di Alessandro Colepio
La qualità del lavoro di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter è innegabile, e a testimoniarlo sono i risultati: 3 Supercoppe, 2 Coppe Italia, una finale di Champions League raggiunta e infine lo Scudetto 2023/24, il ventesimo della storia del club meneghino e peraltro conquistato contro i cugini rossoneri.
L’Inter 2023/24 è il capolavoro dell’ex allenatore e calciatore della Lazio. Una macchina perfetta, un meccanismo automatico in cui ogni ingranaggio è funzionale non solo al proprio rendimento, ma anche a quello degli altri. Una squadra in cui si mescolano operai ed aristocratici del pallone, che nell’utopia di Inzaghi riescono non solo a coesistere, ma persino a convivere: in questa Inter nessuno ha paura di sporcarsi le mani.
Dal quasi esonero al trionfo: il percorso di Inzaghi all’Inter
Lo Scudetto appena vinto chiude finalmente un ciclo iniziato nel 2021 con l’addio di Antonio Conte, di Lukaku e di Hakimi, e il conseguente arrivo di Inzaghi ad Appiano Gentile. Con competenza e umiltà, il tecnico piacentino si è messo a lavoro e ha cercato di adattare il suo stile di gioco ad una rosa che ancora viveva dei meccanismi dell’ex allenatore. Le influenze contiane si intravedono soprattutto il primo anno, quello conclusosi con il Milan Campione d’Italia dopo il crollo dell’Inter: Inzaghi finisce quasi sommerso dalle critiche, fra chi gli imputa di non aver trasmesso la propria identità alla squadra e chi, invece, rimpiange il tecnico precedente.
La fine della stagione 2021/22 porta con sé varie ombre, soprattutto sul futuro del progetto tecnico nerazzurro. Inzaghi non gode affatto della fiducia dell’ambiente, eppure la società decide comunque di non esonerarlo e di aspettare almeno l’inizio dell’annata successiva per decidere il da farsi.
La prima sliding door arriva il 10 settembre 2022: l’Inter ospita a San Siro il Torino, in un match valevole per la sesta giornata di Serie A. Nelle precedenti cinque, l’Inter ha raccolto 9 punti, ma principalmente ha perso in maniera rocambolesca contro la Lazio e, soprattutto, ha perso il derby col Milan. Inzaghi sembra avere le ore contate: col Torino serve una vittoria, altrimenti il suo futuro potrebbe non essere più sulla panchina dell’Inter. E la vittoria, in qualche modo arriva. All’89esimo ci pensa Brozovic, che raccoglie un assist di Barella e deposita il rete. L’Inter esce vittoriosa al termine di una gara in cui il Torino avrebbe sicuramente meritato di più.
Inzaghi riconquista così un briciolo di fiducia della società e non la perderà più, anche grazie ai risultati ottenuti in Champions League nella scorsa stagione. Il cammino europeo dei nerazzurri, arrestatosi in finale davanti al Manchester City, ha fatto sognare tutti i tifosi e ha regalato loro la gioia di un doppio derby vinto in una semifinale europea. E proprio questi successi internazionali hanno aiutato il club milanese a riottenere quello status da tempo perduto, capace di attrarre giocatori come Sommer, Pavard e Thuram.
Lo Scudetto era il tassello mancante nel palmarès di Inzaghi, il quale nei primi due anni si era dimostrato bravissimo a gestire le competizioni ad eliminazione diretta ma mostrava alcune lacune tattiche e organizzative in campionato. Oggi l’Inter è una squadra ben diversa da quella che il mister trovò al suo arrivo: la rosa è più profonda, molti calciatori (vedi Lautaro e Calhanoglu) sono diventati campioni affermati e tanti volti d’esperienza hanno trovato una seconda giovinezza in nerazzurro.
In questo gruppo di giocatori, mister Inzaghi ha trovato la sua armata di fedelissimi. Gli ha cucito intorno un sistema praticamente perfetto, li ha responsabilizzati ad uno ad uno ed ora coglie i frutti del suo duro lavoro. Ci è voluto un po’, ma alla fine i fiori sono sbocciati: a volte basta solo un po’ di fiducia e di serenità.
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