di Antonio Stiuso
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha risposto al Question time sulla guerra in Ucraina. Durante l’evento, in programma oggi alla Camera, sono state presentate anche alcune domande in merito all’accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina.
Parla Draghi
Mario Draghi, durante il Question time in programma alla Camera, ha risposto ad alcune domande in merito alla guerra in Ucraina. Ma prima di procedere con le domande, il Presidente del Consiglio, ha voluto ringraziare, a nome di tutto il governo, le persone che si sono mobilitate volontariamente a sostegno della popolazione ucraina. Tra queste sia associazioni di volontariato che singoli cittadini. Tutti quelli, insomma, che stanno mandando aiuti e offrendo ospitalità e assistenza ai profughi. Dimostrando grande generosità e umanità.
Dopo i ringraziamenti ai singoli cittadini, il Premier non ha risparmiato parole dolci nemmeno per le varie forze politiche del governo. Ha voluto, infatti, ringraziare tutti i suoi componenti, soprattutto l’opposizione “per la grande prova di unità e spirito costruttivo dimostrato in questa crisi”. Chiudendo, infine, con parole di speranza: “Sono certo che l’Italia farà la sua parte fino in fondo”.
Question time
Dopo il breve excursus iniziale Draghi torna a parlare della situazione nel concreto: “All’8 marzo sono arrivati 21.095 cittadini ucraini, oggi sono 23.872 principalmente dalla frontiera italo-slovena, oltre il 90% sono donne e bambini. Ieri 10.500 donne, oggi 12 mila, gli uomini erano 2 mila ieri, oggi 2200, i bambini 8500 ieri e oggi 9700. Il flusso è certamente destinato ad aumentare”.
Il Premier, dopo aver parlato della fase iniziale dell’accoglienza, si spinge alla fase successiva, della “convivenza”. “Per i profughi ucraini che vogliono svolgere attività lavorativa abbiamo previsto una prima misura che consente loro, sulla base della sola richiesta del permesso di soggiorno ed in deroga alle quote del decreto flussi, di lavorare sia in forma autonoma che stagionale”. Riguardo alla questione sanitaria, invece, Draghi ha affermato che: “I profughi o fanno il tampone ogni 48 ore o accettano di vaccinarsi”.
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di Antonio Stiuso
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