di Giorgio Stanga
Elvio Milvio, 30enne di Frosinone, nel 2016 fu condannato per violenza sessuale nei confronti di una 21enne. L’uomo ha trascorso in carcere, a seguito di sentenza di condanna, ben 2 anni: dal 19 dicembre 2016 all’8 agosto 2018, quando gli furono concessi i domiciliari. La liberazione avvenne solo un anno dopo, nel 2019.
Il problema? L’uomo sarebbe innocente.
La sentenza di condanna del tribunale e di assoluzione della Corte d’appello
Come anticipato, fu condannato in primo grado per violenza sessuale di gruppo, ai danni di una 21enne. Ma la Corte di appello, a seguito di impugnazione, ha ribaltato gli esiti, assolvendolo con formula piena per non aver commesso il fatto. Oltre a ciò, ha previsto, nei suoi confronti, un risarcimento da 160 mila euro per il periodo che ha trascorso in carcere.
Non solo questo. Come riporta anche il Corriere della sera, l’uomo si dichiarò da subito innocente, ma mai si appurò la veridicità del suo alibi. A suo dire, era vittima di un errore di persona, in quanto, quel giorno, era a casa con la propria moglie. Alibi che invece in appello, è stato verificato ed è divenuto elemento per l’assoluzione.
Le parole del suo difensore e la cattiva gestione processuale
Il legale di Elvio Milvio, Emanuele Carbone, intervistato dal Corriere della sera, ha criticato la gestione processuale del tribunale, affermando come:
Il processo di primo grado si sia svolto con il rito abbreviato, per cui non ci fu modo di ascoltare alcun testimone, moglie compresa.
Inoltre, la vittima non fu precisa nell’indicare i suoi stupratori. La prima sera fece due nomi. Poi quelli degli altri. L’ultimo, Milvio appunto, disse invece di averlo riconosciuto sui social. Ma nel casolare dello stupro, al contrario degli altri 5, non furono trovate tracce del mio assistito.
Un calvario durato anni, che vede la conclusione con un risarcimento di circa 160 mila euro. Risarcimento che però non viene ritenuto sufficiente da Milvio, il quale, assieme al proprio legale, impugnerà il provvedimento d’appello in cassazione, per chiedere l’importo massimo previsto per l’ingiusta detenzione: 516 mila euro.
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