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Death Stranding 2: potrebbe essere l’ennesimo sequel non richiesto?

di Michele Messina

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L’annuncio, con tanto di teaser trailer in puro stile Kojima, di Death Stranding 2 non può che aver sollevato un certo interesse. Ma oltre alle domande sul futuro del titolo, molti si chiedono se un sequel fosse realmente necessario.

Death Stranding 2, anche Kojima finisce con l’arenarsi?

L’opera prima di Kojima Production, Death Stranding, si è rivelata un successo di critica, almeno apparentemente, complici forse le doti del cast “dal vivo”. Il titolo si è guadagnato anche le prime posizioni in molte delle classifiche di vendita mondiali, soprattutto nei mercati principali. Insomma, si potrebbe dire che Death Stranding stato un successo, ma non tutto è come sembra.

Se ambientazione, trama, innovazione e colonna sonora sono state lodate dai più, le meccaniche esageratamente ripetitive del titolo hanno lasciato molti insoddisfatti. La boriosità del gameplay sovrasta esageratamente i momenti topici della trama, sorretti solo dalle magistrali interpretazioni di Reedus, Mikkelsen, Seydoux e Baker. Esplorare a piedi od in moto le sconfinate distese di Death Stranding, accompagnati da una colonna sonora vibrante, è forse un’esperienza più unica che rara. Eppure, dopo la prima decina d’ore di gioco, la magia inevitabilmente scompare, per lasciare posto alla tediosa ripetitività delle missioni. In sintesi, Death Stranding è un gioco complesso, sotto diversi aspetti, che merita gli elogi ricevuti ma anche le critiche mosse finora.

Adesso, a due anni circa dalla pubblicazione, la Kojima Production ha stupito gran parte del pubblico presente ai TGA 2022 e oltre. Death Stranding 2 esiste e si farà, almeno secondo il teaser trailer rilasciato e contando che il gioco risulta ancora un “working title”. Ma al di là di predizioni su trama e gameplay, la domanda fondamentale adesso è un’altra: c’era veramente bisogno di questo seguito?

 

Death Stranding 2

L’era dei sequel senza arte né parte

A scanso di spoiler, il primo Death Stranding aveva un finale per certi versi aperto, mettiamola così, ma non per questo meno “conclusivo” di altri. La storia poteva benissimo essere lasciata silente, com’è gran parte del gioco, magari a macerare come un vecchio vino che migliora con l’età. Ma, soprattutto negli ultimi anni, sembra che l’inventiva di molte software house si sia esaurita, portando all’uscita di una sequela di sequel non richiesti.

Ovviamente non stiamo parlando solo di Death Stranding 2, l’industria videoludica è ormai satura di sequel più o meno validi. Potremmo fare l’esempio più che calzante di The Last of Us Parte 2 o volendo porre un contrappeso valido, il nuovo God of War. Due nomi che forse più di altri per certi versi rappresentano, nonostante l’indubbia e clamorosa qualità, la deriva del moderno mercato videoludico.

Ma pensando a questo 2022, è impossibile non pensare anche ad altri titoli che ne hanno segnato i momenti più importanti. Oltre ai titoli già citati non possiamo dimenticarci di A Plague Tale: Requiem e Horizon: Forbidden West, due dei giochi più attesi per quest’anno. Che sia ben chiaro, con questo non vogliamo assolutamente sminuire questo o quell’altro, stiamo comunque parlando di capolavori quasi indiscussi. E soprattutto parliamo di capitoli che comunque avevano, e probabilmente avranno, ancora parecchio da dire. Quello che però ci preme dire è che inizia a respirarsi aria di stantio, pur avendo avuto nell’ultimo anno titoli capaci di portare grande innovazione.

Ma forse stiamo divagando e sarebbe il caso di tornare sui nostri passi, riprendendo il discorso iniziato su Death Stranding 2.

Il sequel come manovra commerciale

Parlando di Death Stranding 2 e analizzando la situazione da un punto di vista più ampio, dobbiamo ricordarci di tenere un mente alcuni fattori fondamentali. Di norma, dietro l’uscita di un sequel, ci sono due motivazioni principali: una economica ed una artistica e difficilmente queste visioni coesistono. Ma, nel caso specifico della Kojima Production potremmo averle entrambe. Poco fa abbiamo parlato delle vendite più che eccellenti di Death Stranding, che a detta del buon Hideo Kojima, hanno superato gran parte dei costi.

Il game designer si è anche sbilanciato, sottolineando come gli introiti guadagnati abbiano coperti anche i fondi necessari al nuovo lavoro della software house. Forse i lavori non saranno iniziati subito, l’azienda avrà sicuramente vagliato altre ipotesi, ma ormai è chiaro, Death Stranding 2 è una realtà. D’altro canto, pur avendo sicuramente una buona quantità di idee inutilizzate, il creativo difficilmente lascia andare un’opera e trova sempre nuovi modi per reinterpretare i suoi personaggi preferiti.

A maggior ragione quando si trova a dirigere un’azienda che porta il suo nome. Col primo Death Stranding, Kojima ha assaggiato i piaceri della libertà editoriale, non dovendo più rispondere, quasi, a nessuno. Gli effetti si sono visti, Death Stranding è un’opera che trasuda autorialità, una dichiarazione di indipendenza, “Sono Hideo Kojima e posso fare quello che voglio”. Certo, forse il buon Hideo non avrà usato queste parole, ma il concetto è chiaro.

Le vendite sono schizzate alle stelle, il creator è soddisfatto e parte del pubblico ha gradito il gioco; detta così questo sequel sembrerebbe proprio “eccessivo”.

 

death stranding

La verità su Death Stranding 2

Se c’è una cosa a cui ci ha abituati Hideo Kojima è che nulla è mai quello che sembra e vale anche per Death Stranding 2. Il sequel non richiesto, finora, potrebbe invece essere proprio quanto di più necessario per tutti gli attori coinvolti.

Se per Kojima le vendite di Death Stranding erano soddisfacenti, lo stesso non si può dire di Sony, che all’epoca dell’uscita si dimostro insoddisfatta. Pensandoci bene, infatti, le vendite soddisfacenti per la Kojima Production, potrebbero non esserlo per Sony, effettivo publisher del titolo. Si, Death Stranding ha dominato le classifiche, ma tutto quello che sale, prima o poi scende. Considerando anche che il primo Death Stranding era un’esclusiva temporanea per PlayStation e meno di un anno dopo sarebbe approdato anche su PC.

Forse Sony sperava che il gioco avrebbe richiamato numeri più alti già all’uscita, invece di produrre una vendita continua che giova solo alla Kojima Production. Potremmo così sciogliere il primo nodo, quello della motivazione commerciale: Sony sarebbe tra i primi interessati ai guadagni prodotti da Death Stranding 2. Il seguito infatti, sarebbe nuovamente prodotto in collaborazione con l’azienda madre di PlayStation, che beneficerebbe non poco dell’eventuale successo del titolo.

Per sciogliere il secondo nodo, quello della motivazione artistica, forse serve molta meno attenzione ai particolari. Kojima è noto anche per la sua capacità di affezionarsi ossessivamente alle proprie creazioni, basti pensare al suo legame con la saga di Metal Gear. E stavolta non dovendo neanche dare conto a qualcuno, Kojima si troverebbe direttamente libero di dare sfogo alla propria vena artistica. Perché aspettare quando, per la prima volta, è lui a dettare le regole? Volendo considerare questa “semplice” necessità artistica di produrre qualcosa, Death Stranding 2 sarebbe la risposta adatta per Hideo Kojima. Ed anche la motivazione artistica sarebbe così risolta.

 

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In conclusione

Tirando le somme, Death Stranding 2 sarebbe tutt’altro che un sequel non richiesto, tra Sony e Kojima Production. Quasi tutti gli attori principali sembrano ben più che interessati ad un Death Stranding 2, ma non vi sembra che stiamo dimenticando qualcosa?

Eh si, perché tra gli attori principali in questa faccenda, ci sarebbe anche il pubblico, il principale “interessato” all’uscita di un nuovo gioco. Ma qui la situazione si fa più complessa, perché si sa, spesso le motivazioni del pubblico sono più complesse del necessario. Non ci sono dubbi che Death Stranding sia un stato un gioco che ha saputo affascinare diversi giocatori, fan o meno di Kojima. Nonostante la noia insita nel gameplay, l’opera prima della Kojima Production rimane un lavoro che sa comunicare, che sa come suscitare emozioni.

Death Stranding è anche un gioco che si lascia rigiocare, che sia per ultimi trofei mancanti o per dargli un’altra possibilità, magari perché lasciato incompleto. Aggiungeteci una Dicrector’s Cut che aggiunge delle ottime novità ed amplia quel tanto che basta il gameplay e forse la voglia di un sequel potrebbe starci. Ma ancora, anche dando un minimo di fiducia a Kojima Production, è impossibile non avere alte aspettative per un possibile sequel. Anche i meno interessati potrebbero finire con l’apprezzare un Death Stranding 2 che sappia correggere le pecche del suo predecessore. Ma una cosa è certa: in molti avrebbero preferito una nuova idea, una nuova ip, in questo mercato saturo di remake, reboot e sequel dalla dubbia utilità.

Non resta adesso, che lasciarvi un ultimo quesito: voi cosa ne pensate di Death Stranding 2? Era davvero necessario? Come sempre, fatecelo sapere su Nasce, Cresce, Respawna.

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