In Romania, durante la costruzione di un raccordo autostradale nel sud-est del Paese, sono venuti alla luce i resti di una tomba principesca, che dal ricco corredo, sembrerebbe appartenere ad un importante guerriero unno. In particolare, la spada con il fodero ricoperto d’oro lascia immaginare che il proprietario sia Attila, venuto alla storia per essere un invasore spietato.
Stando a quanto riportato da “La Stampa“, a fare la scoperta sono stati tre operai che, durante i lavori, stavano scavando un campo ricoperto dalla neve. Qui però si sono imbattuti in qualcosa di inatteso: un nuovo sito archeologico; si tratta del quarto venuto alla luce in quelle zone, e non si esclude che ce ne possano essere molti altri.
La tomba è datata al V secolo, periodo in cui la regione era controllata dagli Unni. I resti rinvenuti mostrano che il guerriero venne sepolto con il suo cavallo, le sue armi e tutte le ricchezze che aveva conquistato.
Questo sito si distingue dagli altri per l’eccezionalità del corredo funebre: vi sono oltre un centinaio di manufatti per la maggior parte ricoperti d’oro e con intarsi di pietre preziose. A chi appartengono però tutte queste fortune? Probabilmente ad Attila, che ha conquistato l’enorme bottino grazie alla innumerevoli incursioni, alcune delle quali fondamentali per la decadenza dell’Impero Romano, in primis quello d’Occidente.
Un archeologo del Vasile Pârvan Institute of Archaeology di Bucarest ha chiarito che la tomba è stata ritrovata a fine 2022 nei pressi di Mizil, città del sud-est della Romania, a circa 220 chilometri dal Mar Nero. La tomba fa inoltre parte di un sito archeologico più ampio con altri sepolcri, abitazioni e pozzi. Il reperto più eccezionale rinvenuto all’interno della tomba è forse la spada che, come dichiara lo studioso e come riporta “La Stampa“:
“È in gran parte arrugginita, ma il suo fodero è decorato per tutta la sua lunghezza con foglie d’oro. L’etnia del guerriero di Mizil non è ancora nota, ma i ricchi corredi funerari suggeriscono che appartenesse alla classe dirigente nel periodo unno”.
Gli unni infatti, in quel periodo controllavano la gran parte delle terre a ovest del Mar Nero, compresa la regione appartenente all’attuale Romania. Nei prossimi mesi si procederà con la ripulitura e lo studio dei reperti, quindi i manufatti e le ossa, per poi esporli al pubblico. La tomba invece rimarrà conservata nel luogo del ritrovamento e il progetto autostradale subirà una modifica.
Nonostante la scoperta di questa nuova tomba, il luogo della sepoltura di Attila rimane ancora un grande mistero. Secondo lo scrittore del VI secolo Jordanes, la sepoltura di Attila avvenne in una triplice bara; la parte più interna era dorata, la seconda d’argento e la più esterna di ferro. Oro e argento rappresentavano la ricchezza che Attila aveva guadagnato per gli Unni, mentre il ferro era un segno di gratitudine verso il contributo in guerra del sovrano. Jordanes scrisse anche che i servitori che contribuirono a costruire la tomba vennero poi uccisi per mantenere il segreto del luogo di sepoltura.
Parte delle fonti, come ha affermato lo stesso autore nei suoi scritti, erano i testi prodotti da Prisco, diplomatico romano che aveva contatti con Attila e altri della sua corte. Prisco racconta che il Re degli Unni fu seppellito sotto quello che all’epoca era il letto di un fiume e sottolinea anche lui che gli schiavi vennero uccisi per non rivelare dove si trovassero i suoi grandi tesori.
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