grazie ad un rigore realizzato da Guido Vincenzi ma guadagnato da Benito Lorenzi, detto “Veleno” a causa del suo carattere “acceso” nel rettangolo di gioco.
Quel pomeriggio, proprio Lorenzi assurse al ruolo di protagonista a pochi minuti dal termine dell’incontro, quando l’arbitro Concetto Lo Bello decretò un penalty per i rossoneri. Nel marasma generale, l’attaccante si defilò chiedendo qualcosa da bere al massaggiatore, il quale gli rifilò mezzo limone. Da qui la controversa intuizione: Lorenzi piazzò la scorza dell’agrume sotto il pallone, ormai posizionato sul dischetto. A nulla valsero gli avvertimenti dei tifosi rossoneri posizionati dietro la porta: il rigorista del Milan, Tito Cucchiaroni, calciò verso la porta e, ovviamente, finì per svirgolare il tiro.
Subito dopo l’errore di Cucchiaroni, Lorenzi allontanò il limone senza farsi notare, fingendo di esultare insieme al portiere nerazzurro Ghezzi. A fine partita, però, il centravanti dovette correre subito negli spogliatoi per evitare l’ira di diversi sostenitori rossoneri. L’evento rimase comunque nelle memorie dei tifosi di ambo le parti, contribuendo ad accrescere la rivalità tra Inter e Milan.
La carriera di Benito Lorenzi, il quale lontano dal campo era un fervente cattolico e uno dei primi calciatori-filantropi, non venne tuttavia offuscata da quel gesto, rimanendo uno dei migliori attaccanti della sua generazione. Il calciatore viene ancora oggi ricordato come uno dei più prolifici della storia nerazzurra ma in quella stagione i due club milanesi conclusero il campionato al nono posto.
Altri uomini, altro calcio, altre storie. Veleno, come soleva dire lui stesso, era un angelo che però lasciava aureola e ali nello spogliatoio. In campo invece si trasformava, diventava un vero diavolo.
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