Rieccoci con una nuova serie in cui svisceriamo la lore dei nostri videogiochi preferiti. Dopo quelle su Fallout e Destiny, è arrivato il momento di concentrarci sulla storia di uno dei titoli più venduti di tutta la scorsa generazione: Horizon Zero Dawn. Uscito ormai ben 5 anni fa, questo titolo di Guerrilla Games rimane ancora oggi un gioco estremamente valido.
Horizon rappresenta uno dei migliori open-world mai rilasciati non solo per la grafica mozzafiato, che anticipava di anni la vera next-gen, ma anche per il gameplay frenetico e la trama coinvolgente. Per non parlare delle scioccanti ambientazioni: un mondo post-apocalittico in cui convivono la natura più selvaggia e le Macchine più sofisticate. Sarà proprio nel corso della nostra avventura che scopriremo la verità che si cela dietro a questo paradossale mondo.
In Horizon, l’umanità, infatti, è regredita ad una società tribale, completamente ignara del proprio passato, delle origini delle Macchine e del significato di tutto ciò che li circonda. Quei pochi segni che rimangono della nostra società moderna sono visti come artefatti maledetti, da cui è meglio starne lontani. Le tribù non riescono a dare un significato razionale a queste reminiscenze di un passato troppo lontano, così li ricoprono di un valore religioso, quasi divino. E saremo proprio noi, vestendo i panni di Aloy, una ragazza della Tribù Nora, a dover svelare queste scioccanti verità.
Pertanto, tutto ciò di cui parleremo in questo articolo, per quanto pregresso, è assolutamente SPOILER, nel caso non lo abbiate giocato. Tutte queste informazioni vengono infatti svelate nel corso del gioco. Se avete completato la trama principale di Horizon o volete comunque venire a conoscenza di questa affascinante storia, continuate pure a leggere. Questo è il primo episodio di Horizon Story, la storia di come l’umanità si sia autodistrutta e sia rinata dalle proprie stesse ceneri.
La storia di Horizon ha inizio in un preciso anno che, a ben vedere, non è neppure così lontano dai nostri giorni. Nel 2033, Ted Faro fonda la Faro Automated Solutions, un’azienda produttrice di robot che svolgono mansioni di assistenza o difesa personale. La FAS, però, ha il suo picco di successo nel 2040, quando l’umanità è costretta ad affrontare definitivamente la crisi climatica. Proprio in questi anni, la geniale mente della dottoressa Elisabeth Sobeck mette a punto dei robot finalizzati alla pulizia e alle detossicazione ambientale. Grazie a queste invenzioni, l’umanità sopravvive all’emergenza climatica e alla FAS viene riconosciuto il merito di aver salvato il globo.
Verso la fine degli anni ’40, però, Ted Faro decide di convertire completamente la propria azienda inserendosi nel mercato militare e producendo armi mirate alla difesa internazionale. Tutti i governi del mondo diventano suoi clienti, soprattutto grazie alla creazione dei robot della “Linea Chariot“. Questi sono delle vere e proprie armi di distruzioni di massa, tanto che un solo “sciame” è capace di spazzare via intere nazioni in poche settimane. La particolarità e l’eccellenza di queste macchine sta nella loro capacità di autoriprodursi ed autoalimentarsi. Tutto ciò è possibile grazie ai loro meccanismi di distruzione di biomassa, cioè di organismi viventi, da cui ricavano l’energia necessaria. Questa nuova strada che Faro decide di intraprendere fa sì che la dottoressa Sobeck abbandoni l’azienda.
Per circa 20 anni i piani di Faro sembrano andare a gonfie vele, fino a quando, nel 2064, inizia il declino dell’intera umanità. Uno sciame della Linea Chariot riscontra un pericoloso glitch che fa in modo che le macchine inizino ad agire autonomamente, come guidate da una propria coscienza. Queste iniziano quindi ad attaccare i propri padroni, divorando qualunque essere vivente compaia dinnanzi a loro. In questo modo riescono a riprodursi autonomamente e a rimanere attive anche senza l’intervento dell’uomo.
Ted Faro tenta di spegnere le macchine, che sono ormai diventate una minaccia globale, detta “Piaga di Faro”, ma senza successo. Egli stesso, infatti, aveva insistito che su ognuna delle proprie creazioni venissero installati dei sofisticati sistemi di sicurezza, rendendo le difese delle macchine invalicabili. A questo punto, Faro contatta Elisabeth Sobeck, in cerca di un ultimo aiuto, ma ormai è troppo tardi.
Lo sciame si riproduce più velocemente di quanto possa essere distrutto e l’unico modo di fermarlo sarebbe disattivarlo tramite specifici codici di decrittazione. Per generare questi codici, però, sarebbero necessari decenni, se non addirittura secoli … ma l’umanità non ha tutto questo tempo. Si calcola che nel giro di 15 mesi la Piaga avrà consumato qualunque forma di vita presente sul Pianeta. In questo scenario, nonostante l’umanità sembri senza futuro e destinata all’estinzione, la dottoressa Sobeck non si dà per vinta.
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