Il femminicidio di Basak Cengiz, l’ennesimo in una Turchia devastata dalla violenza di genere e dalle diseguaglianze, conferma l’urgenza per il paese di rientrare nella Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne.
Ogni anno, in Turchia, si verificano centinaia di femminicidi. Gli hashtag di tendenza contro questi fenomeni sui social media e le proteste per strada sono diventati eventi tristemente familiari. Questo mese, un omicidio particolarmente spietato ha scatenato una massiccia protesta: gli attivisti per i diritti delle donne affermano che il governo sia incapace di prevenire la violenza di genere. Sostengono anche che ritirandosi dalla Convenzione di Istanbul, un accordo storico del Consiglio Europeo del 2011 che delinea come garantire la sicurezza delle donne, la Turchia abbia rinunciato ad un provvedimento essenziale che lei stessa aveva proposto.
Il 9 novembre, Basak Cengiz stava camminando per una strada nel quartiere Atasehir di Istanbul, quando un uomo che brandiva una spada da samurai si è avvicinato alle sue spalle. L’uomo, senza dire una parola, ha iniziato a pugnalarla ripetutamente, continuando anche dopo la sua caduta a terra e successiva morte. Cengiz, 28 anni, era un architetto promettente e si era trasferita da Ankara a Istanbul per iniziare la sua carriera. La povera donna si era inoltre recentemente fidanzata.
L’assassino, interrogato dalla polizia sul motivo per cui ha ucciso Cengiz, ha detto che voleva semplicemente uccidere qualcuno. “Sono uscito e ho scelto una donna perché pensavo che sarebbe stato più facile”, ha detto.
Nel 2021 gli uomini in Turchia hanno ucciso 285 donne, secondo la piattaforma che monitora il fenomeno del femminicidio nello stato. Andando avanti così si supereranno certamente le 300 che sono state uccise nel 2020. Nei casi in cui sono stati identificati un movente ed un sospettato, il gruppo ha scoperto che la maggior parte delle volte i mariti uccidevano le mogli, nelle loro case. Il manager della piattaforma, Kav, ha affermato che le chiamate alla linea telefonica di emergenza della piattaforma sono triplicate dall’inizio della pandemia.
Il presidente Erdogan ha criticato aspramente i gruppi femministi nel paese per aver continuato a utilizzare l’argomentazione della Convenzione di Istanbul. Egli ha affermato che la Turchia ha già in vigore leggi che offrono protezione. “Il nostro governo è molto, molto sensibile in termini di violenza di genere”, ha detto Erdogan ad Ankara il 17 novembre. “Abbiamo completamente rimosso la Convenzione di Istanbul dalla nostra agenda perché abbiamo già nel nostro paese leggi che proteggono più che adeguatamente le donne”.
Ma i critici di Erdogan hanno a lungo messo in dubbio che egli fosse davvero impegnato nella promozione dell’uguaglianza di genere. Nei discorsi fatti nel corso degli anni il presidente ha spesso messo in dubbio l’idea che donne e uomini fossero uguali. Egli ha inoltre incoraggiato le donne ad abbracciare quello che, secondo lui, è il loro ruolo tradizionale di madri e casalinghe.
La situazione potrà migliorare? Non lo sappiamo, ma per ora l’unica cosa che possiamo fare è informare più persone possibile della disastrosa situazione turca e del femminicido dilagante, nella speranza che possa finalmente cambiare qualcosa.
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Di Ceresoli Stefano
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