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Facebook scambia il “panino alla finocchiona” per un insulto e banna lo spot pubblicitario

di Melissa Marocchio

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Stando a quanto riportato da TGCOM24, Facebook avrebbe cancellato la campagna pubblicitaria di un’azienda pugliese che promuoveva un panino alla finocchiona. Il motivo? Per l’algoritmo del social network fondato da Mark Zuckerberg, il salume protagonista dello spot sarebbe un insulto…

La replica: non conoscere la finocchiona è un insulto

Nel messaggio che ha ricevuto l’azienda, in merito alla rimozione del contenuto pubblicitario, sarebbe il seguente:

“Insultare o prendere di mira gruppi specifici di categorie protette, pertanto non rispetta i nostri standard della community. Rimuovi eventuali contenuti offensivi dalle creatività della tua inserzione”.

L’azienda nell’immediato ha provato a rivolgersi direttamente al team di Facebook, pubblicando anche un post nel quale rivela che finocchiona non è per nulla un insulto; diversamente, l’offesa più grande sarebbe non conoscere questa prelibatezza toscana. Questo intervento si è rivelato comunque inutile perché il social network non ha riabilitato l’inserzione perché considerata lesiva; per non rimanere con le mani in mano l’azienda ha quindi pensato fosse più semplice rifare da capo l’intera campagna del progetto culinario Interiora Design

La finocchiona è un prodotto che ha il sapore della storia” è quanto si legge nel nuovo post della campagna, insieme alle origini dell’insaccato; il salume ha infatti origine medievale. Al tempo, i norcini, per non ricorrere al pepe raro e costoso, scelsero di inserire i semi di finocchio nell’impasto; da quel momento la Finocchiona diventò la regina delle tavole nobiliari e delle osterie più famose della Toscana.

Non è la prima volta che una pubblicità viene rimossa per questa ragione

Pare inoltre che non sia la prima volta che l’azienda si ritrova costretta a ricostruire una nuova campagna. Difatti, i responsabili di Laboratorio Com hanno raccontato:

“Ci capita spesso e per motivi anche più assurdi. Facciamo campagne su alcune tipologie di categorie, come persone con determinate malattie, e Facebook ce le blocca puntualmente pensando siano discriminatorie” [TGCOM24].

Questo è il limite di un’intelligenza artificiale che, non conoscendo il significato di certe parole, provoca spesso dei danni alle aziende. Per non perderti altre notizie e rimanere sempre aggiornato continua a seguire Nasce, Cresce, Ignora.

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