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Far pagare il gas in rubli? La pericolosa mossa di Putin

di Domenico Scala

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Far pagare il gas in rubli? Perché? Dietro la mossa di Vladimir Putin ci sono due ragioni. O meglio, due possibili interpretazioni. La prima è che la decisione serva a sostenere e a rivalutare la valuta di Mosca facendo pagare il conto all’Occidente. E sfruttando un buco nel sistema di sanzioni messo in atto da Stati Uniti ed Unione Europea. La seconda è che così possa creare per la moneta russa domanda anche sul mercato estero. Perché il cliente dovrà convertire la propria valuta “aiutando” la Banca Centrale e gli istituti di credito russi. Ma così Putin rischia una nuova escalation di guerra. Avvicina infatti l’ipotesi che la Russia stessa o l’Europa arrivino a cessare le forniture di gas.

Putin

Putin (Shutterstock)

Perché far pagare il gas in rubli?

La mossa di Putin tutela innanzitutto Gazprom. Al colosso statale il Presidente ha ordinato di rivedere i contratti con i “Paesi ostili”, accettando d’ora in poi soltanto rubli come pagamento. E a dimostrazione che non si tratta di un percorso semplice ha dato una settimana di tempo al Governo per adeguarsi. Perché la conversione dei contratti è pensata per dare forza alla moneta russa, nel frattempo crollata a seguito dell’invasione dell’Ucraina e delle successive sanzioni. Infatti ieri, dopo l’annuncio, il cambio tra euro e rublo e quello con il dollaro si sono immediatamente mossi al ribasso (dal punto di vista di Mosca). E il prezzo del gas ha registrato un balzo del +34%.

Come funziona il meccanismo?

Questa la reazione del consigliere di Palazzo Chigi Francesco Giavazzi: “Farsi pagare in rubli sarebbe un modo per aggirare le sanzioni, quindi penso che continueremo a pagare in euro”. Ma perché il cambio è decisivo nel sistema di sanzioni? Attualmente per effettuare il pagamento delle forniture gli esportatori riportano in una banca russa il corrispettivo incassato in valuta estera. Entro tre giorni devono convertirne l’80% in rubli e devono quindi cedere la valuta sul mercato. Gli importatori la comprano addebitando il proprio conto in rubli. E infine utilizzano la valuta per acquistare all’estero i beni necessari.

Questo meccanismo funziona anche per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Qualche giorno fa la Banca Centrale russa ha onorato una cedola nonostante avesse tutti i conti in dollari all’estero bloccati per effetto delle sanzioni. Come ha fatto? Acquistando sul mercato interno la valuta necessaria. Però non può funzionare in eterno se non viene alimentato continuamente. Imporre ai “Paesi ostili” di pagare il gas in rubli crea una domanda di valuta anche nei mercati esteri. Perché se il cliente deve pagare il combustibile in rubli, prima deve ottenerli. E per farlo deve rivolgersi a banche e istituzioni russe. Che poi potranno così aiutare nel reperimento della valuta estera necessaria per il servizio del debito. L’idea di Putin somiglia molto a quello che chiese di fare l’Iran pochi anni fa col suo petrolio, che pretendeva fosse pagato in euro anziché in dollari, o alla recente richiesta cinese ai sauditi di pagare il petrolio in yuan.

Conclusioni

Un paese come l’Italia dovrebbe reperire i rubli per pagare i suoi 29 miliardi di metri cubi di gas naturale che arrivano da Mosca. “Dovremmo esportare per pari valore verso la Russia, o pagare in oro; la vedo difficile”, dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Ma c’è un però. Nei contratti per il gas è presente anche la valuta di pagamento. Che è stabilita prima, proprio per evitare ricatti come questi. La valuta delle transazioni non può essere stabilita o cambiata unilateralmente da uno degli attori del contratto a fornitura in corso. E quindi il venditore, ovvero Gazprom, dovrà chiedere il permesso al compratore.
Ovvero a Eni, a Total e a tutti quelli che attualmente acquistano gas russo pagandolo in valuta diversa dal rublo. Forse Putin medita di applicare la regola solo ai contratti futuri. In questo caso non ci sarebbero problemi giuridici. Anzi, la mossa potrebbe costituire un autogol perché a quel punto si potrebbero rinegoziare anche i prezzi. Ma se non è così si rischia di andare allo scontro: gli importatori possono invalidare i contratti, ma a quel punto non avrebbero più il gas. Gazprom potrebbe chiudere i rubinetti all’Occidente, ma non incasserebbe più un euro o un dollaro. E con ripercussioni pericolose anche sulla stabilità finanziaria della Russia. E sull’approvvigionamento di combustibile in Europa. Sì, perché prima dell’attacco all’Ucraina il 58% delle vendite di Gazprom veniva onorato in euro, il 39% in dollari e il 3% in sterline. Ecco perché il problema è principalmente europeo… ma anche e soprattutto russo.
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di Domenico Scala
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