Serie A (@Shutterstock)
Kevin De Bruyne è un nuovo giocatore del Napoli, Luka Modric sta per diventare un calciatore del Milan. Due autentici fuoriclasse, due tra i centrocampisti più forti del nuovo millennio che sbarcano nel nostro campionato. Eppure la Serie A sembra star diventando sempre più la meta dei campioni per la parte finale della propria carriera. Cosa manca per attirare i top mondiali nel loro prime?
È arrivata ieri l’ufficialità dell’ingaggio da parte del Napoli di Kevin De Bruyne. Il campione belga ha svolto le visite mediche a Villa Stuart, accolto dal calore dei tifosi partenopei. Un calore più che giustificato: si tratta di uno degli acquisti più importanti nella storia recente del calciomercato italiano. Probabilmente a Napoli bisogna scomodare Maradona per ritrovare un arrivo di maggiore portata.
Dopo un paio di stagioni non all’altezza in Premier League, KDB è pronto a riscattarsi in Serie A: a 34 anni, li compirà il prossimo 28 giugno, l’esperienza azzurra potrebbe anche rappresentare l’ultima della carriera. Lo stesso si può dire anche per Luka Modric, il cui approdo al Milan sarà ufficializzato solo il prossimo mese. Anche se nel caso del Pallone d’Oro 2018 il calo di rendimento è stato dovuto all’età avanzata e ai ritmi del campionato spagnolo che mettevano in evidenza tutta la sua difficoltà nell’arco dei 90 minuti. In Italia entrambi possono ancora dire la loro ma è un peccato che ci arrivino ormai agli sgoccioli delle rispettive carriere…
Troppo spesso il nostro campionato è stato visto di recente come un trampolino per raggiungere qualcosa di, apparentemente, più prestigioso. Ultimo esempio è la cessione di Reijnders, volato in Inghilterra alla corte di Pep Guardiola dopo un paio di ottime stagioni con la maglia del Milan. È plausibile che il centrocampista neerlandese seguirà le orme di altri grandi calciatori passati per la Serie A ma che hanno raggiunto il loro picco all’estero.
In Italia, invece, i fenomeni arrivano a fine carriera o vanno via troppo presto. Cosa ci manca? Innanzitutto i nostri club non sono competitivi come vent’anni fa in campo europeo. Non è un caso che l’ultimo trionfo in Champions League sia ancora datato 22 maggio 2010 con l’Inter di Mourinho. E se non fosse per gli stessi nerazzurri per ritrovare una ‘nostra’ rappresentante in finale bisognerebbe tornare al glorioso biennio 2015-17 con la Juventus. Insomma, è passato tanto tempo e il calcio è andato avanti, noi no. L’appeal della Serie A è diminuito, probabilmente anche le società hanno meno spazio (inteso, banalmente, come denaro) per agire rispetto alle concorrenti inglesi o spagnole, per certi versi anche tedesche.
Un ultimo aspetto da non sottovalutare è che se la rivoluzione cinese-americana di poco meno di dieci anni fa era stata arginata, l’espansione del calcio arabo continua, invece, a fare ‘danni’ ai maggiori campionati europei. Sempre più calciatori, anche giovani, prendono la strada del medio-oriente. Ed è banale ricostruire le conseguenze: meno giocatori forti ci sono, meno ne arrivano ai campionati “secondari”, per cui s’intendono, di fatto, tutti quelli che non corrispondono alla Premier League e La Liga.
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