Christian Eriksen è (quasi) tornato su un campo da calcio. Quantomeno ad allenarsi, quantomeno a “dare quattro calci ad un pallone”. 173 giorni dopo l’arresto cardiaco in Danimarca-Finlandia che ha tenuto col fiato sospeso tutto il mondo calcistico, il centrocampista danese ha svolto un po’ di corsetta e qualche tocco di palla.
La notizia rimbalza proprio da Odense, città danese dove Eriksen ha una villa a pochi metri dal centro sportivo dell’OB, squadra della città e in cui l’ex Tottenham ha militato tra il 2005 e il 2008, prima di passare all’Ajax. Eriksen si è presentato questa mattina alle 8 insieme al suo personal trainer sul campo più lontano della clubhouse, per evitare occhi indiscreti e telecamere. Non ci sono infatti foto e video del suo allenamento, ma solo le parole del diesse della squadra “ospitante”, Michel Hemmingsen: “Siamo davvero felici che Christian si tenga in forma in questi giorni sui nostri campi. Siamo rimasti in contatto con lui e siamo onorati che ci abbia chiesto se poteva rimettersi in forma ad Ådalen”.
Come confermato da Beppe Marotta qualche giorno fa, Eriksen non sa ancora quale sarà il suo futuro nel calcio giocato. Anzi, non sa se avrà un futuro nel calcio giocato. Tutto ciò che chiede Christian, come uomo prima che calciatore, è che si parli di lui il meno possibile: infatti, lo stesso danese deve ancora decidere sul suo avvenire.
Il danese è ancora un giocatore dell’Inter, ma finché avrà un defibrillatore sottocutaneo impiantato, Eriksen non potrà giocare in Italia. Nel nostro paese, infatti, le misure preventive messe in atto per evitare tragedie in campo si sono “inasprite” dopo quanto accaduto a Morosini nel 2012. L’Inter lo ha sempre sostenuto; tuttavia, per questa stagione ci ha pensato l’assicurazione Uefa a pagare il suo ingaggio da 7.5 milioni netti. Chris, nel frattempo, pensa a Danimarca e Olanda come possibili destinazioni; in questi paesi, infatti, è permesso giocare con un defibrillatore sottocutaneo: Blind dell’Ajax ne è un esempio.
Ci sono situazioni, comunque, in cui anche un sentimento forte come il calcio fa un passo indietro, perché prima di gioire per un calciatore ritornato, è bello gioire per un marito e un padre che ritrova, in un certo senso, la vita.
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di Federico Minelli
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