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Draghi al parlamento UE propone il “federalismo pragmatico”: si va verso un’Europa più unita?

di Gianmichele Trotta

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Nella giornata di ieri, l’attuale presidente del consiglio, Mario Draghi, ha condotto nella sede del parlamento Europeo un lungo discorso nel quale ha toccato varie questioni circa il futuro dell’Unione. L’intervento, della durata di circa mezz’ora, ha ricevuto la stima e gli applausi di tutti gli eurodeputati presenti. Tra tutti, l’argomento che ha riscosso maggiore stupore è stato quello di aprire il discorso per una revisione dei trattati costituzionali dell’Unione Europea. Infatti, si è parlato anche di “federalismo pragmatico“. Ecco cosa sta succedendo.

I Trattati dell’Unione

Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti“. Così il premier introduce il discorso. Uno sguardo al futuro il suo, senza però rinnegare il lavoro svolto dai padri fondatori della nostra Unione.

Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia. Dobbiamo superare il principio dell’unanimità e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata.”

Attualmente, l’Unione Europea si posa su un trattato neanche troppo lontano da noi, firmato a Lisbona solamente nel 2007 ed entrato in vigore il primo dicembre 2009. Quest’ultimo a sua volta fu un modo per aumentare “i poteri del parlamento Europeo”, inoltre “prevede diverse novità per adeguare le Istituzioni europee all’allargamento dell’UE”, come riportato anche sul sito del parlamento UE.

Tuttavia, per Draghi questo non sembra più essere al passo coi tempi e con le ultime vicende politiche mondiali. Inoltre, lo stesso Draghi fa riferimento a quel federal-funzionalismo di cui parlava Monet e lo fa citando Schuman, ricordando il concetto secondo cui l’Ue si costruisce “pezzo per pezzo e non di getto“.

 

Draghi su energia e spese militari

Tra i punti più importanti toccati dal premier c’è sicuramente un focus sull’energia e in particolare sul gas importato dalla Russia. In particolare, fa riferimento al fatto che “sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all’Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti

Per lui è proprio questo il punto di forza su cui i Paesi dell’UE possono far leva per abbassare i prezzi ormai esorbitanti dell’energia. Di conseguenza, anche il prezzo dell’elettricità si abbasserebbe in quello che definisce un “problema sistemico” che può essere risolto solo spezzando “il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità“.

Passa poi al discorso delle spese militari. Secondo lui è necessario “razionalizzare e ottimizzare gli investimenti“. Infatti, così come ricorda il Premier, “noi spendiamo tre volte più della Russia, ma abbiamo 146 sistemi di difesa diversi, gli Stati Uniti ne hanno 34, è una distribuzione altamente inefficiente“. Inoltre, l’UE dovrebbe muoversi “verso decisioni prese a maggioranza qualificata“, superando il “principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati“.

Lo scopo sarebbe quello di creare un’Unione Europa compatta, che possa prendere decisioni più fulminee in politica estera. “Un’Europa capace di decidere in modo tempestivo è un’Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo“, dichiara il Premier.

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