La Serie C è un campionato passionale. A volte anche troppo, con la passione che lascia spazio alla violenza e alla negligenza dei tifosi, come accaduto ieri a Foggia, quando un tifoso della squadra di casa ha invaso il campo per impedire a Iemmello, punta del Catanzaro ed ex Foggia, di battere un calcio di rigore.
È la 36° giornata del girone C di Serie C: il Foggia, ottavo, cerca punti per consolidare i playoff, mentre il Catanzaro, terzo, lotta per il secondo posto. L’avvio è scoppiettante: dopo 20′ siamo già 1-1, con gol di Curcio per i padroni di casa e dell’ex Iemmello per gli ospiti. Raddoppiano i calabresi con Biasci e, sul finire di primo tempo, con il gol di Vandeputte e la doppietta di Iemmello, il risultato è di 1-4.
Il Catanzaro dilaga: al 59° Biasci firma la doppietta per l’1-5, e pochi minuti dopo, al 64°, Iemmello si procura e sta per battere un calcio di rigore. Qui succede il fattaccio: un tifoso (se così possiamo definirlo) foggiano, invade il campo e tenta di aggredire l’attaccante calabrese, ex di giornata.
Il tecnico del Catanzaro, Vivarini, sceglie di sostituire Iemmello per evitare ulteriori problemi di ordine pubblico. Finalmente, al 75°, si può rigiocare: sul dischetto va Gatti che fa 1-6, con il gol di Garofalo due minuti più tardi che chiude il match sul 2-6.
Non è finita qui. Prima della fine della partita, infatti, c’è stata un’altra invasione di campo, sempre da parte dei tifosi del Foggia, con l’arbitro costretto nuovamente ad interrompere il gioco. A questo punto viene naturale domandarsi: i soggetti che compiono questi gesti, possono essere davvero definiti tifosi? Ed è normale possano fare bellamente come gli pare?
Andare allo stadio non per sostenere la squadra, ma per aggredire e intralciare il regolare svolgimento del match non è un atteggiamento né da tifosi né da ultras, ma da criminali. Persone del genere, oltre a dover passare tutta la trafila legale, non dovrebbero più essere ammessi allo stadio, che ancora viene visto come luogo in cui poter sfogare ogni goccia di rabbia repressa.
Questi episodi devono essere condannati senza se e senza ma, non solo dalla giustizia, ma anche dall’opinione pubblica sportiva, che deve essere sempre meno tollerante nei confronti di soggetti del genere. I calciatori sono persone normali, come tutti noi, e il loro essere famosi non giustifica in alcun modo aggressioni e/o insulti, sia dentro che fuori dal campo. Mettiamocelo bene in testa.
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