Gaming

Dipendenza da videogiochi: oltre 300 pazienti in due anni

Sono oltre 300 i casi di dipendenza da videogiochi registrati nel Regno Unito dal 2019 ad oggi. Anno in cui è ufficialmente nato il National Centre for Gaming Disorders a Londra. Il delicato tema del “Gaming Disorders” è trattato da tempo. Ma solo negli ultimi questa particolare dipendenza sta venendo trattata con le giuste maniere, grazie ai sempre nuovi studi a riguardo.

Quando i videogiochi diventano dipendenza

Si è sempre parlato di dipendenza da videogiochi, ma solo dal 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto tale disturbo comportamentale. Infatti, nell’undicesima revisione del documento ICD (una classificazione internazionale di disturbi e malattia sanitarie) l’OMS ha per la prima volta incluso il “Gaming Disorders” nella lista.

L’organo internazionale ha anche definito quando il “giocare troppo” diventa malsano e si trasforma in una vera e propria dipendenza, alineazione. Per essere definita un disturbo, infatti, i videogiochi devono interferire nelle normali e consuete situazioni quotidiane in maniera negativa. Danneggiando la vita negli aspetti familiari, personali e lavorativi in un lasso di tempo di almeno 1 anno.

Questa scelta all’epoca fece molto discutere. Infatti, molti considerarono la scelta dell’OMS come dannosa verso l’industria videoludica. Insomma, un modo come un altro per danneggiare l’immagine del medium videoludico agli occhi dei meno informati. Però sono i dati a dare in parte ragione all’OMS. Dal 2019 sono saliti i casi clinici in tutto il mondo per quanto riguardo la dipendenza da videogiochi. Questo grazie anche allo svilupparsi di centri appositi per il trattamento in giro per il globo.

I dati del National Centre for Gaming Disorders a Londra

A fare notizia in merito sono stati i dati che emergono dalla BBC. Nel più grande ed unico istituto britannico che tratta di questa particolare dipendenza, sono ben oltre i 300 casi registrati di pazienti dipendenti dai videogiochi dal 2019 ad oggi. Un focus è sul 2020, anno sicuramente particolare per l’intero mondo. Nell’anno della pandemia da COVID-19, infatti, sono più di 200 i pazienti registrati dall’Istituto.

Questo è un dato che si aggiunge al resto. Non è infatti di certo una novità il fatto il 2020 è stato un anno particolare per il mondo videoludico. Infatti si sono registrati numeri impressionanti per quanto riguarda vendite e altro. Ma, se l’altra faccia della medaglia mostra come molte persone hanno usato il videogioco come luogo di rifugio e svago dai vari problemi della quarantena, è anche evidente come altre abbiano decisamente esagerato.

I numeri parlano di come siano gli adolescenti la fascia più colpita da questa dipendenza. Con casi che parlano di ragazzi che trascorrevano anche 14 ore al giorno davanti al pc. Ad ogni modo, la fascia d’età dei pazienti ricoverati al National Centre for Gaming Disorders varia dai 12 ai 60 anni. Non sono quindi solo i più giovani ad essere coinvolti in questo disturbo.

Tra le varie metodologie usate dal Istituto londinese spicca anche la forma di consultazione online. Sia per venire incontro ai problemi di posti ridotti causa pandemia, sia per superare i timori e i preconcetti di molti, la forma di contatto virtuale ha aiutato molto, afferma lo stesso Istituto. Questi dati fanno emergere che sì, per quanto per molti di noi questa possa essere una bellissima passione, che il passo tra quest’ultima e l’ossessione è veramente breve. È fin troppo facile cadere nella dipendenza da videogiochi per chi li ama, senza rendersene conto. È quindi sempre bene moderarsi, anche in questo campo.

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di William Tinella

Redazione NCI

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