di Claudio Cassarà
Disponibile nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 2 novembre, “Five Nights at Freddy’s” è l’attesissimo horror basato sull’omonima saga videoludica ideata da Scott Cawthon. La pellicola, scritta e diretta da Emma Tammi (con la supervisione di Cawthon stesso), vede nel proprio cast Josh Hutcherson, Piper Rubio, Elizabeth Lail, Mary Stuart Masterson e Matthew Lillard.
“Five Nights at Freddy’s”: un fenomeno culturale videoludico
Texas, 2013. Un programmatore e sviluppatore di videogiochi è in piena crisi: ogni sua creazione non convince pienamente la critica. I guadagni ottenuti tramite i suoi primi videogame, degli RPG basati su storie cristiane, non sono abbastanza per far vivere una vita tranquilla alla sua famiglia. Sperando di riuscire a conquistare nuove fasce di giocatori, quest’uomo decide di allontanarsi dall’ambito religioso per i prossimi giochi. Il risultato? “Chipper & Sons Lumber Co.“, un altro enorme fallimento. Questo videogioco viene aspramente criticato per colpa del design inquietante e perturbante dei propri personaggi. Secondo i giocatori e la critica, Chipper e gli altri avevano un aspetto involontariamente raccapricciante, sembravano degli animatronic esanimi.
La forte depressione di questo game developer, dovuta al fallimento di “Chipper & Sons Lumber Co.“, seguito dalla cancellazione della sua assicurazione sulla vita per pensieri suicidi, lo portarono a mettere completamente in discussione la sua carriera e la sua fede verso Dio. In estrema difficoltà economica, quest’uomo decide di creare un ultimo videogioco. In caso di fiasco, avrebbe abbandonato per sempre la strada da game developer. Prendendo spunto dai personaggi involontariamente inquietanti del suo precedente videogame, decide di creare un gioco effettivamente spaventoso: l’8 agosto 2014 esce uno dei videogiochi horror più influenti ed importanti degli ultimi tempi, “Five Nights at Freddy’s“. Questa è, in breve, la storia di Scott Cawthon, probabilmente il programmatore indie più conosciuto e rispettato del settore.
Inizialmente, “Five Nights at Freddy’s” ricevette recensioni miste. La critica pregiava l’atmosfera inquietante e l’ottimo sound design, sebbene trovasse ripetitivo il gameplay e abbastanza cartooneschi i vari jumpscare. Tutto questo cambiò con la pubblicazione su YouTube di numerosi Let’s Play del gioco. Alcuni dei più importanti creator della piattaforma, tra cui Markiplier, iniziarono a portare video su “FNaF” nel proprio canale, raggiugendo milioni di visualizzazioni in tempi record. In pochissimo, il media franchise di “Five Nights at Freddy’s” divenne un vero e proprio fenomeno culturale, con ben undici videogiochi, oltre quindici romanzi e, a partire da adesso, un adattamento cinematografico. È proprio di quest’ultimo che parleremo oggi. Dopo ben 8 anni di attesa dal primo annuncio, il film di “Five Nights at Freddy’s” è finalmente arrivato nelle sale cinematografiche! Si tratta di una buona pellicola? Oppure è una grossa delusione per tutti i fan dell’immensa saga horror?
Cinque Notti da Freddy
Mike Schmidt (Josh Hutcherson), un giovane costretto a badare da solo a sé stesso e a sua sorella minore Abby (Piper Rubio), viene licenziato dal suo lavoro a causa dei suoi problemi nel gestire l’aggressività. I due rischiano di venire separati per sempre: la loro zia Jane (Mary Stuart Masterson) vuole iniziare una causa per revocare l’affidamento di Abby a Mike, a detta sua incapace di badare ad una bambina ora che non ha più un lavoro. Nel tentativo di vincere in tribunale, il giovane si reca dal consulente di carriera Steve Raglan (Matthew Lillard), il quale gli offre il posto di guardiano notturno alla ormai abbandonata “Pizzeria di Freddy Fazbear“. Disperato, Mike accetta.
La pizzeria nasconde un oscuro segreto: durante la notte, le mascotte animatroniche del locale prendono vita. Toccherà a Mike portare a galla il terrificante passato di “Freddy’s“, nel quale rimasero coinvolti cinque bambini, spariti misteriosamente nel nulla.
Un film fatto per i fan dei videogiochi
Ci sono due modi diversi per affrontare una recensione di “Five Nights at Freddy’s“: da fan dei videogiochi oppure dal punto di vista cinematografico. In base a questo, il giudizio risulta estremamente differente. Per quanto riguarda la pellicola intesa come omaggio al media franchise, questa funziona pienamente. Nel film, sono presenti una quantità incredibili di riferimenti ed easter egg ai vari giochi, da quelli più evidenti (come la scritta “It’s Me” che spunta misteriosamente durante l’attacco degli animatronics) ad alcuni più nascosti e profondi. Un esempio può essere il libro che Mike sta leggendo ad inizio pellicola: The Dream Theory. Si tratta di un rimando ad una delle teorie dei fan più accreditate dopo l’uscita del quarto gioco, smentita successivamente da Cawthon.
Inoltre, ogni personaggio della pellicola ha come nome un qualche rimando ai videogiochi: Mike Schmidt è la guardia notturna del primo gioco; William Afton è il principale antagonista della saga; la ragazzina il cui spirito possiede l’animatronic Baby in “Sister Location” è chiamata Abby; nella “seconda” parte della lore dei giochi, Vanessa è la game tester che viene corrotta dal virus digitale Glitchtrap (una forma di Afton). Inoltre, Vanny è il villain principale di “Five Nights at Freddy’s: Security Breach“.
Gli omaggi ai videogiochi non finiscono qui: dal piccolo peluche di Bonnie, alla breve apparizione di Balloon Boy, ai monitor delle telecamere (identici a quelli del primo gioco), a tutto il terzo atto. Sono importanti da menzionare anche i camei di alcune delle persone che hanno aiutato a diffondere “FNaF” nel corso degli anni. Infatti, hanno piccoli ruoli nel film gli youtuber Cory DeVante Willams (in arte CoryxKenshin, i cui Let’s Play della saga hanno ottenuto milioni e milioni di visualizzazioni) e Matthew Robert Patrick (membro del canale The Game Theorist e responsabile delle teorie più accreditate nella lore dei videogiochi). Doveva fare una breve apparizione anche Mark Edward Fischbach (Markiplier), saltata a causa degli impegni dello youtuber.
Infine, non si può non parlare della canzone presente durante i titoli di coda: “Five Nights at Freddy’s“, brano creato dai The Living Tombstone tre settimane dopo l’uscita del primo gioco. Tutti questi piccoli dettagli fanno capire la presenza di Scott Cawthon dietro al progetto. “Five Nights at Freddy’s” è sicuramente un film che i fan dei videogiochi apprezzeranno!
Una lore profondissima vs una sceneggiatura blanda
Dal punto di vista dei riferimenti, è chiaro che il film sia promosso appieno. Per quelle persone completamente estranee alla saga videoludica, invece, la situazione è ben diversa. Tutti questi riferimenti ed easter egg dovrebbero essere sostenuti da una sceneggiatura ed un ritmo solido. Purtroppo per “Five Nights at Freddy’s“, questi due fattori fondamentali sono praticamente inesistenti.
Rispetto alla profonda e misteriosa lore dei videogiochi, la trama del film è incredibilmente semplice. I “concetti” principali sono tutti presenti: una guardia notturna è costretta a rimanere cinque notti nella “Pizzeria di Freddy Fazbear“. Durante queste interminabili ore, viene tormentato da cinque animatronics posseduti dagli spiriti dei bambini scomparsi prima della chiusura del locale. Questa premessa, ottima per un videogame, risulterebbe abbastanza blanda e ripetitiva adattata sul grande schermo.
Per compensare, “Five Nights at Freddy’s” introduce due dinamiche tra diversi personaggi: il rapporto tra Abby e Mike e i sensi di colpa di quest’ultimo per la scomparsa del loro fratello Garrett (Lucas Grant), rapito quando Mike era ancora un bambino. Questa sottotrama viene sviluppata nei sogni della giovane guardia notturna e risulta la più approfondita del film. Purtroppo, nonostante l’insistenza della pellicola nei suoi confronti, il mistero della scomparsa di Garrett non risulta particolarmente interessante. Inoltre, si chiude in maniera abbastanza prevedibile e piatta.
Il rapporto tra Mike ed Abby viene gestito meglio. Il loro legame fraterno è realistico e, in qualche momento, toccante. Presi singolarmente, però, i due non sono personaggi interessanti. La ragazza viene gestita in maniera strana nel corso del film: riesce a comunicare con gli spiriti che hanno posseduto i vari animatronics tramite i suoi disegni. Agli sgoccioli del terzo atto, Abby riutilizza questo suo “potere” in una delle sequenze più ridicole e mal gestite della pellicola. In un film che parla di robot parlanti assassini, il “potere” di Abby è senza dubbio il fattore più bizzarro e difficile da accettare. Mike non viene gestito meglio. Nonostante sia il protagonista della pellicola, il giovane non subisce un vero e proprio sviluppo psicologico nel corso dei 110 minuti di durata. Rimane lo stesso personaggio dall’inizio alla fine.
Il problema più grande di “Five Nights at Freddy’s”
Nonostante i problemi legati alla sceneggiatura e ai personaggi, il peccato più grande compiuto da “Five Nights at Freddy’s” è ben più profondo. Il film, catalogato come un horror, non spaventa per nulla. Non c’è neanche un momento terrificante in tutta la pellicola. Si tratta dell’errore più grande che un film dell’orrore possa fare. L’assenza di paura è sicuramente dovuta alla decisione di rendere “Five Nights at Freddy’s” vietato ai minori di 14 anni (PG-13 negli Stati Uniti).
Per buona parte della sua durata, il film è noioso e ripetitivo. Come detto in precedenza, “Five Nights at Freddy’s” segue la struttura a cinque notti dei videogiochi. Per quanto si tratti di un fattore assolutamente inaspettato, una composizione del genere rovina completamente il ritmo. Infatti, il primo e il secondo atto della pellicola sono lenti e abbastanza noiosi. Le (poche) scene che tentano di spaventare sono costruite malissimo. La tensione è praticamente inesistente ed i jumpscare sono mosci e ripetitivi. Non aiuta il fatto che, come detto in precedenza, tutta questa parte del film sia incredibilmente ripetitiva. Infatti, due delle prime quattro notti sono pressocché identiche.
Al contrario, il terzo atto (interamente basato sulla quinta notte da “Freddy’s“) è incredibilmente frettoloso. In meno di mezz’ora, il film cerca di chiudere tutte le sottotrame che ha costruito durante la sua durata: dal rapimento di Garrett alla misteriosa scomparsa dei bambini nel ristorante. Inoltre, è presente un plot twist terribile e prevedibile. Nonostante questo, i fan dei videogiochi rimarranno soddisfatti dagli ultimi momenti del film: un vero e proprio omaggio alla conclusione di “Five Nights at Freddy’s 3“, uno dei finali migliori della saga videoludica.
Un comparto tecnico altalenante
Per quanto riguarda il comparto tecnico, “Five Nights af Freddy’s” risulta altalenante sotto ogni punto di vista. Ovviamente, non si possono non elogiare gli incredibili animatronics. Questi sono realizzati in maniera completamente pratica, sono dei veri e propri robot fisicamente esistenti. Inoltre, il loro design è identico a quello del videogioco. Per renderli più spaventosi nella versione cinematografica, Freddy ed i suoi hanno degli occhi lampeggianti. Quando gli animatronics diventano violenti, questi iniziano a brillare con un intenso rosso sangue. Purtroppo, questo effetto non riesce minimamente nel suo intento, anzi. I robot sembrano ridicoli, non risultano assolutamente più minacciosi. Il design “cartoonesco” degli animatronics funziona nei videogiochi grazie a tutta la tensione che veniva lentamente e magistralmente creata nel corso delle cinque notti. Il film, a causa della lentezza dei primi due atti e la frettolosità del terzo, fallisce completamente in questo. Senza tensione, i jumpscare non hanno alcun effetto.
Inoltre, “Five Nights at Freddy’s” compie un altro grande grande errore: “umanizza” fin troppo gli animatronics. Fin dall’uscita dei primi videogiochi, Freddy e gli altri sono sempre stati dei personaggi abbastanza ambigui. Inizialmente considerati come i veri e propri antagonisti, il loro ruolo all’interno della saga si è sempre evoluto costantemente. L’introduzione di William Afton (al tempo noto come Purple Guy a causa della figura viola con cui era rappresentato) ha aiutato i fan a capire la vera essenza degli animatronics: spiriti assetati di sangue, in cerca di vendetta verso l’uomo che ha ucciso loro e continuerà ad uccidere altri bambini. I loro sono comportamenti assolutamente comprensibili, per quanto violenti ed inaccettabili. Questa duplice valenza riesce a dare un minimo di spessore ed umanità a quelli che sono letteralmente ammassi di ferro, plastica ed anime umane.
Il film si spinge troppo in là: rende gli animatronics troppo “umani”. Non sono più spiriti che cercano vendetta verso William Afton, sono delle mere pedine controllate da Afton stesso. Inoltre, nel secondo atto, è presente una sequenza nella quale Abby, Mike e i robot costruiscono un fortino per passare la notte. Dopo questo momento adorabile, è impossibile provare un minimo di terrore nei confronti di Freddy e gli altri.
Considerazioni finali su “Five Nights at Freddy’s”
Dal punto di vista prettamente cinematografico, “Five Nights at Freddy’s” è un film deludente. Si tratta di una pellicola horror che non fa paura, completamente distrutta dal PG-13. Non bastano gli ottimi animatronics realizzati praticamente, si salva ben poco. Con una sceneggiatura debole e ripetitiva, un ritmo lentissimo nei primi atti ed incredibilmente frettoloso nel terzo, personaggi non sviluppati, una tensione inesistente ed un twist prevedibile, il film sembrerebbe fallire sotto ogni punto di vista.
Nel caso di “Five Nights at Freddy’s“, però, il discorso è ben più complesso. I riferimenti e gli easter egg, da quelli più evidenti a quelli incredibilmente profondi, riescono a divertire pienamente tutti gli appassionati dei videogiochi. Dietro alla realizzazione del film è sicuramente presente tanto impegno e, soprattutto, tantissimo cuore ed amore nei confronti del materiale da adattare. La supervisione di Scott Cawthon non poteva essere più chiara. Gli amanti di “Five Nights at Freddy’s“, sia come semplice saga di videogiochi che come gigantesco fenomeno culturale degli ultimi anni, rimarranno sicuramente divertiti e soddisfatti. Gli amanti del medium cinematografico, invece, torneranno a casa fortemente annoiati e completamente infelici.
Pro
- Gli ottimi animatronics, rappresentati senza l’utilizzo di computer grafica;
- I numerosi riferimenti ed easter egg alla saga videoludica;
- La conclusione del film renderà felici i fan dei videogiochi
Contro
- Il film non fa minimamente paura;
- Seri problemi di ritmo, con i primi due atti lenti e noiosi ed un terzo frettoloso;
- Sceneggiatura debole e ripetitiva;
- Un twist prevedibile;
- Personaggi blandi e senza sviluppi psicologici;
- Una tensione inesistente;
- Freddy e gli altri sono troppo “umani”
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