di Lorenzo Peratoner
La foto di Gesù: una “prova” fatale
Quest’ultimo “viaggio nel tempo” si rivela fondamentale per la decostruzione della narrazione di Ernetti. Fino ad ora, infatti, non è mai stata esposta nessuna prova di quanto sostenuto, se non per una sola foto, scattata dal cronovisore, ritraente il volto di Cristo. Se, leggendo il presunto funzionamento fisico del macchinario, si destavano molti dubbi, questa nuova “prova” affossa definitivamente questa vicenda nel mito. La foto in questione, infatti, ritrae sicuramente Cristo, ma non quello esistito veramente, bensì una scultura proveniente dal santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, in provincia di Perugia.
Di fronte all’inganno, smascherato nel giro di poco tempo dalla pubblicazione dell’articolo nella “Domenica del Corriere“, Padre Ernetti avrebbe sostenuto una presunta visione mistica dello scultore, nel corso della quale avrebbe visto la vera crocifissione di Gesù, riproducendo così in maniera fedele il volto del vero Cristo. In realtà, Ernetti non ha mai rivelato una prova concreta del macchinario, anzi, avrebbe sostenuto che il cronovisore sarebbe stato smontato in diversi pezzi, così da non cadere in manI sbagliate. Nel mondo complottista c’è chi sostiene che questi frammenti sarebbero gelosamente custoditi dal Vaticano.
Il “Tieste” e la “confessione” di Ernetti
L’ultima prova che poteva dare un barlume di autorevolezza al racconto, consisteva nella presunta trascrizione completa della tragedia di Quinto Ennio, “Tieste”. Di quest’ultima, infatti, possediamo solo pochi frammenti; tuttavia grazie al cronovisore, Padre Ernetti avrebbe completato le parti mancanti. Questa prova, tuttavia, venne prontamente smentita da Katherine Owen Eldred, un’importante classicista dell’Università di Princeton; la studiosa, infatti, avrebbe rivelato che la veridicità dei frammenti mancanti era tradita dal lessico, consistente in diverse parole che sarebbero entrate nell’uso comune oltre duecento anni dopo il periodo in cui visse Quinto Ennio; Padre Ernetti palesava senz’altro un’ottima conoscenza del latino, ma assai modesta per un poeta così ispirato come Ennio.
Peter Krassa, uno studioso che ha scritto un libro dedicato a Ernetti, avrebbe rivelato l’esistenza di una lettera, composta da un nipote di Ernetti, nella quale si rivela che il monaco, in punto di morte, avrebbe confessato la falsità del cronovisore. Il suo intento, tuttavia, imbastendo questa narrazione e immaginando lo scalpore che ne sarebbe derivato, sarebbe stato quello di dare il via a degli studi scientifici per rendere il cronovisore realtà. In merito a quest’ultima lettera, tuttavia, non disponiamo di una fonte certa, e potrebbe facilmente trattarsi di una semplice narrazione volta a dissipare gli eventuali dubbi sulla veridicità o meno del cronovisore.
Che cosa ne pensate di questa vicenda? Nonostante l’assoluta assenza di prova, pensate che il cronovisore possa esistere davvero?
Fonti: Massimo Polidoro, CICAP, Wikipedia.
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