Attualità

Il cervello umano era più grande 3000 anni fa: ecco perché

Stando a uno studio dell’università di Hannover e riportato da BBC News, il cervello umano 3000 anni fa era molto più grande rispetto a quello attuale. L’evoluzione umana è da sempre oggetto di attente ricerche che mirano a scovarne tutti i segreti ed è risaputo che la grandezza del cervello non è sempre collegabile all’intelligenza; ma se questo è vero, cos’è accaduto nel corso del tempo? E perché le sue dimensioni si sono ridotte?

Le dimensioni del cervello umano

Gli studi dimostrano come il cervello umano abbia subito una crescita continua, almeno fino al Pleistocene. Sembra infatti che tra i 2,1 e 1,5 milioni di anni fa, le sue dimensioni siano notevolmente aumentate. Successivamente, nell’Olocene (appunto 3000 anni fa), l’evoluzione ha deciso altro per l’essere umano; questa variazione evolutiva ha da sempre suscitato l’interesse degli scienziati, che finalmente hanno trovato una plausibile spiegazione. Il coautore dello studio James Traniello ha affermato in un comunicato stampa quanto segue:

“La maggior parte delle persone è consapevole che gli esseri umani hanno cervelli insolitamente grandi, significativamente più grandi rispetto alle dimensioni del nostro corpo. Nella nostra profonda storia evolutiva, le dimensioni del cervello umano sono aumentate drasticamente. La riduzione delle dimensioni del cervello umano 3000 anni fa è stata inaspettata”.

L’intelligenza collettiva e il “caso” delle formiche

Può sembrare assurdo, ma ciò che ha permesso di comprendere il motivo di questo calo di dimensioni è stata l’osservazione delle formiche. L’uomo è da sempre un animale sociale, che ha bisogno di vivere in gruppo per adattarsi al mondo e identificare il suo ruolo nella società; evolutivamente parlando, ciò ha portato allo sviluppo di un’intelligenza collettiva, osservabile allo stesso modo proprio nelle formiche.

Questo tipo di intelligenza, spiegano gli studiosi, è legata alla formazione dei gruppi sociali: se la conoscenza è condivisa tra i membri di un gruppo, i singoli dovranno tenere a mente meno informazioni. In questo modo, l’intelligenza “di gruppo” diviene più importante di quella individuale. Come per gli umani, anche per le formiche vale lo stesso discorso: sembrerebbe quindi che la loro divisione del lavoro e il loro inquadramento nella società abbia modificato nel tempo le dimensioni del loro cervello

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Lorenzo Scorsoni

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