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Halloween Ends, la recensione: un degno addio a Michael Myers?

Arrivato al cinema il 13 Ottobre, Halloween Ends è un film diretto da David Gordon Green, che si è occupato anche della sceneggiatura. Nel cast trovano posto, tra gli altri, Jamie Lee Curtis, Andi Matichak, James Jude Courtney e Will Patton.

Sono passati 44 anni dall’uscita di Halloween, primo film di una delle più famose saghe horror di tutti i tempi. Dopo ben 9 sequel, la maggior parte dei quali rivelatisi fallimentari, i diritti sono passati nelle mani di Blumhouse che, collegandosi direttamente al primo capitolo, ha dato inizio ad una nuova trilogia; dopo Halloween e Halloween Kills, è arrivato il turno di Halloween Ends, film prodotto con la dichiarata intenzione di mettere fine alla scia di violenza scatenata da Michael Myers. Sarà stato in grado di farlo? Per trovare tutte le risposte, ecco la nostra recensione!

Un vero orrore (di sceneggiatura)

Nonostante il primo capitolo della saga di Halloween sia ancora annoverato tra i migliori film horror mai prodotti, i suoi sequel hanno sempre mancato della sua stessa verve. Ma se i primi due prodotti di Blumhouse sembravano almeno avvicinarsi alla sceneggiatura ben scritta e concisa dell’opera originale, per Halloween Kills gli autori sembrano aver perso la bussola ritrovata con i primi due capitoli.

 

 

Il film è infatti diviso in due atti principali. Durante la prima ora circa l’opera sembra costruire, seppur in maniera eccessivamente lenta e abbastanza imprecisa, le trame che porteranno poi all’ipotetico scontro finale. I toni horror in questa parte scompaiono, rendendo semplice per lo spettatore cadere in un sonno profondo; senza contare la quasi totale assenza di Michael, che rende il film più simile ad un documentario sull’halloween di un paese qualsiasi.

Nel secondo atto entrano invece in scena i tecnici degli effetti speciali, che sembrano divertirsi molto a realizzare organi e teste finte eccessivamente ripiene. I toni cambiano infatti radicalmente, continuando peraltro a non incutere alcun terrore nell’ignaro spettatore. Un montaggio (discutibile in alcuni punti) ci mostra nuovamente la violenza e lo splatter necessari ad un film simile; difficile però stabilire se quei dieci minuti scarsi (probabilmente sei o sette) valgano davvero il prezzo del biglietto. Persino l’atteso scontro finale tra Michael Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) risulta prevedibile, forse perché spoilerato in larga parte dal trailer. Nessun sorpresa quindi quando la vittima diventa il carnefice, e viceversa.

Halloween Ends, questa volta per davvero?

Quando una saga vanta 13 film, come nel caso di Halloween, è normale che gli sceneggiatori perdano contatto con la realtà per realizzare qualcosa di nuovo. Dopo aver visto Michael Myers sopravvivere ad ogni tipo di arma da fuoco con indosso soltanto una divisa da carcerato è quindi lecito domandarsi come un mostro simile possa essere ucciso; specialmente considerando che Halloween Kills (il secondo capitolo) ci aveva confermato la natura totalmente umana dell’assassino mascherato.

Decidendo di rovinare quanto di buono fatto in precedenza, rendendo Myers un serial-killer con problemi mentali, Halloween Ends ci mostra come sia in realtà posseduto da un male che forse ha contribuito a creare egli stesso la notte del suo primo omicidio. Una maledizione che lo rende virtualmente invincibile, almeno quando indossa una consumata maschera di gomma fonte di “poteri incredibili” come il teletrasporto; senza contare la straordinaria abilità che lo rende invisibile agli occhi dei protagonisti non appena esce dall’inquadratura, anche se la scena si svolge in un prato privo di ripari. INCREDIBILE!

 

 

Nel finale però non c’è sufficiente pathos e il colpo di scena finale è totalmente privo di drammaticità. Persino Jamie Lee Curtis non sembra credere troppo a quello che sta succedendo, privata della sua forza vitale come gli spettatori alla fine del film.

Il male cambia faccia, ma non espressione

Tra i tanti problemi di Halloween Ends, uno dei più evidenti è causato dalle persone davanti e dietro la macchina da presa. Gli attori non sembrano infatti particolarmente a proprio agio nel ruolo, compresa la Curtis che negli scorsi film aveva invece dimostrato l’esatto contrario. Spassoso, per così dire, come l’interprete di Corey Cunningham, il ragazzo infettato da Michael, renda nota la sua trasformazione in mostro omicida adottando per il resto del film una sola espressione facciale. Una prova attoriale degna di nota, tanto da rendere quasi esilarante il fatto che nessuno al di fuori degli spettatori sembri accorgersi della sua trasformazione.

 

 

La regia poi alterna momenti convincenti, con inquadrature sufficientemente misurate e precise, a riprese quasi amatoriali, che stonano con il resto del film. Il montaggio certamente non aiuta, tagliando in maniera selvaggia la pellicola e rovinando (forse) alcune scene che avrebbero certamente meritato più spazio. Soltanto la musica si salva, ma pensandoci bene il theme di Halloween esiste da più di 4o anni, quindi il merito è da attribuire al lavoro di John Carpenter sul film originale.

Totalmente da cancellare invece i dialoghi e il loro adattamento in italiano, in molte scene chiaramente tradotte dall’inglese senza alcuna correzione. In alcuni momenti si può persino vedere l’imbarazzo sui volti degli attori per ciò che hanno appena detto, consapevoli forse che nessuno comunicherebbe mai così nella realtà. I silenzi imbarazzati che seguono a qualcuno devono essere sembrati però geniali, considerando che non solo non vengono tagliati ma addirittura messi in evidenza.

Conclusioni finali su Halloween Ends

Dopo i due film precedenti, che seppur senza risultare eccelsi divertivano durante la visione, Halloween Kills decide di omaggiare i momenti più bui della carriera sul grande schermo di Michael Myers. La paura, l’ansia, l’orrore per quello che il film racconta sono sostituite dalle stesse emozioni rivolte al modo in cui la pellicola viene narrata. Le scene splatter risultano eccessivamente gonfiate e occupano una minima porzione del film. Insomma, nonostante il finale che come promesso ha chiuso le porte di questo mondo a Michael, era lecito aspettarsi molto di più da Blumhouse.

 

Pro

  • Le musiche di John Carpenter e del figlio Cody.

Contro

  • Regia e sceneggiatura che si distaccano totalmente da quanto di buono fatto dalle due pellicole precedenti;
  • Il film non riesce ad instillare terrore o ansia nello spettatore, anzi al più concilia il suo sonno;
  • Un finale costruito con lentezza per metà del film e poi totalmente stravolto senza alcun motivo logico;
  • Le azioni e i dialoghi dei personaggi che li rendono a turno, nessuno escluso, sciocchi o incredibilmente ingenui.

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Nicolò Bacchi

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