Dopo lo scandalo creato dall’approvazione della legge “Don’t say gay” in Florida, la posizione della Disney è inizialmente stata poco chiara, e aveva dato vita a diverse voci. La legge, che limita le discussioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nelle scuole, è stata condannata dall’azienda, ma a detta di molti, non come avrebbe dovuto.
A ciò si è aggiunta anche la Pixar che, di recente, ha accusato la Disney di censurare scene di affetto tra personaggi dello stesso sesso. Alla luce di queste accuse, i dipendenti LGBTQ+ dell’azienda si sono uniti in uno sciopero contro la “Don’t say gay”. Vediamo quali provvedimenti sono stati adottati dalla compagnia in seguito a questa protesta.
I dipendenti LGBTQ+ dell’azienda sono stati i primi a muoversi in seguito ai recenti avvenimenti. Oggi, 22 marzo, hanno dato vita ad un’intera giornata di azioni di solidarietà, dimostrando chiaramente la loro posizione riguardo alla “Don’t say gay”. Molti dipendenti della sede centrale di Burbank, in California, non sono tornati al lavoro dopo lo sciopero, divulgando sui social gli hashtag #DisneyDoBetter, #DisneySayTrans, #DisneySayGay e #WherelsChapek.
La richiesta dei manifestanti all’azienda è quella di interrompere tutte le donazioni a politici favorevoli alla legge discriminatoria e gli investimenti nello Stato della Florida. In secondo luogo, le società Disney come ABC, ESPN, Disney Plus e Hulu hanno condiviso dei post sui social, dichiarandosi contro il disegno di legge; una settimana fa anche i Marvel Studios avevano fatto lo stesso. Di seguito la dichiarazione di Disney Plus su Twitter.
“Disney Plus sostiene i nostri dipendenti, colleghi, familiari, narratori e fan LGBTQIA+, e denuncia fortemente tutte le leggi che infrangono i diritti umani delle persone della comunità LGBTQIA+ – specialmente le leggi che prendono di mira e danneggiano i giovani e le loro famiglie. Noi lottiamo per creare un servizio che rifletta il mondo in cui viviamo, e la nostra speranza è di essere una fonte di storie inclusive, potenzianti ed autentiche, che ci uniscano nella nostra umanità“.
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di Alice Casati
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