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Diabolik, la recensione: non è il solito cinecomic

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 16 dicembre, “Diabolik” è il nuovo film diretto dai Manetti Bros. Nel cast troviamo Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastrandrea, Alessandro Roia, Serena Rossi e Claudia Gerini.

Arrivato nelle edicole italiane nel 1962 (in questo articolo approfondiamo meglio la figura del Re del terrore), Diabolik ottenne un tiepido successo, fino all’arrivo del terzo numero. Intitolato “L’arresto di Diabolik”, i fratelli Antonio e Marco Manetti decidono di adattare su schermo proprio questa storia dedicata al ladro più spietato e famoso del fumetto italiano. Ma la domanda sorge spontanea: “Diabolik” è un bel film? Assolutamente si. Non solo rispettoso del materiale originale, ma va oltre la definizione di cinecomic stesso. Non un cine fumetto, la pellicola targata Manetti Bros. è il ritorno del cinema di genere in Italia.

Il Re del terrore

Diabolik (Luca Marinelli) continua a seminare terrore a Clerville. A dare la caccia allo spietato ladro troviamo l’ispettore Ginko (Valerio Mastrandrea). Ma a sconvolgere la vita del Re del terrore, ci penserà il suo nuovo bersaglio: Eva Kant (Miriam Leone). Nel tentativo di rubare un diamante rosa di proprietà della misteriosa donna, il protagonista vede la sua vita stravolta sotto molti punti di vista.

Senza andare più nello specifico con la trama, “Diabolik” è un film che rispetta i toni della sua controparte cartacea. Infatti la pellicola è un giallo con elementi pulp e noir. Ma la forza del progetto diretto dai Manetti Bros. non risiede solo nel rispetto dell’opera originale, ma anche dal loro lavoro sul lato tecnico e il cast di altissima qualità.

Un cast in parte o quasi…

Uno dei grandi pregi della pellicola, è il suo cast. Tutti gli attori regalano una grande performance nei panni dei vari personaggi. Ma a spiccare su tutti è la Eva Kant interpretata da Miriam Leone. Unico personaggio ad ottenere uno sviluppo all’interno della pellicola, la Eva Kant portata su schermo appare come il lettore dei fumetti la conosce. Tutti i tratti distintivi del personaggio sono trasposti alla perfezione, grazie all’interpretazione della Leone.

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Mentre il discorso per Diabolik e Ginko è differente. I personaggi, soprattutto il secondo, all’interno del racconto non hanno uno sviluppo vero e proprio. Il background dei due nemici interpretati da Luca Marinelli e Valerio Mastrandrea è semplice: lo spietato ladro e l’ispettore che non si arrende pur di far rispettare la legge. Ma se vediamo un Mastrandrea nei panni di un perfetto Ginko, purtroppo non si può dire lo stesso per Marinelli in quelli del Re del terrore.

Nonostante il grande talento dell’attore romano, sfortunatamente il suo Diabolik è credibile a metà. Se in alcuni tratti, soprattutto con la maschera, riesce a restituire la figura fredda e spietata del ladro, in altri momenti Marinelli non è completamente in parte. Al netto di questo, la chimica su schermo con Miriam Leone è uno dei tanti pregi dell’intera pellicola.

Infine una nota di merito va anche al resto del cast. Seppur con uno spazio minore rispetto al trio protagonista, il resto degli attori che hanno preso parte alla pellicola contribuiscono all’ottimo lavoro svolto dai Manetti Bros.

L’amore per Diabolik

Per le sue 2 ore e 13 minuti di durata, lo spettatore si trova davanti ad una vera e propria lettera d’amore al personaggio. L’obiettivo del lavoro svolto dai Manetti Bros. era quello di portare su schermo fedelmente le avventure di Diabolik. Infatti i due registi riescono nel loro intento, portando allo spettatore una pellicola con un ritmo pacato e allo stesso tempo elegante. Non il solito film d’intrattenimento, o come in questo caso cinecomic, ma un vero e proprio film di genere. L’ambientazione anni ’60 rende il tutto più coinvolgente e fedele alla controparte cartacea.

Molte critiche però, hanno bocciato la pellicola per via del suo ritmo. Invece è proprio questo uno degli svariati punti di forza di “Diabolik”. Il motivo è semplice: non è un film di supereroi. Il personaggio creato dalle sorelle Giussani non è un eroe, ma un cattivo a tutto tondo. A Diabolik non interessa se la sua vittima è ricca o povera. Non si fa scrupoli ad uccidere dei poliziotti o dei civili per prendere il loro posto (è possibile vedere tutto questo nel film). La pellicola dei fratelli Manetti mostra questo e molto altro.

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“Diabolik” è un giallo. Ha un linguaggio utilizzato nei racconti pulp (questi come il giallo, sono ispirazioni che hanno portato alla nascita del personaggio) e nei dialoghi della pellicola è evidente. Non è un limite della scrittura, ma è il rispetto verso un’opera iconica del fumetto italiano. Infine la ciliegina sulla torta è l’utilizzo di un altro genere della letteratura: il noir. Il noir è utilizzato soprattutto per dare ritmo alla pellicola. Infatti è impossibile trovare un noir frenetico quanto un action. Ma non sono solo i generi a dare un’anima alla pellicola.

Diabolik tra luci e ombre

Le luci e le ombre sono il fulcro delle immagini di “Diabolik”. Se i generi di riferimento fanno da pilastro al racconto, i colori accesi del giorno e l’oscurità della notte, portano lo spettatore a tutti gli effetti dentro le vignette delle storie create dalle sorelle Giussani. Il merito va all’ottima regia dei Manetti Bros. e allo studio approfondito dei racconti dedicati al Re del terrore.

Tornando alla regia, è da evidenziare assolutamente l’inseguimento in auto iniziale e l’atto finale, nel pieno stile del fumetto. Mostrando così che in Italia possiamo fare grandi cose come il resto del mondo. Infatti “Diabolik” corona il grande talento dietro la camera di Antonio e Marco Manetti. Ma sulla pellicola incombe soprattutto un’ombra. L’ombra del più grande difetto dell’intero progetto: la sua distribuzione.

Una distribuzione suicida

Un progetto così ambizioso come “Diabolik” meritava una finestra di lancio migliore rispetto questa. Infatti il difetto più evidente della pellicola è la sua data di uscita. Un contro strano penserete, ma in lavori come questi no. Nonostante la piena fiducia della 01 Distribution nei confronti del progetto (“Diabolik 2” e “Diabolik 3” sono già confermati e in produzione), la scelta di rilasciare il progetto dei Manetti il 16 dicembre contro “Spider-Man No Way Home” (trovate qui la nostra recensione) e “House of Gucci” (trainato dal grande numero di fan di Lady Gaga), fa trovare la pellicola davanti ad un suicidio commerciale.

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La criticità risiede proprio nel dare “fiducia” ad un progetto che ha mantenuto la promessa di portare di nuovo in sala il cinema di genere. Fiducia non ripagata portando a scontrare “Diabolik” contro pellicole molto più appetibili da un punto di vista commerciale e non qualitativo. Ma nonostante questo, “Diabolik” va visto assolutamente in sala per supportare un cinema italiano differente. Se anche la pellicola dei Manetti Bros. fallirà, nessuno dovrà più lamentarsi che in Italia si girano solo commedie e film sulla mafia.

Considerazioni finali

“Diabolik” targato Manetti Bros. è una delle rivelazioni del 2021. Ritmo elegante e rilassato, la pellicola adatta una delle storie più iconiche del personaggio in modo fedele. Con una fotografia e una regia che trasporta lo spettatore dentro il “fumetto”, siamo davanti ad un progetto che non è un cinecomic, ma un film di genere. Con un grandissimo cast, nonostante un Marinelli convincente a metà, “Diabolik” è una delle migliori pellicole arrivate in sala nel 2021. Se volete sostenere un cinema italiano “diverso”, correte immediatamente in sala.

Pro

  • La regia e la fotografia;
  • Il ritmo elegante e rilassato della narrazione, proprio come il fumetto;
  • L’amore verso il fumetto da parte dei Manetti Bros.;
  • Un grandissimo cast, su tutti Miriam Leone.

Contro

  • La pessima finestra di distribuzione scelta per la pellicola. È un contro differente rispetto ai soliti, ma il difetto più grande è nelle scelte della produzione.

Per altre recensioni dedicate ai film di prossima uscita e serie TV, continuate a seguirci su NCS.

di Gabriele Di Nuovo

 

 

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