Empire of Light, la recensione: “Trova la luce dove giace l’oscurità”

Da giovedì 2 marzo 2023 sarà finalmente distribuito nei cinema italiani “Empire of Light“, nuovo film di Sam Mendes con protagonista Olivia Colman. Affiancano quest’ultima nel cast Micheal Ward, Toby Jones, Colin Firth, Tom Brooke, Sara Stewart e Monica Dolan. Il film, attualmente candidato all’Oscar per la miglior fotografia, è prodotto da Searchlight Pictures.

Le forme e la salvezza dell’amore

Ambientata nel 1980, la storia gravita intorno a Hilary, la direttrice di sala del cinema Empire a Margate, sulla costa settentrionale del Kent. La donna soffre di schizofrenia, per la quale prende medicinali che affliggono pesantemente il suo umore, e ha una relazione segreta con il capo sposato, Donald Ellis. Lo stato depressivo in cui si trova le fa apparire la vita vuota priva e di significato, finché un nuovo dipendente non viene assunto all’Empire. Si tratta di Stephen, un giovane ragazzo di colore per cui Hilary prova subito una forte attrazione, presto ricambiata. Accomunati dalla passione per il cinema ma anche dalle loro vite tormentate, i due iniziano a frequentarsi di nascosto. Il razzismo delle persone nei confronti di Stephen e i fantasmi di Hilary metteranno però alla prova i sentimenti che provano l’uno per l’altra. Riusciranno a intrecciare i fili di voce loro rimasti?

Il cinema al “centro” di Empire of Light

Il tema principale che Sam Mendes si proponeva di trattare con “Empire of Light” era quello del suo amore per il cinema. L’intenzione è sicuramente evidente dall’ambientazione del film, dalla passione dei protagonisti e anche dal personaggio di Norman, interpretato da Toby Jones. Quest’ultimo lavora come proiezionista all’Empire, rappresentando dunque la magia del cinema che Mendes voleva mostrare. Nonostante gli ottimi propositi del regista, questo tema è molto meno presente di quanto avrebbe dovuto, finendo per risultare marginale anziché portante. Lo screen time di Jones, il quale avrebbe potuto incarnare la tematica alla perfezione, è estremamente esiguo. I personaggi di Colman e Ward, pur condividendo questa passione, finiscono per dirottare il loro percorso su altri aspetti delle loro vite. Il messaggio, seppur presente, si perde quindi in parte dietro le storie dei protagonisti.

 

 

Un accenno di denuncia al razzismo

Molto simile è quanto avviene con un’altra tematica importante del film, ovvero la denuncia al razzismo. Come già menzionato, la figura di Stephen si lega molto al tema del razzismo, da cui è perseguitato da tutta la vita e ciò da diverse generazioni. La storia di odio che ha alle spalle lo definisce profondamente come persona, oltre a influenzare il suo rapporto con gli altri, in particolare con Hilary. Al pari del caso precedente, ci troviamo di fronte ad un tema che si proponeva come pilastro del film ma che, a conti fatti, risulta marginale e poco presente. Lo spazio lasciato alle scene con uno sfondo di denuncia al razzismo si concentra molto in diversi momenti, anche piuttosto forti; tuttavia, tale spazio non si rivela sufficiente per le premesse che il film aveva su questo messaggio.

Le straordinarie interpretazioni del cast di “Empire of Light”

Una delle note più positive di “Empire of Light” è indubbiamente il cast di cui si compone. In prima linea è presente Olivia Colman, che offre un’interpretazione eccezionale di una donna tormentata, sola ma con il bisogno di amare. Colman riesce a trasmettere tutto il suo dolore sia esternandolo con forza sia silenziosamente nella solitudine della propria vita. Nel film è accompagnata da Micheal Ward, anch’egli incarnante un personaggio realistico ed inquieto, ma comunque pieno di vita. Una sorprendente aggiunta al cast si rivela proprio Toby Jones; con poche scene a disposizione, riesce a costruire un personaggio di grande spessore, che da solo rappresenta perfettamente il messaggio che il film vuole trasmettere. Menzioniamo infine le interessanti performance di Colin Firth e Tom Brooke, seppur anch’esse marginali.

La fotografia di Deakins a coronamento del film

La storia raccontata da Mendes è caratterizzata da una forte delicatezza ed eleganza, arricchita dalla regia e le interpretazioni del cast. Una componente fondamentale, però, è la fotografia, di cui si occupa il premio Oscar Roger Deakins. Come lascia presagire il titolo, l’elemento della luce è alla base della pellicola; se i primi minuti sono girati in una costante penombra, in linea con lo stato d’animo della protagonista, a partire dall’incontro con Stephen gli ambienti si fanno luminosi e vitali. L’alternanza tra luci e ombre segue i pensieri e le emozioni di Hilary per tutta la durata della pellicola, offrendo un messaggio di speranza sul finale. Come menzionato inizialmente, la fotografia di Deakins in “Empire of Light” è candidata ai premi Oscar di quest’anno.

 

 

Considerazioni finali

Empire of Light” è un film di estrema eleganza, delicato ma potente, che infonde emozioni forti e sempre nuove nello spettatore. I temi che Mendes proponeva come portanti, purtroppo, sono più marginali di quanto avrebbero dovuto; la passione del regista per il cinema si limita quasi esclusivamente ad un personaggio ben scritto ma poco presente, mentre la denuncia al razzismo è confinata a pochi momenti, per quanto di forte impatto. Il cast svolge un lavoro egregio nel trasmettere le emozioni dei personaggi allo spettatore; il loro dramma interiore non è mai banalizzato, viene sviluppato perfettamente nella sua complessità. Ciò è accompagnato da una straordinaria fotografia, basata su un utilizzo delle luci coerente con i sentimenti dei protagonisti che portano ad un inevitabile e costante coinvolgimento dello spettatore.

Pro

  • Le eccezionali interpretazioni del cast, a partire da Olivia Colman;
  • La scrittura dei personaggi e della loro interiorità, sempre indagata in tutta la sua complessità;
  • La delicatezza della regia di Sam Mendes;
  • La fotografia di Roger Deakins e il suo uso dell’elemento della luce in relazione all’emotività dei personaggi.

Contro

  • Il tema dell’amore di Mendes per il cinema è marginale, penalizzato anche dall’esiguo screen time di Toby Jones;
  • La denuncia al razzismo che si propone è poco presente, il che finisce per incidere negativamente sulla sua importanza.

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Alice Casati

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