di Lorenzo Peratoner
Proviamo a compiere un esercizio mentale; immaginiamo di teletrasportare un uomo adulto degli anni ’60 del secolo scorso nel 2023, quale sarebbe la sua reazione? Come minimo si sentirebbe spaesato dinanzi a un mondo che, nel giro di appena sessant’anni, ha subito un progresso tecnologico sbalorditivo. Man a mano che ci avviciniamo alla contemporaneità, infatti, l’accelerazione tecnologica, per la prima volta nella storia, sembra non avere nessun freno; ma questo progresso, nei prossimi decenni, dove ci porterà e come rivoluzionerà ulteriormente le nostre vite? Lo scrittore e informatico Raymond Kurzweil sembra avere le idee molto chiare; tra singolarità tecnologica e immortalità, vediamo cosa ci potrebbe aspettare in futuro, partendo da quanto pubblicato su Focus.
Cos’è la singolarità tecnologica
Kurzweil nell’ambito della futurologia è un nome assai noto, soprattutto perché è uno dei principali contributori in merito al dibattito sulla singolarità tecnologica; questa, ora più che mai, si sta rivelando sempre meno un’utopia, quanto una necessità che tra qualche decennio dovremo inevitabilmente accettare.
Il concetto di singolarità riprende il ragionamento introdotto all’inizio dell’articolo, ovvero quell’inarrestabile sviluppo della tecnica che da decenni ha investito tutti i rami del sapere scientifico umano. Nel breve futuro, secondo questa idea, lo sviluppo, legato soprattutto all’informatica e all’intelligenza artificiale, sarà così dirompente da sfuggire dalle mani e dalla comprensione dell’uomo, dando il via a una nuova era in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana. Quando dovrebbe avvenire questa rivoluzione? Ray Kurzweil azzarda persino una data precisa:
“La data nella mia mente è molto chiara: la singolarità trasformerà in modo profondo e rivoluzionario le capacità umane nel 2045”.
Ciò che interessa il dibattito scientifico, tuttavia, sarebbero soprattutto le conseguenze dirette della singolarità. A inaugurare questa nuova era, secondo Kurzweil, ci sarebbero, a cascata, una serie di rivoluzioni scientifiche in ambito genetico, robotico e nanotecnologico; il fine ultimo di queste nuove scoperte sarebbe la simbiosi tra la tecnologia e l’uomo, così da ascendere verso una nuova dimensione dell’evoluzione umana, che, sbrogliata dai limiti imposti dalla natura, potrebbe affermare la propria immortalità.
Il superamento dell’evoluzione naturale
Questo processo finale sarebbe la diretta conseguenza delle quattro epoche che ci precedono. La dimensione evolutiva, secondo Kurzweil, è infatti divisibile in varie fasi, o epoche:
- Epoca fisica e chimica; possiamo considerarla come quella fase, lunga milioni di anni, in cui si sono create le cellule primitive, e quindi le prime forme di vita.
- Epoca della biologia; è strettamente legata al DNA e a come questo sia in grado di “registrare” le conseguenze dell’evoluzione naturale.
- Epoca dei cervelli; l’evoluzione della specie umana ha favorito la nascita di cervelli sviluppati, tali da avere un pensiero razionale.
- Epoca della tecnologia; è quella in cui siamo immersi tuttora, consiste in quell’evoluzione che investito l’ambito dell’informatica.
Un elemento da sottolineare, è che le prime fasi sono state estremamente dilatate nel tempo (nell’ordine di milioni di anni), mentre l’ultima, e quella successiva che vedremo, sono il frutto dell’accelerazionismo tecnologico; i lentissimi ritmi dell’evoluzione naturale, che ci hanno permesso di arrivare all’intelligenza attuale, starebbero per essere superati dalla nostra stessa tecnica, che corre a ritmi molto più spediti di quanto la natura possa fare. Questa velocità, quindi, ci condurrebbe alla quinta fase, che prevederebbe la fusione tra intelligenza biologica e artificiale. Il primo passo verso l’immortalità dovrebbe concretizzarsi entro sette anni, periodo in cui, secondo Kurzweil:
“Saremo in grado di aumentare l’aspettativa di vita di oltre un anno ogni anno”.
Le conseguenze della singolarità nella nostra vita
Il superamento dei nostri limiti imposti dal corpo porterebbe, come conseguenze più dirette, all’immortalità e all’eliminazione delle malattie; tuttavia la presenza di intelligenze non-biologiche superiori alle nostre imporrebbe anche un generale cambiamento nel comportamento dell’uomo, dall’apprendimento fino al lavoro. Secondo Kurzweil, i nanorobot potrebbero farci mangiare senza ingrassare, curare le malattie, fino a fondersi col nostro cervello per ampliare a livelli inimmaginabili le nostre facoltà cognitive.
Le previsioni di Kurzweil, sono, come tutte le previsioni, da prendere con le pinze; tuttavia molte delle sue ipotesi si sono effettivamente concretizzate, ad esempio nel 1990 aveva previsto l’avvento dei pc senza filo, degli smartphone e l’esplosione di internet. Nel 2010, inoltre, aveva pubblicato un resoconto delle innovazioni che ci sarebbero state negli ultimi vent’anni, e delle 147 previsioni fatte ben 115 si sono rivelate interamente corrette, 12 essenzialmente corrette e solo 3 totalmente sbagliate.
Le riflessioni di Aldo Schiavone
L’avvento della singolarità, così descritta da Kurzweil, ha incontrato l’appoggio di un importante storico italiano, Aldo Schiavone. Autore di “Progresso” e di “Storia e destino“, il saggista sostiene che la singolarità è ormai un fatto incontrovertibile e ineluttabile che si paleserà davanti a noi nel prossimo futuro. I suoi ragionamenti, tuttavia, non si concentrano tanto sul come ciò avverrà, ma sul come noi dovremmo accoglierlo.
Una rivoluzione di questa portata, che permetterebbe all’uomo il passaggio a un nuovo stadio evolutivo per la prima volta svincolato dalla natura, porta inevitabilmente l’uomo del presente a confrontarsi con dei dilemmi etici; Aldo Schiavone, infatti, sostiene che è compito della politica e della cultura armarsi, a partire da ora, per non rendere “traumatico” all’umanità un passo in avanti di questo tipo; l’obbiettivo, infatti, è quello di prepararla nel migliore dei modi così da rivelarsi pronti e maturi nel giorno decisivo. Secondo lo storico, la politica attualmente non è in grado di tenere il passo con il mondo della scienza, rischiando di trovarsi impreparata per il mondo che verrà.
Kurzweil, da questo punto di vista, si è già ampliamente mobilitato, fondando nel 2008 la “Singularity University“; si tratta di una società che, sebbene non sia una vera e propria università, si occupa di fornire corsi e teoria in merito alla singolarità e alle sue conseguenze.
Siamo pronti per il futuro?
È evidente che stiamo trattando un argomento molto delicato, intorno a cui filosofia, bioetica e tutta la cultura possono e devono dare un proprio contributo; se la storia recente e la contemporaneità ci sta insegnando qualcosa, infatti, è che i ritmi del progresso stanno subendo un’accelerazione sempre più rapida, e la loro direzione è diretta proprio verso questi scenari descritti da Kurzweil. È fondamentale, quindi, sulla scia di Schiavone, affrontare fin da ora tutte le possibili conseguenze e ripercussioni della singolarità; scandagliare tutte le opportunità che si potrebbero parare dinanzi, affrontando in maniera critica e matura il mondo che verrà, senza scadere nell’irrazionale e retorico luddismo o tecnottimismo.
Che cosa ne pensate? Sareste favorevoli al mondo descritto da Kurzweil? Stiamo veramente per entrare una nuova era? L’uomo sta per sconfiggere l’invecchiamento? I possibili risvolti sono tanto interessanti quanto inquietanti…
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